Il presidente critica la nuova bozza di accordo presentata dal Governo: «Sembra peggiore della prima, gli enti locali non avranno potere»

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«Il Governo tira diritto per la sua strada e ignora le richiese delle Fondazioni anti-usura. Il nuovo testo anzi sembra ancora peggiore del primo. Non possiamo che ribadire le nostre perplessità e invitare i Sindaci e i Presidenti di Regione a non accogliere la proposta». Lo dichiara Luciano Gualzetti, vicepresidente della Consulta Nazionale Antiusura e presidente della Fondazione San Bernardino commentando la nuova bozza di accordo presentata dal governo per il riordino del settore dei giochi, resa pubblica in queste ore e che sta per essere per essere discussa nella Conferenza Unificata con gli Enti locali convocata per domani.

«Con la creazione dei cosiddetti esercizi di tipo A si procede di fatto a una deregolamentazione del settore togliendo agli enti locali ogni potere di intervento nel processo di autorizzazione, potere che faticosamente si era ottenuto dopo anni di battaglie – sottolinea Gualzetti -. Tali esercizi potranno sorgere infatti anche in prossimità di luoghi sensibili e ultrasensibili come scuole, ospedali, uffici postali, oratori, chiese, centri giovanili, giardini pubblici con attrezzature di gioco per bambini, senza che i Comuni possano prendere provvedimenti».

«Anche l’intento dichiarato nella bozza di accordo di ridurre l’offerta di gioco sarà smentito nei fatti, perché è a tutti noto che l’adeguamento tecnologico delle apparecchiatura è in grado di offrire più volumi di gioco con meno macchine – insiste il vicepresidente della Consulta Nazionale Antiusura -. Riteniamo incomprensibile volere continuare su una strada che ha prodotto in questi anni costi sociali altissimi di certo superiori ai vantaggi erariali ottenuti dallo Stato. Ancora una volta si rischia di perdere l’occasione per cambiare davvero le regole del gioco».

«Solo in questo momento la Fondazione San Bernardino sta aiutando 100 persone indebitate a causa del gioco e segnalateci dai servizi sanitari e dalle parrocchie – rileva Gualzetti -. In media il debito che hanno maturato si aggira sui 20mila euro. Sono in maggioranza uomini, italiani, di età compresa tra i 48 e i 52 anni, coniugati con figli e un titolo di studio e una condizione sociale medio bassa, che in genere hanno tentato di ripagare il debito con altro debito, esponendosi con finanziarie. Di tutto queste persone hanno bisogno fuorché di altre occasioni in cui sperperare i propri risparmi».

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