Anniversario della morte di mons. Giussani, Milano, Duomo – 23 febbraio 2023
- In principio il dono
In principio c’è il dono, in principio c’è la manifestazione della gloria di Dio che riempie la vita, la terra, e rallegra Dio stesso: “E vide che era cosa buona, molto buona”.
E viene il tempo in cui i figli amati, ricolmati di ogni bene e dotati di ogni bellezza e ricchi di ogni dono giungono a prenderne coscienza. Che forma avrà la coscienza dei beni innumerevoli che i figli amati hanno ricevuto in dono? Quali parole diranno? Quale storia vorranno scrivere al cospetto del Padre buono, del Dio altissimo?
- Invece della riconoscenza …
Quando la coscienza matura in consapevolezza può essere che la prima parola sia la parola del compiacersi di sé: come sono bello! Come sono intelligente! Quante cose sono capace di fare, di fare bene! La compiacenza di sé può essere l’insinuarsi di una tentazione, può indurre a ripiegarsi su di sé, a una specie di infantile immobilismo, come la sosta di Narciso sul bordo della fontana.
Prendere coscienza dei doni ricevuti può anche alimentare la presunzione. La presunzione è una forma di ottusità: ignora infatti che ogni cosa è un dono ricevuto, dimentica da chi venga la grazia di essere vivi e dotati di ogni grazia, si appropria della propria condizione e la ritiene un diritto. Così la presunzione consiglia imprese audaci, alimenta entusiasmi scriteriati, suggerisce pensieri sprezzanti verso gli altri che sono pure fratelli amati dall’unico Padre. Dal disprezzo e dalla presunzione derivano progetti di dominio e anche per questo nascono guerre e liti, come interpreta Giacomo: Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! (Gc 4,1s).
Dalla considerazione dei doni ricevuti può venire persino un risentimento e un’invidia, considerando i doni degli altri fratelli. Così ha origine il cruccio di Caino che gli mangia l’anima e gli oscura la mente: perché il Padre non ha dato a me quello che ha dato a mio fratello? Perché il Padre preferisce mio fratello a me?
- Gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Il popolo della pace respinge la tentazione dell’autocompiacimento, della presunzione, dell’invidia. La prima parola è invece la riconoscenza: noi siamo qui radunati per dire la prima parola ragionevole, buona, virtuosa: “Grazie, Padre, per tutti i doni che arricchiscono la nostra vita! Grazie, oggi, in particolare, per il dono dell’incontro, del carisma, della testimonianza di don Giussani!”.
E l’animo lieto e grato pratica gli atteggiamenti virtuosi raccomandati da Paolo.
La gara nello stimarsi a vicenda è la via più promettente per la conoscenza. La stima non è solo ammirazione per quello che gli altri sono e hanno, ma è la disposizione di chi si aspetta qualche cosa, di chi raccoglie le parole e le opere degli altri come una rivelazione illuminante e un dono desiderato. Chi si sente stimato è incoraggiato a riconoscere le sue qualità e ha metterli a frutto, a dare il meglio di sé. Chi stima le persone che incontra, con cui condivide la vita, in famiglia, sul lavoro, nella vita sociale, nella politica ascolta volentieri, si arricchisce anche dei doni degli altri e diventa migliore proprio grazie all’incontro, alla possibilità di lavorare insieme, di costruire insieme. La stima è l’accompagnamento che rende possibile ai genitori e in genere agli educatori incoraggiare i più giovani a vivere la vita come una vocazione a mettere a frutto i doni ricevuti, anche quelli che forse neppure sono riconosciuti. La stima tra adulti, tra gruppi, associazioni, movimenti è la condizione perché la comunità cresca come casa comune ricca di molti doni, abitata dalla gioia, all’altezza della missione. La stima tra i popoli predispone al cammino della pace, all’alleanza, allo scambio dei doni. Il popolo della pace sarà capace di introdurre nei rapporti tra i popoli la gara per lo stimarsi a vicenda?
- Piegatevi invece a quelle umili.
Mentre la presunzione predispone alla rivalità, al disprezzo degli altri e quindi alle liti e alle guerre, l’atteggiamento della riconoscenza predispone all’umiltà, a quell’essere servizievoli gli uni verso gli altri che sostiene il cammino di coloro che sono chiamati a essere lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.
Il popolo della pace accoglie l’invito di Paolo: non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.
- Maria Regina della Pace; il movimento di Comunione e Liberazione, popolo della pace.
La grata appartenenza al Movimento di CL ha radunato qui e in ogni parte della terra un popolo numeroso: convocati della riconoscenza, chiamati ad accogliere l’invito di Paolo a gareggiare nello stimarsi a vicenda e a piegarsi alle cose umili, invochiamo Maria, regina della pace, perché troppe guerre assurde e a quanto pare insolubili affliggono la terra. Piangiamo con quelli che sono nel pianto.
L’intercessione di Maria, il carisma di don Giussani, incoraggino tutti a essere il popolo della pace, per la fraterna armonia tra tutte le componenti di CL, per il dono della diffusione internazionale del movimento che incoraggi la stima tra i popoli e l’assunzione di responsabilità per essere operatori di pace.