La minaccia russa riporta d’attualità un tema sollevato già all’inizio del processo di integrazione. Il Consiglio ha approvato una formula di convergenza delle forze militari dei 27 Paesi membri
di Irene
Giuntella
Agensir
«La costruzione di un esercito europeo non è all’ordine del giorno. Ciò evidenzia il fatto che gli europei devono lavorare più strettamente e insieme per una difesa europea più forte, più integrata e più efficace». Lo ha riferito al Sir un portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue (Easo), commentando le iniziative intraprese finora dall’Unione per la sicurezza e la difesa comune con l’aggravarsi della guerra in Ucraina.
Nei giorni scorsi il Consiglio ha approvato una “bussola strategica” per rafforzare la difesa e la sicurezza dell’Ue entro il prossimo decennio, ossia il 2030. La bussola coprirà tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione (dispiegamento rapido fino a 5 mila militari), investimenti (capacità militari), partner e sicurezza (rafforzamento intelligence).
Fare di più da soli
«L’Europa può, e chiaramente dovrebbe, essere in grado e disposta a fare di più da sola. Questo è ciò che stiamo facendo. Abbiamo iniziato a sviluppare iniziative di difesa europea. Il nostro lavoro attuale si concentra sul sostegno agli Stati membri nello sviluppo delle capacità, sul rafforzamento della nostra industria e sull’intensificazione del lavoro con i nostri partner», spiega ancora il portavoce Easo. L’obiettivo della bussola è «rendere l’Ue un garante della sicurezza più forte e capace», spiega invece in una nota il Consiglio. Così anche l’Alto rappresentante per gli affari esteri Ue, Josep Borrell, ha ribadito nei giorni scorsi: «Non vogliamo creare un esercito europeo. Non si tratta di creare un esercito europeo. Gli eserciti europei rimarranno, ogni Stato membro avrà il proprio esercito. Ma dobbiamo lavorare insieme più strettamente. Dobbiamo coordinare meglio le nostre spese».
Cos’è la “bussola”
Nel dettaglio, la “bussola” prevede una struttura di dispiegamento rapido fino a 5 mila militari per diversi tipi di crisi. Inoltre, l’Ue potrà schierare 200 esperti di missioni di Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc), pienamente equipaggiati, entro 30 giorni, anche in situazioni complesse. Saranno, poi, previste esercitazioni periodiche terrestri e in mare e il rafforzamento della mobilità militare. Dal punto di vista della sicurezza l’Ue potenzierà le sue capacità di analisi dell’intelligence, creerà un pacchetto di strumenti e gruppi di risposta contro le minacce ibride.
Inoltre, l’Ue istituirà una politica europea in materia di cyberdifesa per prepararsi a rispondere agli attacchi informatici e svilupperà un pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri. Si lavorerà anche a una strategia spaziale dell’Ue per la sicurezza e la difesa. L’Ue punta, poi, a rafforzare il suo ruolo per la sicurezza marittima.
«Si spende male»
Al momento, però, nell’Ue si spende più che in altri continenti e “si spende male”, ovvero con modesta efficacia, per la difesa militare. «Dobbiamo spendere di più. Ma dobbiamo spendere meglio. Meglio significa evitare duplicazioni e lacune. Stiamo lavorando ora secondo il mandato del Consiglio europeo per studiare più a fondo queste lacune nella difesa dove sono i buchi dove non abbiamo i mezzi e i modi per reagire, cosa ci manca e cosa abbiamo due o tre volte in una duplicazione inefficace – spiega Borrell -. Oggi, la spesa militare in Europa, sommando tutti gli Stati membri è di circa 200 miliardi di euro, l’1,5% del Pil».
Fino al 2014 «stava diminuendo abbastanza rapidamente. Dal 2014, ha ricominciato ad aumentare fino all’1,5% del Pil. Ma dobbiamo investire di più», ha aggiunto. Secondo Borrell «questi 200 miliardi di euro sono più o meno quattro volte la spesa militare della Russia. Tutti insieme spendiamo quasi quattro volte più della Russia. Ma certamente non con la stessa efficienza. 200 miliardi di euro sono la stessa spesa militare della Cina. Tutti insieme spendiamo quanto la Cina. Ma, certamente, non è la stessa cosa avere 27 strutture militari diverse rispetto a una struttura militare integrata».
«Siamo in pericolo»
Pertanto, i Paesi europei si sono impegnati ad aumentare in «modo sostanziale le spese per la difesa affinché siano all’altezza della nostra ambizione collettiva di ridurre le carenze critiche in termini di capacità militari e civili, nonché per rafforzare la nostra base industriale e tecnologica di difesa europea», spiega il Consiglio in una nota. L’Ue ribadisce, poi, che svilupperà partenariati bilaterali con «Paesi e partner strategici che condividono gli stessi principi, come gli Stati Uniti, il Canada, la Norvegia, il Regno Unito, il Giappone e altri».
Si elaboreranno “partenariati su misura” nei Balcani occidentali, nel vicinato orientale e meridionale, in Africa, in Asia e in America latina. «Siamo in pericolo. E per affrontare questi pericoli dobbiamo prenderne piena coscienza e agire di conseguenza. Penso che la guerra ucraina sia stata una sorta di risveglio per la nostra coscienza – ha detto Borrell -. Per esempio, abbiamo aumentato la nostra dipendenza energetica dalla Russia per anni e ora questo viene usato come un’arma contro di noi. Non siamo un’unione militare. Non siamo un’alleanza militare. Ma vogliamo svolgere un ruolo per dare ai cittadini europei più sicurezza in un mondo difficile e pericoloso», conclude Borrell.