Festa della Presentazione del Signore. Giornata mondiale della Vita Consacrata, Milano, Duomo – 2 febbraio 2023

  1. L’offerta dei poveri.

Non abbiamo niente da offrire, siamo poveri. Non possiamo portare come offerta al tempio del Signore l’agnello senza difetti, il giovenco perfetto, come fanno coloro che sono ricchi. Forse in altri tempi, forse in altri luoghi, la vita consacrata ha vissuto momenti di splendore, ha creato opere imponenti, ha segnato le vicende di un paese. Ci presentiamo ora con l’offerta dei poveri, una coppia di tortore e due giovani colombi. Ci presentiamo come Maria e Giuseppe, senza essere avviliti per essere poveri, senza sentirci umiliati se nessuno si accorge nel gran via vai del tempio. Senza essere complessati se siamo poveri.

 

  1. Offerti in sacrificio, come prescrive la legge del Signore.

Secondo la legge antica, il destino della coppia di tortore e dei due giovani colombi è di essere offerti in sacrificio: per riscattare una vita ci vuole una morte. Ma gli occhi ispirati dallo Spirito Santo di Simeone sanno vedere la gloria di Israele e la luce delle genti. Finalmente entra nel tempio del Signore colui che è il tempio del Signore, finalmente si offre in sacrificio colui che rivela la verità del sacrificio: Dio non vuole la morte, ma dona la vita.
Così la coppia di tortore e dei giovani colombi non sono offerti per morire, ma per annunciare che è finito il tempo della legge che impone i sacrifici e inizia il tempo della grazia che offre la vita nuova.
Ciò che è sacro al Signore non entra nella logica della mortificazione ma percorre la via verso la pienezza della vita.

 

  1. Una coppia di tortore o due giovani colombi

Abitano dunque il tempio del Signore le tortore e i colombi e sono le presenze del cantico e della libertà, della leggerezza e della primavera.

La voce della tortora è una voce di primavera: perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata, i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna (Ct 2,11-12). Per questo uomini e donne consacrati al Signore sono uomini e donne di preghiera, come tortore che annunciano la primavera. I colombi sono giovani perché promettono un futuro, la vita consacrata segnata dall’invecchiamento di molti uomini e donne non raccontano del loro tempo come di un inverno che congela la vita, ma come di un giovane amore che sospira l’incontro con l’amato: Una voce! L’amato mio! Eccolo viene, saltando sui monti balzando sulle colline (Ct 2,8).

I giovani colombi liberati dalla gabbia che li contiene si alzano liberi verso il cielo, verso il sole, sono leggeri e miti, vivono di niente, e diventano un messaggio di pace, e in forma di colomba lo Spirito diventa il segno dell’unzione del Figlio, l’unigenito amato dal Padre. Così i giovani colombi continuano a essere un segno della leggerezza e della libertà dello Spirito. E le persone che sono consacrate possono immaginare di essere nella comunità cristiana un messaggio di libertà, di leggerezza, uomini e donne che vivono di niente, una parola di letizia e di gratuita dedizione. Vivono la consacrazione non come un vincolo, ma come una liberazione: hanno consegnato a Dio il loro desiderio di essere felici e perciò non se ne curano più: possono dedicarsi al servizio della gioia degli altri.

Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo? Ecco, errando fuggirei lontano, abiterei nel deserto. In fretta raggiungerei un riparo dalla furia del vento, dalla bufera (Sal 55,7-8). In mezzo alle tribolazioni e alle prove che la vita non risparmia a nessuno, gli amici di Dio sospirano la possibilità di volare e trovare riposo: non hanno desiderio di rivincita, non hanno ambizioni di successo. Desiderano la pace.

E dove troverà pace la leggerezza e la libertà delle creature del cielo, inermi e miti? Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti. … Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio (Sal 84,2.4).

Non c’è altro posto per la nostra pace se non nella dimora di Dio, nella comunione con lui. Perciò i consacrati e le consacrate sono uomini e donne rasserenati dalla grazia: dimorano in Dio.

La predica della coppia di tortore e dei giovani colombi parla dunque alla Chiesa della primavera, la stagione dell’amore, parla della leggerezza e della libertà di chi ha smesso l’amor proprio e la preoccupazione per sé stesso, parla del dimorare in Dio, nella comunione con Gesù luce per le genti e gloria di Israele.
Si può dire che la predica della coppia di tortore e di due giovani colombi è la predica della vita consacrata alla santa Chiesa di Dio.
Perciò noi tutti siamo riconoscenti.

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