La portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Tutte le parti devono garantire che il passaggio sia organizzato in modo effettivamente sicuro»

di Patrizia CAIFFA
Agensir

Profughi al confine con la Polonia (foto Caritas Polonia)
Profughi al confine con la Polonia (foto Caritas Polonia)

«Tutte le parti devono garantire che il passaggio sia organizzato in modo effettivamente sicuro». Così Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unchr), commenta la tregua momentanea concessa dalla Russia in Ucraina per l’apertura di sei corridoi umanitari, indirizzati solo verso la Russia e la Bielorussia. Il governo di Kiev però li rifiuta, considerando la proposta «completamente immorale». I convogli umanitari sono gestiti dall’Ocha e dalla Croce rossa internazionale. Al momento l’Unhcr non ha operatori a queste frontiere. In Bielorussia l’accoglienza sarà gestita dal governo. «Se c’è da lavorare noi ci siamo – precisa Sami -, però c’è bisogno di un’azione e un passaggio neutrale e sicuro per le persone».

I numeri

Sami conferma quanto detto dall’Alto commissario Filippo Grandi, in visita in questi giorni nella regione: «Stiamo arrivando alla soglia di 1.800.000 profughi ucraini in Europa, è la crisi dei rifugiati più veloce dal dopoguerra». La maggior parte delle persone – oltre un milione – è andata verso la Polonia. È difficile stimare gli sfollati all’interno dell’Ucraina «perché la situazione della sicurezza non lo consente», ma potrebbero essere milioni di persone. «Per fortuna l’Europa ha detto sì alla protezione temporanea – afferma Sami -. Le persone arrivano sempre più provate e molto traumatizzate. La situazione è assolutamente drammatica, l’unica cosa che serve è uno stop alla guerra».

L’assistenza fornita

L’Unhcr sta lavorando «con i servizi di emergenza a Donetsk per fornire beni di prima necessità – prosegue -. In Ucraina abbiamo consegnato materiali per rinforzare le case danneggiate. Stiamo distribuendo cibo e acqua, aiuti alle famiglie, alle scuole e agli ospedali colpiti. Abbiamo consegnato letti pieghevoli, coperte alle persone che si riparano nei rifugi anti-atomici e stiamo sostenendo le autorità ad organizzare servizi di accoglienza. Nell’Ucraina centrale siamo pronti a partire non appena ci sarà confermata un’operazione di passaggio sicuro». L’Unchr sta anche fornendo «assistenza in denaro agli sfollati interni in transito e assistenza, cibo e acqua nell’Ucraina occidentale. Stiamo dando riparo agli sfollati, lavoriamo con le associazioni locali e aiutiamo le autorità a creare centri di accoglienza a Lviv e Ivano-Frankivs’k: sono centri di transito per le persone che poi proseguono per cercare di uscire dal Paese». L’Unhcr supporta inoltre i Paesi vicini nell’assistenza ai profughi «con coperte, stuoie, tende, kit per l’inverno, kit per i bambini e kit di emergenza. Abbiamo fatto un ponte aereo e inviato un convoglio di sei camion per la Moldavia e stiamo procedendo con la pianificazione dell’assistenza in Polonia».

In Italia sono entrate invece, fino a ieri, 14 mila persone «e il flusso continuerà – dice Sami -. Abbiamo perciò intensificato la presenza alla frontiera con la Slovenia. Attualmente ci sono sei persone che forniscono informazioni alle persone che arrivano al confine, a Tarvisio e Fernetti». Per ora l’accoglienza è principalmente verso familiari, amici ed ex datori di lavoro con cui sono rimasti in contatto, precisa, «ma pensiamo che piano piano ci sarà bisogno di una accoglienza più strutturata. Il governo ha messo a disposizione 10 mila posti per l’accoglienza. Per ora i profughi non sono ancora in questi circuiti».

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