La pista brianzola, che quest’anno ha ospitato il Giro d’Italia e attende il Gp di Formula 1, e i suoi personaggi al centro del libro di Stefano Arosio «Pedali tra i cordoli - Ciclismo negli autodromi, nei 90 anni del Pedale Monzese»
di Mauro
COLOMBO
Siamo ormai alla vigilia del Gran Premio d’Italia di Formula 1, in programma domenica 3 settembre all’Autodromo di Monza. Un circuito che ha seriamente rischiato di perdere il tradizionale appuntamento di fine estate con le monoposto e che invece quest’anno ha “raddoppiato”, ospitando il 28 maggio scorso anche la partenza dell’ultima tappa del Giro d’Italia numero 100, la cronometro conclusasi in piazza Duomo a Milano.
Proprio a questo insolito connubio tra manubri e volanti, moltipliche e trasmissioni, muscoli e motori, è dedicato il libro Pedali tra i cordoli – Ciclismo negli autodromi, nei 90 anni del Pedale Monzese, scritto da Stefano Arosio, giornalista de Il Cittadino di Monza. Presentato proprio alla vigilia della tappa del Giro, il volume – la prefazione è di Claudio Gregori, per molti anni inviato di punta della Gazzetta dello sport al seguito delle biciclette e non solo – è un ricco compendio di documenti d’epoca, testimonianze, curiosità e aneddoti disseminati nell’arco di quasi un secolo.
Con la dovizia del cronista e la leggerezza dello scrittore, Arosio parte dal circuito di Monza per toccare anche le altre piste automobilistiche che nella storia sono state teatro di eventi ciclistici: Imola, il Mugello, Reims, Spa, il Nürburgring… In viva voce o attraverso testimonianze, compaiono grandi protagonisti delle due ruote, da Eddy Merckx a Ernesto Colnago, a Fiorenzo Magni, che capeggia la schiera delle “glorie” monzesi e brianzole per nascita o elezione: da Giorgio Albani a Salvatore Crippa, da Luigi Arienti fino a Gianni Bugno. Il tutto nella continua alternanza tra due e quattro ruote, ricordando anche personaggi del calibro di Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari.
Tra guard-rail e drive-in, pagine liete e tragiche (come quella riguardante due bambini travolti e uccisi durante la Cronobrianza del 1960), il libro è anche un omaggio al Pedale Monzese, che quest’anno ha festeggiato 90 anni di vita e di attività spesa al servizio del ciclismo italiano e impreziosita da grandi risultati a livello nazionale e internazionale.