Le preoccupazioni delle associazioni dei genitori. Per Agesc e Age c’è anche un aspetto educativo: bisogna saper indirizzare i ragazzi a non seguire necessariamente le mode

di Gigliola ALFARO

Sta per iniziare la scuola ed è già battaglia di numeri tra le associazioni dei consumatori e i librai sulle cifre che si spenderanno quest’anno per l’acquisto di libri di testo, zaini, quaderni e corredo scolastico vario per gli studenti. Per le prime la spesa si aggira sui mille euro a ragazzo e si consiglia l’acquisto, per quanto riguarda diari, quaderni, penne e astucci, nei supermercati. Gli altri sostengono che si tratta di esagerazioni, che le cifre citate si riferiscono all’acquisto di ciò che serve per tutto l’anno e non alle spese solo di settembre, che non è vero che ogni anno si acquistino daccapo dizionari, zaini e astucci. Anzi, secondo i librai in cartoleria si risparmierebbe di più. Al di là del balletto delle cifre, un problema c’è. Le associazioni di genitori parlano chiaro: innanzitutto, c’è un aspetto educativo. Bisogna saper indirizzare i ragazzi nella spesa per la scuola, senza seguire necessariamente le mode. Ma non solo: in ballo c’è una questione di equità. Perché andare a scuola costa e pesa sul bilancio familiare. Questo nessuno può negarlo.

«Il peso delle spese scolastiche si fa sentire fortemente nelle famiglie». Non ha dubbi Roberto Gontero, presidente Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche). «La maggior parte delle famiglie sono responsabili: nel loro ruolo educativo, i genitori spiegano ai figli cosa è utile, cosa indispensabile, cosa “superfluo”. Anche se con difficoltà, in un momento storico connotato da una crisi economica ancora molto forte, affrontano le spese utili per dare un futuro migliore ai figli». Indubbiamente, «le famiglie si trovano a combattere contro il consumismo sfrenato che influenza anche i nostri figli». Allora, «la battaglia è fortemente educativa, ma c’è un ulteriore problema: la nostra scuola continua a non essere a livello europeo sul fronte dell’equità, discriminando ancora le famiglie e gli studenti – denuncia Gontero -. Oggi la scuola non è più, come un tempo, un ascensore sociale. Anche le statistiche del Ministero ci dicono purtroppo che un figlio di una famiglia senza lavoro o monoreddito o con due redditi bassi, quindi con possibilità di spesa insufficiente, è destinato a non poter giungere a un successo formativo che gli permetta di essere competitivo al momento di entrare nel mondo del lavoro. Forse, non riuscirà neppure a frequentare l’università».

Il presidente dell’Agesc si domanda: «Come fa una famiglia che ha difficoltà economiche a spendere mille euro di libri e corredo scolastico? Per non parlare, poi, delle spese da sostenere per la mensa, le gite scolastiche, le materie facoltative. Molto spesso, le famiglie in difficoltà sono costrette a far rinunciare ai loro figli a ciò che non è indispensabile. Ma è giusto che in un Paese moderno come il nostro alcuni ragazzi vadano a mensa e altri mangino un panino? Allo stesso modo, alcuni compreranno senza difficoltà i libri, altri faranno fatica. Certo, ci sono le agevolazioni pubbliche, ma siamo quasi in un ambito di elargizioni da parte dello Stato». Secondo Gontero, «la scuola, come pure la famiglia, dovrebbe insegnare ciò che ci spetta e ciò che si deve conquistare. Ma i libri sono una cosa da conquistare con i denti o che dovrebbero essere a disposizione a scuola? Perché in alcune scuole si usa il tablet e in altre no? Perché in alcune scuole si fanno gite all’estero e in altre no?». Da questo nasce la considerazione: «Nel 2016 abbiamo ancora un sistema scolastico che non è equo».

«Ogni anno ritorna la questione delle spese scolastiche. Forse le famiglie non si sono rese conto che i tempi sono cambiati rispetto a quando tutto si concedeva e si faceva a gara per comprare gli astucci di Peppa Pig o di altri personaggi che il mercato propina ai nostri bambini. Ma lo stesso discorso vale anche per i ragazzi delle medie e delle superiori», ammette Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori), secondo il quale «i genitori dovrebbero non solo indirizzare bene i figli nella scelta del corredo scolastico, ma pensare anche alla salute dei ragazzi. Mi riferisco agli zaini carichi di libri fino all’inverosimile che gli studenti portano a scuola. Sarebbe auspicabile un accordo tra famiglie e librai per mettere on line i libri». Durante l’anno, invece, sottolinea Azzolini, «non si ragiona mai tra famiglie, Ministero e librai: si arriva ad agosto o settembre e ci si lamenta del “caro libri”. Anche le denunce delle associazioni dei consumatori non producono grandi effetti, mentre è necessaria una concertazione». Non solo: «Passato l’inizio dell’anno scolastico, tutti si dimenticano della questione, che ritorna al centro dell’attenzione all’agosto successivo». Per Azzolini, poi, «l’acquisto dei libri è una tassa occulta che non viene riconosciuta alle famiglie. Nell’Isee dovrebbero essere inserite queste spese: in una famiglia con un reddito sui 12-15 mila euro annui una spesa per la scuola di circa mille euro non è poca cosa. Tutti questi problemi andrebbero affrontati insieme per non fare solo chiacchiere che si ripetono tutti gli anni, ma non producono risultati».

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