VIA CRUCIS Zona pastorale III, Oggiono - 28 marzo 2023
- Andare e tornare.
Le strade sono fatte per andare. Andare in fretta, procedere nervosi in colonna, non riuscire ad andare per troppo traffico, troppi cantieri, troppe strade chiuse.
Andare al lavoro, a scuola, all’ospedale. Andare e poi tornare.
Tutta una vita vissuta nell’andare e nel tornare.
Andare, camminare sui sentieri delle nostre montagne, andare fino in cima e godere panorami d’incanto; andare, camminare sul lungolago dei nostri laghi per un po’ di distensione e di tranquillità. Andare e poi tornare, tutta una vita di andare e tornare.
Andare soli, andare in compagnia, andare per portare a scuola i ragazzi, andare per accompagnare la nonna a una visita. Andare poi tornare. Tutta una vita di andare e tornare.
- La via crucis.
La via crucis è solo andare.
Gesù percorre le strade della città per andare fino al compimento della sua missione. Gesù passa tra la gente dell’andare e tornare: le donne di Gerusalemme, i soldati della coorte, la gente che si raduna per assistere allo spettacolo. Gente che è venuta e poi è tornata a casa.
Gesù passa, va verso il Golgota e non ritorna.
Gesù passa tra la gente dell’andare e tornare e chiama a seguirlo. Vieni, venite e non tornate indietro. Vieni, seguimi. Chi mi vuol seguire prenda ogni giorno la sua croce e mi segua.
L’andare di Gesù è senza ritorno e chiama a seguirlo, a vivere la vita come un andare verso il compimento. L’andare e tornare è vivere nell’incompiuto, vivere abitando il tempo come un ritmo che si ripete, il giorno e la notte, la notte e il giorno, l’andare e il tornare.
Gesù chiama a seguirlo, a vivere la libertà di uscire dal ripetersi come una schiavitù, un ingranaggio che rinchiude nell’inerzia. Venite dietro a me e cambiate vita. Non il ritmo dell’andare e tornare, ma la libertà di seguire Gesù, di decidere di stare con lui, sempre e non tornare indietro.
Scusa, Gesù, va bene un po’ di compassione, ma adesso torno ai miei affari.
Scusa, Gesù, va bene un po’ di devozione, ma adesso devo tornare alla solita vita.
Scusa, Gesù, ma non ti sembra di avere pretese esagerate, se mi chiami a seguirti sulla via della croce?
Maledetta la cattiva sorte, dice il ladrone: potessi tornare indietro!
Gesù però continua a ripetere: vieni, seguimi.
Sulla via della croce incontra sua Madre: e Maria segue Gesù fino al compimento, fino alla morte in croce. Sulla via della croce incontra il discepolo amato e il discepolo lo segue fino a “tutto è compiuto”.
Sulla via della croce sono trascinati anche gli altri condannati, costretti alla tremenda pena della croce. Ma uno di loro riconosce che questo andare senza ritorno non è per finire nel nulla, ma può aprire la porta per entrare nel regno, il compimento della missione di Gesù, il compimento glorioso anche della vita ingloriosa del malfattore pentito.
Gesù passa stasera sulle nostre strade, le strade dell’andare e tornare. Pone la domanda: ma dove state andando?
Gesù non chiama all’impossibile estraneazione dal quotidiano, dall’andare e tornare. Ma chiama a seguirlo, cioè a vivere con lui, a vivere la sua stessa vita perché il quotidiano possa essere l’ingresso nel Regno. Gesù si ricorda di me, di te, di ciascuno nel suo regno e dice a ciascuno: oggi con me, sei in paradiso. Oggi, nell’andare e tornare, sei con me in paradiso. Oggi, nel giorno della gioia, della festa, delle mete raggiunge, sei con me in paradiso. Oggi, nel giorno dello strazio, del soffrire, quando sei in croce, sei con me in paradiso. Oggi, nei giorni grigi noiosi, delle ore sempre uguali che non passano mai, della solitudine deprimente, sei con me nel paradiso.
Il paradiso comincia là dove si decide di stare con Gesù, il paradiso comincia là dove si comincia a pregare: ricordati di me nel tuo regno. E Gesù si ricorda di me e la vita entra in paradiso.