Libri, iniziative e mostre nel centenario della nascita della poetessa milanese, oggi finalmente riscoperta in tutto il suo valore.

di Onorina DINO

Antonia Pozzi

Sono trascorsi cento anni dalla nascita di Antonia Pozzi (Milano, 1912). Di questi cento anni, Antonia ne visse poco più di un quarto, scegliendo di morire nel 1938, il 3 dicembre, a soli 26 anni.

Aveva scritto di sé e per sé: «E poi – se accadrà ch’io me ne vada – resterà qualche cosa di me nel mio mondo – resterà un’esile scia di silenzio in mezzo alle voci – un tenue fiato di bianco in cuore all’azzurro». Invece, oggi, la sua figura di giovane donna e poeta è più viva che mai, la sua voce più ascoltata che mai, i suoi scritti viaggiano per l’Europa (con traduzioni in inglese, in tedesco, in francese e prossimamente in russo); attraversano l’Oceano che li porta in America; i suoi scatti fotografici vengono ammirati da una mostra all’altra: la prossima a Monza, dal 24 al 31 marzo, presso la Libreria Àncora.

La riscoperta di Antonia Pozzi e della sua poesia, dopo l’edizione mondadoriana del 1964, che raccoglieva solo una parte delle sue poesie e queste, purtroppo, non integrali, ma con sottrazioni di strofe, di versi, sostituzioni di parole e cambi di punteggiatura (voluti dal padre della poetessa, forse per tramandare di lei un’immagine perfetta e quasi spiritualizzata), inizia nel 1986 con la pubblicazione, da Scheiwiller, de La vita sognata e altre poesie inedite, a cui seguononel 1988 i Diari, nella prestigiosa collana del Pesce d’oro. Nel 1989 (e poi nel 1998, con un arricchimento di testi) Garzanti pubblica il grosso volume che conteneva la maggior parte delle poesie, con un apparato di varianti e di note, importante per comprendere il modo di lavorare della Pozzi. Contemporaneamente, vedono la luce le lettere (Rosellina Archinto) con il titolo: L’età delle parole è finita.

A questo fiorire di pubblicazioni, si accompagna lo studio di giovani che si laureano in lettere o in estetica, scegliendo come tema la poesia di Antonia. Nel 2004 le pubblicazioni pozziane riprendono con l’edizione delle poesie rimaste fuori dal volume Garzanti, con il titolo Poesia mi confesso con te (Viennepierre). Intanto lo studio si allarga all’altra passione di Antonia, la fotografia, e nel 2007 esce il volume Nelle immagini l’anima. Antologia fotografica, (Àncora); questa pubblicazione dà il via alle mostre fotografiche, a partire dalla Fondazione Corrente, a Milano. Oggi la mostra, arricchita di altre foto, sta girando in diverse località della Lombardia, dopo essere stata anche in Portogallo. Nel 2008 viene pubblicato L’Epistolario, che raccoglie la corrispondenza tra Antonia e il giovane poeta trentino Tullio Gadenz, nel quale emerge la dichiarazione di poetica di Antonia.

Da ultimo, è venuto il cofanetto (Sossella editore) dal titolo Poesia che mi guardi; esso raccoglie in un grosso volume quasi tutte le poesie, alcune lettere tra le più importanti, i Diari, alcuni saggi di Antonia e scritti critici sudi lei di vari autori; ma contiene anche il DVD del film (il primo in assoluto su Antonia Pozzi), di Marina Spada, che ci restituisce la storia vera di Antonia e la sua immagine viva, con alcuni filmati girati dal padre di Antonia e altri girati dalla stessa poetessa. Oggi possiamo conoscere la vita di Antonia Pozzi dalla documentata e appassionata biografia di Graziella Bernabò, Per troppa vita che ho nel sangue (Àncora) e approfondire alcuni aspetti della poetica pozziana leggendo Antonia e la montagna, di Marco dalla Torre (Ancora) e La polifonia del silenzio, di Tiziana Altea (Cuem).

A Milano, sua città natale, Antonia Pozzi è stata ricordata il 13 febbraio, giorno della nascita, con un convegno di undici studiosi e, poi, per tutta una settimana, con un spettacolo eccezionale di Elisabetta Vergani dal titolo L’infinita speranza di un ritorno, al teatro Franco Parenti.

Infine, Pasturo, in Valsassina, dedica oggi ad Antonia Pozzi un percorso di immagini e parole per celebrare il centenario della sua nascita. Pasturo fu per Antonia il luogo dell’anima. Vi giunse per la prima volta nel 1918 e da allora il piccolo paese di montagna, ai piedi della Grigna, divenne per lei rifugio e nido, dove le pene, gli sconforti e le angosce, nel silenzio della sua stanza e a contatto con la semplicità dei bambini, dei vecchi, dei contadini, trovavano la pace e si risolvevano in poesia. Pasturo ha sempre ricambiato questo amore, ma oggi lo fa in un modo del tutto particolare, offrendo al nostro sguardo la «vita tutta nutrita dal di dentro» della “sua” Antonia.

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