Visite a Cairate e Azzate, poi incontro con gli animatori a Masnago: «Non siete autorizzati a sottovalutarvi. A rendere preziosa la vita non sono le doti che si hanno, ma le ragioni per cui queste si spendono»
di Annamaria
Braccini
Una giornata intensa trascorsa tra i ragazzi, gli educatori e gli animatori degli oratori estivi di diverse realtà nella zona di Varese, da Cairate ad Azzate, per arrivare nel capoluogo con Masnago e Avigno. In questo oratorio l’Arcivescovo, accompagnato dal direttore della Fom don Stefano Guidi e accolto dal parroco don Giampietro Corbetta e dal vicario parrocchiale don Matteo Moda, ha brevemente sostato dialogando con oltre un centinaio di bimbi e ragazzi della Comunità pastorale Maria Madre Immacolata. Un aquilone, «per volare alti», una pietra per indicare «la bellezza di essere pietre vive della Chiesa» e la maglia della società sportiva “Orma” vengono donati all’Arcivescovo che, a sua volta, lascia l’immaginetta «che rappresenta un grande cielo azzurro che colora di azzurro anche le montagne e che dice che la terra è piena della gloria di Dio e dell’amore che rende capaci di amare». «Quando ci sono persone che si lamentano ricordatevi che tutti siamo capaci di amare», conclude l’Arcivescovo raccomandando ai ragazzini di Masnago, Avigno e Velate, la “preghiera del giovedì”: «Non sottovalutarti mai, e non dimenticare mai la tua vocazione a essere felice».
Poi il trasferimento nella vicina chiesa dove l’incontro è con gli educatori e gli animatori – giovani tra i 15 e i 19 anni – della città di Varese. A partire dal Vangelo di Giovanni al capitolo 6, con i 5 pani d’orzo e i due pesci che per il miracolo di Gesù diventano sufficienti a sfamare 5000 uomini, l’Arcivescovo osserva. «Spesso mi dicono che un atteggiamento tipico degli adolescenti è quello di non piacersi, di non essere contenti di sé, di non sentirsi all’altezza delle aspettative dei genitori. Questa è una malattia. Io sono venuto qui per dirvi che non siete autorizzati a sottovalutarvi. Non siete perfetti, né avete tutte le doti possibili, ma quello che avete, basterà, perché ciò che rende preziosa la vita non sono le doti che hai, ma le ragioni per cui queste si spendono. Quello che vi rende importanti è che voi siete capaci di amare».
Da qui il compito e tre consigli: «Vorrei che ogni tanto vi fermaste, chiedendovi quali sono i vostri 5 talenti che, come i 5 pani del Vangelo, se vengono condivisi, bastano. Non sottovalutarti mai, costruisci, cerca, offri l’amicizia che rende migliori – non quella che può convincere anche a fare il male -, perché da soli ci si può scoraggiare, mentre se ci si mette insieme l’impresa riesce. E, infine, confidati con Gesù. Gesù ti ascolta».