VIA CRUCIS Zona pastorale IV, Castellanza - 7 marzo 2023

Lo sguardo di Maria.

La madre vede il figlio condotto a morire. Vede il figlio insultato e rifiutato. Vede il figlio percosso, ferito, rovinato. Vede il figlio che è trascinato nell’abisso dall’enigma incomprensibile del male, l’assurdità del male, della cattiveria, della crudeltà.

La devozione popolare che ha dato forma alla Via Crucis non ha potuto fare a meno di immaginare la quarta stazione, l’incontro tra Gesù e Maria sulla via della croce.

La madre vede il figlio e una spada le trafigge l’anima.

Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta, e con cui il Signore mi ha afflitta nel giorno della sua ira ardente (Lam 1,12)

Nello strazio di Maria brucia lo strazio di tutte le madri che vedono i loro figli massacrati dalla vita, vedono i loro figli soffrire, i bambini malati, i bambini che muoiono in mare, i bambini che gli altri mettono da parte, i bambini che soffrono e non si sa perché, non si sa per colpa di chi, e soffrono, soffrono. E le madri che vedono i loro figli diventare un enigma, perdersi nella solitudine, ammalarsi di infelicità, i figli e le figlie adolescenti con cui non si riesce più a parlare, per cui non si trovano più parole. E le madri che vedono i loro figli arrabbiati con la vita, con la mamma, con il papà e le madri che si sentono in colpa per le loro scelte, per i loro errori, ormai irrimediabili. E le madri che vedono i bambini degli altri e sono straziate dal ricordo dei loro bambini, perché lo hanno perduti prima che venissero alla luce.

Nello sguardo di Maria si raccoglie lo sguardo di ogni madre.

Figlio, l’alma t’è uscita,
 figlio de la smarrita,
 figlio de la sparita,
 figlio attossicato !

 Figlio bianco e vermiglio,
 figlio senza simiglio
 figlio a chi m’appiglio ?
 figlio, pur m’hai lassato.

Figlio bianco e biondo,
 figlio, volto iocondo,
 figlio, perché t’ha el mondo,
 figlio, così sprezato ?

 Figlio, dolce e piacente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
 malamente treattato
!

Gesù, allora, vedendo la madre e lì accanto il discepolo che egli amava … (Gv 19,26)

La madre guarda il figlio e una spada la trafigge, secondo la profezia di Simeone.

Anche il Figlio vede la madre, la vede nel momento estremo, nell’ora del compimento. La testimonianza evangelica non si ferma alla pietà, alla compassione, allo strazio.

Vedendo la madre e il discepolo, lo sguardo di Gesù si fa parola.

L’umanità, come una madre desolata, è ancora capace di ascoltare la parola di Gesù? Riuscirà a rialzare la testa e a ricambiare lo sguardo del Crocifisso? Oppure si ripiegherà sul suo dolore inconsolabile, sulla sua desolazione irrimediabile, sulla sua disperazione?

Ci riconosciamo nel discepolo: seguiamo Gesù sulla via della croce non per fare l’elenco dei mai che affliggono i figli degli uomini, ma perché vogliamo ancora incrociare lo sguardo e ascoltare la parola di Gesù. Che cosa dice Gesù, quale è l’ultima parola consegnata alla madre e al discepolo?

Gesù dice a Maria e al discepolo amato: inizia una storia nuova, questo mio morire non è una fine, ma una seminagione, a caro prezzo vi ho comprato la speranza!

Gesù innalzato da terra attira tutti a sé: non come una massa senza volto, ma come il discepolo amato che accoglie in sé la madre. È il principio della comunità dei redenti, del segno della Chiesa. Maria diventa Madre della Chiesa.

Qui nasce la Chiesa, dall’umanità nuova che è lavata dal sangue dell’Agnello immolato.

Qui nasce la Chiesa: da una chiamata di Gesù che vuole radunare tutti i figli di Dio che sono dispersi.

Una riconciliazione tra il primo e il nuovo testamento, una riconciliazione tra i popoli, una riconciliazione tra le comunità, una riconciliazione tra le madri e i figli, tra le mogli e i mariti. Una riconciliazione: non date più motivo di lacrime alla madre, non smentite la promessa di Gesù.

Accogliete la parola di Gesù e accoglietevi gli uni gli altri, siate voi parola di consolazione per ogni madre che piange per i suoi figli, costruite una comunità che viva di fede per distogliere lo sguardo dalle proprie ferite e volgere lo sguardo a colui che è stato trafitto.

Siate voi il segno che nella storia umana, in ogni dolore e strazio, è stato seminato un seme di speranza invincibile.

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