Nel ricordare il 68° anniversario della strage di Gorla, è stato presentato a Palazzo Isimbardi un nuovo studio di Paola Chiesa su documenti che testimoniano le distruzioni causate dai bombardamenti aerei alleati fra il 1942 e il 1944. Il caso di Precotto.
di Silvio MENGOTTO
Con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano, nella Biblioteca di palazzo Isimbardi si è svolto il 68° Anniversario della Strage dei “Piccoli martiri” di Gorla del 20 ottobre 1944. L’episodio è diventato l’emblema di tutte le conseguenze dei bombardamenti che Milano e il suo territorio subirono nel corso del secondo conflitto mondiale.
Alla commemorazione erano presenti Novo Umberto Maerna, vicepresidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano; Camillo De Milato, Generale di Divisione; Antonio Pennino, Generale di Brigata e Piera Caramellino Nanetti in rappresentanza del Comitato Museo della Pace “Piccoli Martiri di Gorla”, alla quale è stata donata la cartolina originale scritta il 5 novembre 1944 dove lo scrivente parla del bombardamento di Gorla.
Paola Chiesa, docente di Lettere e ricercatrice storica ha illustrato le sue ricerche, soffermandosi sul ritrovamento, presso l’ex Distretto Militare di Milano e l’Archivio di Stato, di centinaia di lettere scritte dai soldati lombardi, soprattutto milanesi, soffermandosi in particolare sulla strage di Gorla attraverso la proiezione di un’intervista ai superstiti della vicenda e fotografie inedite sul bombardamento. La ricerca verrà pubblicata nei prossimi mesi.
I bombardamenti tra il 1942 e 1944
Una delle brutali differenze storiche tra il primo e il secondo conflitto militare è lo spaventoso aumento delle vittime civili accanto a quelle militari e il conseguente fenomeno dello sfollamento dalle città. Le incursioni aeree inglesi e americane sulla città di Milano furono oltre 60 dall’entrata in guerra nel giugno 1940. Fra le 8000 lettere esaminate, circa 600 parlano di bombardamenti. Al termine del conflitto risultano più di 600 gli edifici distrutti, 250 mila i senza tetto, oltre 300 mila gli sfollati e 1600 le persone uccise.
Le incursioni aeree colpirono diversissimi obbiettivi: strade, edifici popolari, chiese, fabbriche, snodi ferroviari, scuole, edifici ospedalieri, il carcere di San Vittore, il teatro alla Scala e il “Corriere della Sera”. Lo stesso cardinale Ildefonso Schuster causa un bombardamento, che colpì i tetti della Curia, fu costretto per poche settimana ad alloggiare fuori Milano. Nel 1942 si registrano 5 attacchi di cui 3 gravissimi. Altre fonti storiche attendibili si trovano negli archivi parrocchiali e nell’Archivio Storico Dicesano.
Nello Zibaldone, un diario iniziato dal parroco Davide Sesia nella parrocchia di S. Maria Assunta di Turro nel 1883 “per uso di lui e dei suoi successori”, riporta dettagliatamente anche le incursioni aeree subite nel quartiere. Nell’incursione nella notte tra il 15 e 16 agosto 1943 si legge «Durante questa notte venne lasciato cadere dai velivoli nemici una bomba dirompente dietro la casa n. 119 in viale Monza, rasente la ferrovia, vi furono tre vittime nel rifugio collocato sotto la stessa ferrovia, tra le quali un giovane che poche ore prima era tornato dal servizio militare per breve licenza. Furono sinistrate col n.119 le case n.117 e parecchio il n.90 e 92 di viale Monza. Lo stabilimento Lever ebbe un nuovo incendio».
La strage di Gorla
Alle ore 11,29 del 20 ottobre 1944 l’incursione aerea americana colpisce i quartieri di Gorla e Precotto e le rispettive scuole elementari. Vengono sganciate 170 bombe e tra gli uccisi anche molti genitori. Nonostante sugli edifici scolastici fosse issata la bandiera della Croce Rossa una bomba cade sulla scuola elementare “Francesco Crispi”di Gorla uccidendo 184 alunni, 19 maestre più altri 18 bambini del quartiere e 400 civili della zona di Milano Nord.
Nel capitolo Incursione terroristica su Gorla e Precotto dello Zibaldone si legge: «Descrivere la desolazione di queste due Parrocchie di Precotto è impossibile: case e stabilimenti distrutti, la casa parrocchiale di Precotto rovinata e resa inabitabile, il viale Monza per tutta quella zona è un mucchio di rovine, 50cinque vittime sepolte sotto le macerie. Ma il pietosissimo cordoglio raccogliamo il compianto e l’universale angoscia gli alunni della Scuola di Gorla rimasti sepolti sotto le macerie, circa 170 con le insegnanti e il personale di servizio…Noi sacerdoti di Turro, prima ancora del cessato allarme, siamo corsi in aiuto al Prevosto di Gorla e assistere alle scuole dove si iniziavano i lavori di salvataggio. Alcuni tra i primi bambini estratti erano ancora vivi, ma in seguito dovevamo solo benedire dei poveri cadaverini martoriati in ogni parte del corpo».
Le bombe su Precotto
Piera Caramellino, del Comitato Museo della Pace “Piccoli Martiri di Gorla”, ha voluto che accanto al ricordo del bombardamento sulla scuola di Gorla non si dimenticasse mai quello sulla scuola di Precotto che, fortunatamente, non procurò vittime grazie al pronto intervento di don Carlo Porro, coadiutore nella parrocchia di San Michele Arcangelo in Precotto.
La testimonianza sullo Zibaldone è eloquente: «A Precotto tutti gli alunni della Scuola furono salvi per la prontezza del Coadiutore che con l’aiuto di alcuni uomini ha aperto un foro del rifugio e vi ha fatto uscire tutti gli alunni ivi ricoverati. Poco dopo il rifugio cedeva perché tutta la scuola era stata bombardata».
Don Carlo Porro nella sua canonica nascose un alto ufficiale inglese. Nella memoria di Giuseppe Gavazzi, pubblicata nel libro Precotto e Villa nel ‘900 ( curato da Ferdinando Scala ) ricorda: «A fine guerra, il generale Alexander consegnò alla struttura partigiana, e a don Carlo Porro in particolare, un riconoscimento ufficiale sia per l’aiuto prestato all’esercito inglese, sia per l’attività partigiana del sacerdote. Don Carlo infatti era stato partigiano a tutti gli effetti, non tanto per azioni militari, quanto per il supporto che poteva prestare come prete, coprendo e aiutando la struttura partigiana della zona, realizzando collegamenti, comunicazioni, aiuti logistici»