Giovedì santo nella Cena del Signore, Milano, Duomo – 6 aprile 2023

  1. Alzati, va’ a Ninive, la grande città…

La città in cui la malvagità è giunta fino a Dio.

La città della confusione, dove abita un popolo numeroso che non sa distinguere fra la mano destra e la sinistra, dove si può chiamare bene il male e male il bene, e il guadagno dei ricchi è un merito e la povertà dei poveri è una colpa, dove l’egoismo che si impone è un diritto e la dedizione fedele nel servizio è una provocazione.

La città dell’indifferenza, dove non si aspetta nessun profeta, dove non c’è tempo per nessun vangelo, dove non c’è fame di nessun pane di vita.

La città che fa paura: Giona invece di mise in cammino per fuggire a Tarsis.

 

  1. Forse i profeti sono fuggiti via dalla città?

Giona il profeta del malumore e della missione controvoglia è fuggito via dalla città. Ha provato antipatia per il progetto di Dio di prendersi cura anche di Ninive, di offrire ancora una possibilità di salvezza. Ha trovato insopportabile la pazienza di Dio e avrebbe certo preferito vedere piovere fuoco dal cielo per rendere la città un deserto come Sodoma e come Gomorra.

Forse i profeti continuano a fuggire alla città malvagia, confusa, indifferente, temibile.

In città sono rimasti gli esperti e i mercanti, i poveri e gli stranieri che nessuno vorrebbe, gente di passaggio che visita i monumenti e poi se ne va, tanta gente che non distingue la mano destra dalla sinistra.

 Ma, forse, i profeti continuano a fuggire lontano dalla città.

 

  1. “Andate in città”.

Gesù insiste con i suoi discepoli: “Andate in città da un tale e ditegli: “il Maestro dice: il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”.

La città dunque è per Gesù il contesto adatto per fare Pasqua. Non la casa amica di Betania, non la casa paterna di Nazaret, non la casa di Simone in Cafarnao. Gesù vuole celebrare la Pasqua in città, nella città contraddittoria dove si mescolano accoglienze generose e oscure trame di morte.

Anche per noi è di attualità la domanda dei discepoli: “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. E anche a noi Gesù risponde: “Andate in città…”.

Nel 1991 il cardinale Carlo Maria Martini scrisse alla città, in particolare ai laici membri dei consigli pastorali e ai preti e ai più stretti corresponsabili della pastorale cittadina la lettera “Alzati, va’ a Ninive, la grande città” convinto che “occorre affrontare con urgenza il compito di una nuova, coraggiosa e coerente evangelizzazione anche nella metropoli moderna!”.

Il tema è molto importante e complesso. La valutazione del cammino compiuto potrebbe anche essere scoraggiante. I destinatari di quella lettera sono presumibilmente già in città, forse fin d’allora. E continuano a essere tentati come Giona di fuggire verso Tarsis.

 

  1. La coena domini: mangiare la Pasqua.

La visita pastorale in corso offrirà forse spunti per ripensare la missione in città della nostra Chiesa ambrosiana e di tutte le comunità cristiane che ascoltano la stessa parola e ricevono lo stesso mandato: “Andate in città!”.

 

Questa celebrazione ci trova riuniti come gente che non è fuggita via dalla città. Non siamo profeti migliori di Giona, non siamo persone rimaste solo per dovere. Siamo discepoli imperfetti, eppure sinceri che si domandano: che ci stiamo a fare in città, perché Gesù manda i suoi discepoli in città?

Gesù desidera celebrare la Pasqua del suo popolo e la Pasqua della nuova alleanza in città. Dunque questa è la città: la casa adatta per celebrare la Pasqua. Forse nessuno se ne accorge, a parte coloro che partecipano alla celebrazione; forse la città pensa ad altro ed è indaffarata per accogliere turisti o preparare bagagli per partire. Noi siamo qui a celebrare la Pasqua e ne siamo lieti.

 

            Celebrando la Pasqua leggiamo e rileggiamo la cronaca della nostra inadeguatezza. Accogliamo il rimprovero di Paolo: Quando vi radunate insieme, il vostro non è più mangiare la cena del Signore”. Comprendiamo di essere una delusione per Gesù che cerca segni di prossimità e di incoraggiamento: venne dai discepoli e li trovò addormentati.

Ne ricaviamo quindi due indicazioni per celebrare la cena del Signore, mangiare con Lui la Pasqua:

la partecipazione alla sua missione, con la condivisione della sua preghiera e del suo strazio; la fraternità praticata in semplicità e corale partecipazione.

 

            Forse in città non ci sono profeti. Certo ci sono comunità che celebrano la Pasqua e sono segno della presenza di Gesù. Noi, in umiltà e gioia, siamo qui per celebrare la Pasqua.

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