Il futuro del pianeta, tra transizione energetica, innovazione tecnologica, emergenza ambientale e demografica e ricerca del bene comune, nel convegno a Palazzo Edison aperto dalla riflessione dell’Arcivescovo

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di Annamaria Braccini

«Il tema della cura del bene comune è determinante per operare scelte sostenibili, così come quello dell’attenzione ai giovani è fondamentale per dare loro motivazioni e per rendere desiderabile diventare adulti. Credo che vi sia un investimento da fare non sull’individuo, ma sulla famiglia, non sulla carriera, ma sulla generatività», in una parola, «su un umanesimo della speranza».

È questa la sfida più urgente che l’Arcivescovo indica, concludendo l’incontro per la presentazione del volume Making the global economy work for everyone, dell’economista Marco Magnani, docente alla Luiss e alla Harvard Kennedy School, che modera la serata svoltasi presso lo storico palazzo Edison di Foro Bonaparte.

Al centro questioni forse oggi più scottanti per uno sviluppo equo del pianeta, come la necessità di una governance mondiale per generare progresso, la transizione energetica, l’innovazione tecnologica, il post-Covid e la guerra in corso. Ambiti delineati negli interventi di Ferruccio de Bortoli, della vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti, e di Nicola Monti, amministratore delegato di Edison e presidente della Fondazione “Eos”, che hanno preso la parola dopo l’introduzione dell’Arcivescovo, giocata allusivamente in una sorta di tre storie.

Le “parabole” dell’Arcivescovo

O meglio tre “parabole”, come le ha definite lo stesso monsignor Delpini. Quelle di un ragazzino bullo che terrorizza tutta la sua classe, della grande fabbrica di scarpe famose che sfrutta il lavoro minorile del sud del mondo (investendo poi miliardi nell’informazione per smentire tale accusa) e del brillante ricercatore che riesce a far nascere un bambino biondo e con gli occhi azzurri, ma che non sa rispondere alla sua domanda: «Perché mi hai messo al mondo?».

Il dialogo tra Magnani e l'Arcivescovo

Il dialogo tra Magnani e l’Arcivescovo

Da qui gli interrogativi. «Se la storia del bullo fosse la storia dei rapporti tra gli Stati del mondo? Se questo racconto fosse la storia di come si stanno realizzando i rapporti internazionali, come si libererà il pianeta delle prepotenze di prepotenti e dalle ingiustizie? Quanto conta la comunicazione e la costruzione dell’immagine per dimostrare il bene e il male? Come si possiamo fare in modo che, nonostante le continue innovazioni tecnologiche, l’uomo mantenga la propria centralità? L’avanzata delle macchine è davvero inarrestabile? Quale il ruolo dell’uomo-macchina e della globalizzazione?».  

La globalizzazione e la sostenibilità

Il videointervento di de Bortoli

Il videointervento di de Bortoli

Proprio dal concetto di globalizzazione si avvia la riflessione di de Bortoli. «Noi abbiamo un atteggiamento ambivalente, evidenziandone spesso gli aspetti negativi, ma rimane il dubbio che la deglobalizzazione in atto possa portare a guai maggiori e a effetti catastrofici, come il crollo del commercio delle materie prime agricole. Così come stiamo sottovalutando il fatto che la transizione energetica abbia costi sociali per gli Stati più poveri che potrebbero sentirsi esclusi e coltivare rancore verso i più ricchi, creando un bacino di coltura per i populismi. La transizione energetica è una questione, oltre le tecnologie, di capitale umano».

Parole cui fa eco Letizia Moratti, sottolineando che occorre «partire dalla sostenibilità istituzionale, perché altrimenti nulla è sostenibile e le differenze drammatiche tra i popoli possono sfociare in atti di terrorismo e di guerra. Il tema della formazione alla legalità è fondamentale e, in questo momento, bisogna valorizzare istituzioni sovranazionali che compensino le diseguaglianze: basti pensare che nell’Africa subsahariana si concentra il 42% della povertà del mondo».

L'intervento di Letizia Moratti

L’intervento di Letizia Moratti

In un’ottica sistemica, ha continuato la Vicepresidente, «deve essere affrontata anche la sostenibilità nella sanità, nella logica del one health, per raggiungere una salute globale dell’uomo e del pianeta. Occorre cambiare il paradigma, come cerchiamo di fare con il welfare di prossimità, in cui lavorano insieme medici specialisti, di base, infermieri e assistenti sociali in collaborazione con i Comuni».

La transizione energetica e la geopolitica

«Risulta evidente che il mondo vivrà a due dimensioni, diviso tra l’Occidente che vuole la transizione energetica – di cui l’Europa intende essere leader – e nazioni che non possono permettersela per i costi – osserva Monti -. La questione è riuscire a trascinare tutti i Paesi in questo sviluppo, che significa dare a ognuno le stesse possibilità e obiettivi di sostenibilità».

Un problema, questo, non solo a livello di macroaree mondiali, ma anche del nostro stesso Paese, se si considera che oltre 3 milioni di persone, pari al 13% delle famiglie italiane, non riesce a pagare le bollette, mentre non troppo tempo fa erano l’8%: «Le aziende devono fare uno sforzo in più, formando a un consapevole uso dell’energia, come fa Edison che ha creato la Fondazione “Eos” per l’educazione giovanile e per sensibilizzare all’inclusione, dimostrando come le aziende possano essere presenti e preziose per il territorio».

Chiarissimo, in questo contesto, il richiamo ai temi occupazionali, con la pressante preoccupazione per i giovani e per la cura di un rapporto intergenerazionale che dovrebbe coinvolgere di più l’agenda politica, perché, come diceva Alcide De Gasperi, «i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni».

Da sinistra, Nicola Monti, Letizia Moratti, Mario Delpini e Marco Magnani

Da sinistra, Nicola Monti, Letizia Moratti, Mario Delpini e Marco Magnani

Il lavoro e i giovani

Se per Magnani «in un mondo senza lavoro o, se c’è, sempre più precario, i problemi non si risolvono con il reddito di cittadinanza», secondo de Bortoli si tratta di considerare anche un’ulteriore transizione, quella demografica, e «l’emergenza straordinaria» rappresentata dai ragazzi che né studiano né lavorano: «Che cittadini saranno? Chiediamoci se oggi il lavoro viene percepito ancora come un valore e un ascensore sociale, con un ruolo identitario per la persona.

Chiara la conclusione dell’Arcivescovo. «La sostenibilità è una condizione perché il pianeta possa funzionare, ma il sospetto è che manchino le motivazioni per farlo funzionare. Partendo dal basso, dai giovani Neet, è evidente che c’è mancanza di interesse perché c’è mancanza di motivazioni e di elementi costruttivi, come il rendere desiderabile realizzare un’azienda che abbia criteri di sostenibilità o fare il sindaco del proprio paese. Sono edificato dalla competenza, lungimiranza, concretezza di chi opera con motivazioni che nascono dal criterio che il bene comune è preferibile rispetto al profitto e che è promettente diventare adulti, mentre ora ciò che si percepisce è piuttosto una specie di smarrimento. Le istituzioni e un buon governo sono, per questo, elementi fondamentali».

I presenti al dibattito

I presenti al dibattito

 

 

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