Dedicazione della Chiesa Parrocchiale, Seggiano di Pioltello, 3 giugno 2023

  1. Finalmente.

Perché tutto il popolo piangeva a Gerusalemme, mentre si leggeva il libro della legge per rinnovare l’alleanza con Dio?
Piangeva di commozione, di gioia, di sentimenti confusi che si possono riassumere nel “finalmente!”
Finalmente abbiamo un tempo in cui adorare Dio! Finalmente il popolo disperso è stato radunato nella terra dei padri! Sono passati decenni di esilio, e i padri hanno trasmesso alle giovani generazioni la struggente nostalgia di una comunità radunata, di un popolo che ritrova le sue radici e canta le lodi del suo Signore. Nel “finalmente” ci sono anche le lacrime, le attese deluse, le speranze piccole come germogli, le lacrime per gli assenti, per coloro che avrebbero tanto desiderato vedere questo giorno e non l’hanno visto.
“Finalmente” dice anche la comunità di Seggiano: un tempo lungo, vicende complicate, imprese faticose.
“Finalmente”: anche per dire un nuovo inizio, un cammino che comincia. Forse non con il clamore e la gloria che ci si immaginava, forse non con la folla festante che era stata invitata. Ma “finalmente” c’è un evento che incoraggia un nuovo cammino.

  1. Tutti.

La Chiesa in questo quartiere ha la missione di essere la comunità accogliente. Per tutti. Non ci sono stranieri nella Chiesa. Tutti i battezzati sono chiamati per essere pietre vive per edificare la Chiesa. Tutti: non solo quelli che da generazioni sono italiani. Tutti: non solo quelli che sono santi, quelli che sono praticanti convinti e perseveranti. Tutti: tutti sono benvenuti, tutti guardati con simpatia. Tutti: non per essere giudicati, ma per essere fratelli. Tutti: non solo quelli che hanno molto da dare, molto tempo, molte risorse, molte iniziative, ma anche quelli che hanno, o pensano di avere, solo da chiedere. Tutti perché tutti figli di Dio, tutti amati, tutti desiderati, tutti chiamati a formare la famiglia di Dio.
Non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio.
Il lui tutta la costruzione cresce ben ordinata er essere tempio santo nel Signore.

  1. Insieme

Tutti, ma insieme, radunati per essere un cuore solo e un’anima sola. Insieme per costruire una fraternità in cui i doni di ciascuno sono un bene per tutti. Insieme: oltre le differenze di sensibilità, di appartenenza ecclesiale, oltre la differenza di origini e di tradizione. Insieme, Chiesa dalle genti: non per diventare tutti uguali, ma per apprezzare i doni di ciascuno; non per essere utili, ma per essere fratelli e sorelle. Insieme: non per simpatia o per interesse, ma perché convocati dall’unico Signore. Insieme: per il dono dello Spirito protagonisti della fraternità universale, una comunione che va oltre “la carne e il sangue”, perché è costruita dal Signore. Quanto dobbiamo cambiare, per essere veramente “insieme”?

  1. Nel nome del Signore.

Convocati non per essere una istituzione autorevole, benefica, riconosciuta e apprezzata. Invece convocati per adorare il Signore in spirito e verità. Edificati dalla adorazione. Radunati per imparare a pregare. La celebrazione dei sacramenti, la preghiera personale, la coltivazione dell’intimità con Gesù è il fondamento di tutta la vita cristiana, è il principio di unità nella Chiesa.
La comunità cristiana è chiamata a vigilare sul rischio di essere così indaffarate nel fare tante cose da non avere più tempo né energie spirituali per considerare il senso di tutto quello che si fa. Il rischio di andare avanti per inerzia, per puntiglio, per interesse è sempre presente, sul monte sul quale hanno adorato i nostri padri o sul monte di Gerusalemme. Ogni istituzione religiosa corre il rischio di perdere l’anima. Ma noi siamo qui per dichiarare che siamo tutti insieme nel nome del Signore e lo dimostriamo con il ruolo che diamo alla preghiera personale e comunitaria, con la gioia con cui viviamo, con il legame di comunione che ci unisce.

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