Sfida Obama-Romney: decideranno le donne e gli swing States?
di Damiano BELTRAMI
Corrispondente Sir dagli Usa
Manca poco più di una settimana alle elezioni americane e i sondaggi non sono mai stati così incerti. Il presidente Barack Obama sembra ancora leggermente in vantaggio in alcuni degli Stati in bilico, ma dal 3 ottobre scorso – giorno del primo dibattito televisivo tenutosi a Denver in cui Obama apparve sottotono – lo sfidante repubblicano Mitt Romney non ha fatto che rimontare nei sondaggi. Molti elettori incerti hanno visto quel dibattito e Romney li ha sostanzialmente convinti che può essere l’uomo giusto per risolvere i loro problemi economici. Nei successivi due dibattiti televisivi Obama è stato più brillante, ma l’ascesa di Romney per ora non si è fermata.
Stati chiave
In virtù del sistema elettorale americano non è importante il numero totale dei voti a livello nazionale, ma quello a livello degli Stati in cui l’elettorato repubblicano e quello democratico sono grosso modo di pari portata. L’ago della bilancia diviene il gruppo liquido e centrista degli indipendenti, i quali, a seconda delle tornate elettorali, oscillano a destra o a sinistra. Secondo i sondaggi di RealClearPolitics, un’organizzazione citata dai principali media americani, in queste elezioni gli Stati in bilico, i cosiddetti swing States, sono nove. In Colorado, Florida, North Carolina e Virginia, Romney precede (ma in alcuni casi, come la Virginia è davanti appena di un soffio). Invece in Iowa, Nevada, New Hampshire, Wisconsin e Ohio, è Obama a essere in vantaggio, sia pure leggermente.
Grandi elettori
Quello americano è un sistema elettorale indiretto: quando i cittadini esprimono la preferenza per un candidato alla presidenza, per esempio Barack Obama, in realtà stanno scegliendo i cosiddetti “grandi elettori” che voteranno per quel candidato. Ogni Stato dispone di un certo numero di grandi elettori a seconda dei suoi deputati nella Camera dei rappresentanti, il cui numero varia in ragione della popolazione. Questo fa sì che non tutti gli Stati in bilico abbiano lo stesso peso. Il Nevada e il Colorado, per esempio, hanno rispettivamente sei e nove grandi elettori. La Florida e l’Ohio, invece, dispongono nell’ordine di 29 e 18 grandi elettori. E con la Florida al momento orientata a votare per Romney, l’entourage di Obama concentra i suoi sforzi per mantenere il controllo dell’Ohio dove, sempre secondo RealClearPolitics, il presidente ha un margine di vantaggio di due punti percentuali.
Ossessione Ohio
Nessun candidato repubblicano dopo Abraham Lincoln ha vinto le presidenziali senza prevalere in Ohio. Questo Stato è da tempo un’ossessione di qualsiasi presidente in carica o aspirante tale. A chi gli chiedeva come si vince una campagna elettorale, Richard Nixon confidava: «Corri per la Casa Bianca come se facessi la campagna elettorale per diventare governatore dell’Ohio». E secondo la leggenda, Gerald Ford, fino in punto di morte, nominava le quattro contee pro-life del Sud dell’Ohio determinanti per la sua sconfitta nel 1976 contro Jimmy Carter. «L’Ohio è un microcosmo degli Stati Uniti – spiega Melissa Miller, professoressa di Scienze politiche alla Bowling Green State University dell’Ohio -. Tutti i settori economici sono rappresentati, dall’industria automobilistica, all’agricoltura, ai servizi. Anche a livello demografico è molto vario. Abbiamo la popolazione urbana di Cleveland, Columbus e Cincinnati, i sobborghi, le zone rurali. Per questo l’elettorato è molto fluido, la percentuale di indipendenti e centristi è alta. E questo lo rende uno Stato in gioco, che può finire indifferentemente nell’area democratica o in quella repubblicana». Per verificare di persona questa analisi basta scendere poco più a Sud di Toledo e girare la Wood county, una contea in bilico all’interno di uno Stato in bilico. Nel 2008 qui vinse Obama, ma precedentemente, nel 2000 e nel 2004, questo fu terreno di George W. Bush.
Il voto delle donne
Tra i segmenti demografici il più decisivo è sicuramente l’elettorato femminile, sia in Ohio, sia negli altri Stati incerti. Primo, le donne sono più degli uomini perché in media vivono più a lungo. Secondo, le donne hanno una propensione maggiore a recarsi alle urne. Saranno loro a decidere se il presidente starà al suo posto o se dovrà abbandonare la Casa Bianca. Tra gli elettori uomini Romney sembra in vantaggio di dieci punti, tra le donne Obama è avanti di otto (un gap che si è molto ridotto negli ultimi mesi), stando all’ultima rilevazione Nbc/Wall Street Journal.
Minoranze etniche
Obama quattro anni fa vinse le elezioni ottenendo il voto del 43% dell’elettorato cosiddetto “bianco”. Nelle elezioni di medio termine del 2010, però, i democratici hanno ricevuto solo il 37% del voto dei bianchi e Obama, per vincere queste elezioni, deve varcare almeno la soglia del 40%. Il trend è chiaro: negli ultimi anni il partito repubblicano è divenuto sempre più un partito sostenuto dalla popolazione bianca. Mentre quello democratico è diventato il partito delle minoranze etniche, prima fra tutte quella ispanica.