Pellegrinaggio in ringraziamento per la Beatificazione di Armida Barelli, Roma, piazza San Pietro – 22 aprile 2023

  1. Avrei preferito

Avrei preferito una barca a vela per attraversare il mare senza tanta fatica.

Avrei preferito un mare tranquillo e un vento favorevole per una traversata serena.

Avrei preferito una serata di stelle e di luna piena per vedere avvicinarsi la riva e intravedere Cafarnao, la città ospitale.

Forse il demone della malinconia e dello scontento ha predisposto i discepoli – affaticati dal remare -al malumore, al sospetto. Non si aspettano nulla di buono da un mare agitato nel buio della notte. Certo non si aspettano Gesù.

Forse il demone del malumore e dello scontento abitava anche nella comunità di Gerusalemme dove quelli di lingua greca mormoravano contro quelli di lingua ebraica perché nell’assistenza quotidiana venivano trascurate le loro vedove (cfr. At 6,1ss).

Forse il demone della malinconia e dello scontento continua a seminare malumore e sospetto anche sulla nostra barca dove siamo impegnati a remare. E forse continuano a prevalere lamenti e sospiri anche nella nostra navigazione.

Avrei preferito un’altra stagione della vita della Chiesa, dell’Università, della Azione cattolica.

Avrei preferito che altri fossero al timone. Avrei preferito che altri fossero i compagni che attraversano il mare in questa notte.

Il demone della malinconia e dello scontento non ci predispone all’incontro sorprendente, alla rivelazione illuminante.

 

  1. Lo Spirito di Dio.

Ma lo Spirito di Dio contrasta il demone della malinconia e dello scontento e suscita i santi perché la faticosa navigazione della fragile barca porti a compimento la navigazione. La storia dell’Azione Cattolica e della Università Cattolica racconta di come la Beata Armida abbia interpretato il suo tempo, la sua vocazione e la sua missione.

Lo Spirito di Dio ha dato vigore a una giovane libertà, a un gruppo di cristiani chiamati ad abitare il loro tempo come il tempo di occasioni da non perdere, di sfide da raccogliere, di una inerzia insopportabile. Ha così infuso nella comunità ecclesiale, in uomini e donne del quotidiano e dell’ordinario un ardore straordinario, una lungimiranza piena di fascino e di audacia, una passione contagiosa per la Chiesa, per la missione, per la cultura, per l’Italia.

 

  1. I frutti dello Spirito.

In questo momento l’intercessione dei santi, la celebrazione della riconoscenza per la beatificazione di Armida Barelli, la celebrazione dei santi misteri in questa piazza, abbraccio ospitale per tutti, possiamo domandarci quali siano i frutti dello Spirito che possiamo invocare per noi tutti e in particolare per l’Azione Cattolica e l’Università Cattolica.

  • 3.1. Sono io, non abbiate paura

Lo Spirito di Dio rende possibile riconoscere Gesù e vincere il sospetto che la sua presenza sia un enigma inquietante. Non abbiate paura! Gesù non viene a rendere più difficile la navigazione, Gesù non viene a pretendere qualche cosa, a mettere un freno alla libertà, un limite alla ricerca.

Mi capita di percepire talvolta una sorta di imbarazzo: come se l’aggettivo “cattolica” fosse una zavorra, una definizione che pone un limite, che impone degli adempimenti. Che sarebbe più facile, più efficiente, più adatto ai tempi che viviamo mettere tra parentesi gli aggettivi per sentirci a nostro agio nella cultura, nella ricerca, nella sensibilità contemporanea.

Gesù si rivela invece la presenza che calma il vento e allevia la fatica.

Non abbiate paura di navigare con Gesù, di pensare con Gesù, di affidare a Gesù le fatiche della testimonianza, della ricerca.

 

  • 3.2. Interpretare il malumore.

Lo Spirito di Dio aiuta a interpretare il malumore. La conclusione alla quale arrivano i Dodici è quella di riconoscere la loro inadeguatezza e quindi di chiedere alla comunità di riorganizzarsi: si tratta di assicurare il servizio dei poveri e di assicurare il servizio della Parola.

Lo Spirito di Dio suggerisce anche a questa nostra Chiesa di oggi le vie per interpretare il malumore, lo scoraggiamento, lo smarrimento con una nuova chiamata alla corresponsabilità.

La riorganizzazione della comunità di Gerusalemme non ha cercato di ridurre i poveri, ma di individuare nuove forme di collaborazione, nuovi ministeri di servizio.

Forse anche nella Chiesa italiana di oggi è opportuno che i vescovi riconoscano la loro inadeguatezza, che rinnovino la coscienza di quello che è essenziale per il loro ministero e che chiedano alla comunità forme inedite di partecipazione alla missione. L’istituzione dei sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, incoraggia la nostra Chiesa non solo a valorizzare il diaconato permanente, a promuovere forme di ministeri laicali, come i lettori, gli accoliti e i catechisti. L’Azione Cattolica e l’Università Cattolica non hanno bisogno di ulteriori ministeri istituiti, ma di uomini e donne che abitano il mondo, che sono a proprio agio nella storia, che si dedicano a interpretare i bisogni e i malumori, le possibilità e le occasioni di questo nostro tempo, perché i poveri non siano trascurati, perché le inquietudini siano stimoli a cercare oltre, a cercare ancora, invece che motivi di paura e di paralisi.

 

In questo momento di festa, in questa vigilia della Giornata per l’Università Cattolica del sacro Cuore che ha come titolo “Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo” è provvidenziale raccogliere la testimonianza di Armida Barelli e dei fondatori dell’UC, accogliere Gesù e consentire allo Spirito di Dio di vincere il demone del malumore e dello scontento per non avere paura e perseverare nella missione.

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