VI Domenica di Pasqua. Visita Pastorale (Niguarda-Zara), Milano, Parrocchia S. Martino in Niguarda - 14 maggio 2023

  1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per il vescovo per dirvi: “Voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Io sento responsabilità per il vostro cammino di fede, per la vostra vita di comunità”.
Normalmente il vescovo esprime questo affetto e questa sollecitudine attraverso coloro ai quali dà il mandato di essere presenza costante in questa comunità. Ma la visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona: “Voi mi siete cari!”.

La visita pastorale è l’occasione per richiamare l’appartenenza alla Chiesa diocesana e alla Chiesa Cattolica. Nessuna parrocchia vive per sé e basta a sé e può chiudersi in sé stessa. L’inserimento della parrocchia nel decanato Niguarda Zara è una vocazione a forme di collaborazione pastorale che affrontano le sfide che superano i confini delle singole parrocchie. Il decanato “ha cominciato a muovere i primi passi con una mappatura dell’esistente fatta dal Gruppo Barnaba. Il Gruppo Barnaba ha anche individuato alcuni campi meritevoli di attenzione pastorale. Sarà compito dell’Assemblea Sinodale Decanale decidere i passi concreti da compiere in armonia con la responsabilità dei parroci” (cfr Relazione consiglio pastorale, 1)
Per quanto riguarda la pastorale giovanile si è avviata una collaborazione più specifica con le parrocchie componenti della Comunità Pastorale Agnus Dei in Bicocca: è un inizio che deve essere cordialmente sostenuto e ispirato dalle proposte diocesane di pastorale giovanile.
La visita pastorale è occasione per incoraggiare il senso di appartenenza alla Chiesa diocesana con la fierezza e la responsabilità di ricevere e offrire risorse, energie, iniziative.

La visita pastorale è l’occasione per lasciarsi interrogare e illuminare dalla Parola di Dio proclamata in questa celebrazione. Quali indicazioni ci offre questa Parola per la vita della comunità cristiana presente in questa parrocchia, in questa Unità Pastorale, in questo quartiere?

 

  1. Avete una parola da dire alla gente che passa per queste strade?

La parrocchia è un luogo di convergenza di molta gente, è una presenza profondamente radicata nella storia e nella urbanistica di questa porzione della città. Ma c’è una parola da dire oltre che una mano da dare?
“tu sai già che se cerchi risposte/mai nessuno le dà/ in questo mondo in confusione/ che non gira più” (Nek 2000)
Avete qualche risposta da dare?

 

          2.1 Lo Spirito che abbiamo ricevuto.

Non abbiamo risposte confezionate per ogni domanda, eppure abbiamo qualche cosa da dire. Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali (1Cor 2,12s).
Perciò siamo sempre discepoli, sempre in ascolto, sempre umilmente in ricerca di quello che lo Spirito suggerisce, secondo la promessa di Gesù: lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,26).
Il dono dello Spirito non ci rende presuntuosi e neppure smarriti nella confusione. I cristiani di ogni età e di ogni condizione hanno la responsabilità di offrire parole che aiutino uomini e donne di ogni età e condizione a intravedere una via d’uscita dalla confusione e della rassegnazione.

 

          2.2 Nel nome di Gesù.

“nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato … in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,10.12).
Non abbiamo altro da dire che Gesù, non abbiamo altre proposte da fare che l’invito a seguire Gesù, non possiamo essere veramente d’aiuto a coloro che sono nella miseria e nella disperazione che favorendo l’incontro con Gesù.
La via della salvezza è la via della sequela di Gesù: si può vivere e si può vivere vincendo la morte solo se uniti a Gesù, conformi a lui, amici suoi.

 

          2.3 Quest’uomo risanato (cfr. At 4,10).

L’opera di Gesù è la guarigione dell’uomo. la gente del nostro tempo sembra imprigionata nella disperazione, rassegnata e depressa, incline al pessimismo e allo scoraggiamento. C’è una malattia diffusa e sembra che non ci siano cure per guarire, ma solo cure palliative per non soffrire troppo.
I discepoli di Gesù, questa comunità nel cuore della città ha la responsabilità di vivere e insegnare percorsi di guarigione, percorsi di prossimità perché nessuno sia solo, percorsi di solidarietà perché nessuno sia lasciato indietro, abbandonato nella sua miseria, percorsi di spiritualità perché nessuno ignori la sua vocazione, la sua dignità di figlio figlia di Dio, la speranza di vita eterna.

Che cosa abbiamo da dire alla città, alla gente che va e che viene, alla gente che bussa alle porte della comunità, che viene a frequentare le scuole, che frequenta l’oratorio, ecc?

Abbiamo da dire tre parole:

  • Non siamo noi a parlare, ma lo Spirito di Gesù parla in noi: la docilità allo Spirito Santo;
  • Operiamo nel nome di Gesù, perché operi la sua potenza: è l’unico Salvatore;
  • Siamo a servizio della guarigione dell’umanità ferita, paralizzata, disperata.

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