L’Arcivescovo di Tripoli sull’attentato in cui hanno trovato la morte l’ambasciatore e tre funzionari Usa

Agenzia SIR

«Temiamo una nuova escalation di violenza, come accadde con le vignette blasfeme, quando a Bengasi attaccarono la chiesa»: a parlare è l’arcivescovo di Tripoli monsignor Giovanni Martinelli, subito dopo la conferma della notizia della morte dell’ambasciatore americano e tre funzionari, nell’attacco alla sede diplomatica americana a Bengasi organizzato nella notte da un gruppo di manifestanti che protestavano contro un film “blasfemo” sulla vita del profeta Maometto prodotto negli Usa. «Noi sentiamo tutte queste forme di violenza – afferma -, abbiamo paura e cerchiamo di moderare questa situazione. Bisogna avere il coraggio di fare qualcosa per frenare questa massa di gente che sta reagendo». «Mi hanno telefonato da Bengasi – racconta -. Non so particolari maggiori. Mi dispiace per le vittime, provo dolore e pietà. Gli Usa hanno fatto tanto per la Libia, ma forse alcune forze collaterali non sono sensibili alla realtà del mondo arabo in generale».

Monsignor Martinelli giudica «vergognoso produrre un film contro il profeta, quando la sensibilità del mondo arabo su questi temi è alle stelle. Questo significa provocare. Bisogna fare molta attenzione a non esacerbare ancora di più il clima e avere il coraggio, qualche volta, di chiedere scusa». Il vescovo informa che ci saranno manifestazioni anche a Tripoli contro il film “blasfemo”. «A Bengasi terranno chiusa la chiesa – dice -, io cercherò di tenerla aperta perché qui la situazione è più tranquilla. Ma dobbiamo fare molta attenzione. Le comunità cristiane cercano di essere molto prudenti. Perché quando si tocca il profeta si tocca la sensibilità del mondo arabo musulmano. È un gioco con il fuoco, terribile. L’atteggiamento migliore dell’Occidente sarebbe di avere il coraggio di bloccare tutti i progetti blasfemi, di chiedere scusa e di moderare una politica che sia rispettosa della religione». Riguardo al nuovo governo libico – prevista per oggi la nomina del primo ministro – monsignor Martinelli si dice fiducioso: «La nuova Libia sta crescendo, con tutte le sue difficoltà e contraddizioni. Certo, il governo è nuovo e non è ancora in grado di frenare tutti i conflitti e le reazioni in un Paese già fragile. Ma non possiamo dire che tutto è distrutto in Libia».

Lettera del ministro Riccardi

«Profondo dolore e sconcerto» per il feroce attentato di Bengasi: lo esprime Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, in una lettera all’ambasciatore Usa in Italia, David Thorne. Proprio ieri sera Riccardi concludeva l’incontro internazionale delle religioni per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Sarajevo. Il pensiero ora va alle «famiglie delle vittime e dei numerosi feriti» esprimendo all’ambasciatore americano la costernazione «di fronte all’assurdità e alla violenza di quanto accaduto in Libia. Mi auguro – dice Riccardi – che sia possibile far chiarezza non solo sulla dinamica del vile attentato, ma anche sulle ragioni profonde del tragico evento nel quale dei cittadini americani impegnati a servire lo Stato e le buone relazioni bilaterali hanno sacrificato le loro vite».

Attacco ingiustificabile

«Scioccato e rattristato». A definirsi così è Jean-Claude Mignon, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce), alla notizia dell’attentato. «Sono scioccato e rattristato nell’apprendere la notizia della morte violenta dell’ambasciatore americano in Libia e di tre suoi colleghi», dichiara Mignon secondo il quale, «qualunque sia la ragione, questo è un attacco ingiustificabile contro diplomatici che stavano tentando di aiutare i libici a costruirsi una vita migliore». Estendendo la propria vicinanza e solidarietà «alle famiglie delle vittime, così come alle autorità e al popolo americano», il presidente dell’Apce auspica che, «nonostante l’insicurezza in Libia, i responsabili di questo gesto vengano identificati e rapidamente assicurati alla giustizia». Da Mignon anche la speranza che «tragedie come questa non distolgano le autorità libiche dai loro lodevoli sforzi volti a costruire uno Stato democratico in cui prevalga il diritto».

Rispetto per le diverse religioni

«Il messaggio di dialogo e di rispetto per tutti i credenti delle diverse religioni che il Santo Padre si accinge a portare nel prossimo viaggio in Libano indica la via che tutti dovrebbero percorrere per costruire insieme la convivenza comune delle religioni e dei popoli nella pace». È il commento – in italiano, inglese e arabo – di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede -. Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli», aggiunge padre Lombardi, secondo il quale «le conseguenze gravissime delle ingiustificate offese e provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani sono ancora una volta evidenti in questi giorni, per le reazioni che suscitano, anche con risultati tragici, che a loro volta approfondiscono tensione ed odio, scatenando una violenza del tutto inaccettabile».

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