Via Crucis nella Zona pastorale V, Seregno - 10 marzo 2023

Ma davvero la vita è insopportabile? Ma veramente è venuto il tempo in cui si dice: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato!” (Lc 23,29)? Veramente volete fare a meno dei bambini? Veramente per essere uomini e donne del nostro tempo è desiderabile evitare non avere fastidi, evitare la responsabilità di farsi carico di altri, di impegnarsi per un amore fedele che duri tutta la vita?
Veramente avete così poca stima di voi stessi da ritenere di non essere all’altezza del prendervi cura della gioia degli altri?
Veramente apprezzate così poco la vita da ritenere che non valga la pena di farne dono, generando figli e figlie, offrendo una dedizione consacrata per una missione?
Veramente vi sembra che basti per sentirsi a posto stare lì dove passa la storia e piangere sull’ingiusto soffrire del giusto ingiustamente condotto al supplizio.

                  

Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me – dice Gesù.

Non è un rimprovero, ma un invito. Gesù non disprezza la compassione e i buoni sentimenti. Ma invita ad andare più in profondità, aiuta a prendere più sul serio la sua via crucis. Non state soltanto a guardare, seguitemi! Vi indicherò la via della vita. La Via crucis non è la via della morte, ma la via della vita, perché è la via dell’amore, dell’amore fedele, dell’amore fino alla fine, dell’amore per cui vale la pena di vivere.        

Seguitemi: non basta il pianto di compassione, sono necessarie le lacrime di conversione. Che la vita non si riduca a un legno secco, che una nuova primavera faccia germogliare sulla terra la bellezza e la gioia.
Il legno secco è la rassegnazione di chi considera la vita come una destinazione a morire, il legno secco è quella desolazione di chi sente il peso opprimente delle notizie scoraggianti, il peso degli anni, il peso delle delusioni della vita, il legno secco è la parola che comunica solo malumore, il legno secco è l’abitudine al lamento, il legno secco è la rabbia dei litigi, delle parole aspre che feriscono anche le persone di casa.          

Seguitemi, state con me – dice Gesù – venite con me. Sono il legno verde, sono la nuova vita che si innesta sul mondo decrepito per seminarvi una nuova fioritura. Battetevi il petto non perché pentiti di quello che mi avete fatto, ma perché commossi per quello che vi propongo.
Venite con me, amate come io vi ho amati; apprezzate la vita come l’apprezza Dio che ve l’ha data. Abbiate stima di voi stessi: una vita migliore è possibile, con il morire di Gesù è seminato il principio del vivere nell’amore di Dio, secondo lo stile di Gesù, sulla via che porta al compimento della speranza.

Si vedono – forse – anche qui i germogli della nuova primavera? La parola di Gesù – ne sono certo – trova un’eco particolare in ciascuno di noi. Di fronte all’invito di Gesù c’è un fremito, una commozione: forse l’inizio di una conversione.
Piangete su voi stessi: forse non è possibile una vita senza lacrime. Ma noi vogliamo evitare lacrime di rabbia, lacrime di superficiale compatimento, lacrime per piangerci addosso. Ci sono lacrime che liberano, che lavano, che esprimono la commozione e la gioia di essere stati chiamati da Dio.
Le lacrime del pentimento: mi dispiace, mi dispiace di aver fatto soffrire mia moglie, mio marito, quel mio amico che si fidava di me, quello sconosciuto che mi ha chiesto un aiuto. Mi dispiace, mi dispiace. Domani io sarò diverso, domani, con la grazia di Dio voglio tendere la mano, cercare l’incontro offrire l’aiuto.
Piangete su voi stessi: mi dispiace, mi dispiace di aver buttato via tanto tempo, di aver studiato troppo poco, di aver dedicato troppo tempo a cose distrazioni e banalità; mi dispiace di essere stato sleale, di vivere rapporti banali, volgari, che mi lasciano solo vergogna. Mi dispiace, mi dispiace. Domani, con l’aiuto di Dio voglio vivere in pienezza. Voglio alzarmi e andare in fretta verso il bene che posso fare, come Maria che in quei giorni si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda per portare il saluto e la gioia nella casa di Elisabetta e di Zaccaria (cfr Lc 1,39s).
Alzarmi e andare in fretta verso il compimento della mia vocazione. Alzarmi e andare. Alzarmi e decidere.
Andare a Lisbona, come ci invita Papa Francesco, per diventare anch’io legno verde che promette una nuova primavera, per riconoscere la mia vocazione ad amare la vita, a generare la vita, a fare della mia vita un dono, serio, libero, fedele.

Per ogni stagione della vita è offerta la grazia di una vita nuova.

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