In cima al Sacro Monte per la prestigiosa collezione d'arte è sempre al centro di indagini e nuovi studi storico artistici. Un breve tuffo nel medioevo, che ci porta da Varese a Cremona...

Casa Museo Lodovico Pogliaghi

Testo e foto di Matteo BOLLINI

Casa Museo Lodovico Pogliaghi al Sacro Monte di Varese, uno degli spazi museali lombardi forse meno noti, eppure tra i più straordinari. Un “tempio dei sogni e delle follie”, una grandiosa “camera delle meraviglie” in cui è possibile scoprire una moltitudine impressionante di opere di svariata e diversissima provenienza. È il caso, per esempio, dei due telamoni studiati da Saverio Lomartire (Università degli Studi del Piemonte Orientale) in occasione del primo Convegno di Studi di casa Pogliaghi (2016).
«Il primo, quello che ancora oggi è visibile nel giardino all’esterno – spiega Lomartire – si è confermato essere un calco di un pezzo che si trova nella collezione del Castello Sforzesco di Milano, anche se in passato si sospettava che questo fosse un pendant dell’altro telamone della collezione».
Ma è soprattutto sull’altro telamone, esposto all’interno del percorso museale, che sono emerse significative novità.
«Si tratta di un pezzo autentico in pietra calcarea che stava nel giardino ed è stato esposto alle intemperie a lungo, come si vede dalla consunzione. Questo telamone viene probabilmente da Cremona, e proprio lì è stato rintracciato il suo pendant. Finora questi due pezzi erano stati considerati del tutto sconnessi l’uno dall’altro».
«Le misure corrispondono in toto, quindi da una parte si conferma che questo pezzo deve provenire da Cremona, e dall’altra che faceva parte di una coppia, e in più i caratteri stilistici e formali di questa scultura, dell’altra e delle due messe insieme, ricorrono in una serie di opere del maestro Nicolò, formatosi nel cantiere di Modena sotto la guida di Wiligelmo e attivo nella prima metà del XII secolo in gran parte dell’Italia Settentrionale, come a Ferrara, a Piacenza, a Cremona, a Verona, fino alla Bassa Sassonia nella chiesa dell’abbazia imperiale di Königslutter, quindi con una datazione che si può precisare entro gli anni Trenta del XII secolo».

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