Una ricerca condotta dall’Azione Cattolica su esperienze, percezioni e aspettative giovanili verso il mondo dell’occupazione al centro di un convegno in programma alla Facoltà di Scienze politiche della Statale di Milano
di Martino INCARBONE
I giovani sono il futuro. Ma cosa succede se per i giovani non c’è futuro? Il problema della disoccupazione giovanile è ormai evidente, al punto che anche le istituzioni politiche, negli ultimi mesi, hanno dovuto occuparsene. Purtroppo, anziché cercare di parlarne con i diretti interessati, e magari fare sforzi per migliorare la situazione, in molti hanno optato per la strada più facile: affermare che la colpa è proprio dei giovani, “bamboccioni” che non trovano lavoro.
I giovani dell’Azione Cattolica hanno deciso di fare il percorso opposto, proponendo un questionario a più di 1000 giovani nel territorio lombardo per indagare sulle loro esperienze, percezioni e aspettative nei confronti del lavoro, analizzando anche come i diversi contesti sociali possono influire sul futuro dei singoli.
I risultati della ricerca saranno presentati venerdì 13 aprile, alle 18, in un convegno presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milan (via Conservatorio 7, aula 6). A discutere ci saranno Roberto Benaglia (segretario regionale Cisl Lombardia), Emiliano Novelli (vicepresidente Gruppo Giovani imprenditori Assolombarda), Cristina Tajani (assessore alle Politiche del Lavoro del Comune di Milano). Modererà l’incontro Fabio Savelli, giornalista del Corriere della sera.
«Ci è parso opportuno non solo parlare di giovani, ma far parlare loro direttamente – spiega Miriam Ambrosini, vicepresidente di Azione Cattolica Ambrosiana -. La nostra indagine ha avuto quindi come primo obiettivo quello di fotografare la situazione in modo oggettivo, partendo dal vissuto reale e cercando di interpretare i dati allarmanti che ci vengono comunicati ogni mese dalle statistiche ufficiali».
Pochi giorni fa è stato il cardinale Angelo Scola a spronare i giovani ad alzare lo sguardo verso il futuro: «Guardate al vostro futuro con speranza, perché siete ben radicati nel presente. Pensate con gioia al vostro futuro e invocate l’eccedenza del gratuito. Applicatevi con serietà, lavorate con impegno, vivete il riposo e gli affetti in modo ordinato». L’indagine sul lavoro si colloca all’interno di un anno pastorale dedicato alla preparazione dell’Incontro mondiale delle famiglie. «I giovani di Azione Cattolica hanno scelto di prepararsi a questo evento dedicandosi in particolare al tema del lavoro – aggiunge Antonio Filieri, vicepresidente di Ac Ambrosiana -. La crisi economica e le vicende politiche continuano infatti a porre l’accento sul problema della disoccupazione giovanile: spesso sollevando critiche sia verso il sistema, sia verso gli stessi giovani, definiti bamboccioni, illusi, mammoni. Noi vogliamo parlare, dati alla mano, di una generazione ingiustamente accusata di immobilismo».
Dal punto di vista scientifico la ricerca è stata curata dal Dipartimento di Sociologia della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e ha avuto come centro focale di ricerca la storia lavorativa degli intervistati, i desideri sacrificati per il lavoro, i sogni per il futuro, le speranze disattese in campo professionale, la presenza e l’impatto delle strutture educative e sociali. Un abstract dei risultati è già reperibile all’indirizzo www.azionecattolicamilano.it/giovanielavoro: è stato presentato lo scorso febbraio al convegno della Pastorale Giovanile dal professor Francesco Marcaletti.
Il titolo scelto per il convegno del 13 aprile è provocatorio: “Li chiamavano Bamboccioni: giovani e lavoro nell’era della flessibilità. «Vogliamo aprire – continua Miriam Ambrosini – spazi di riflessione sul tema del lavoro per progettare nuove proposte per incontrare i giovani lavoratori e accompagnare coloro che sono in cerca di occupazione o si avvicinano per la prima volta al mondo del lavoro. Come Azione Cattolica non possiamo fare a meno di interessarci a questo tema. Il nostro obiettivo è infatti quello di legare insieme fede e vita quotidiana, questo significa prendere in considerazione i giovani non solo come ragazzi dell’oratorio, ma anche come studenti e lavoratori. Essendo noi stessi giovani, ci rendiamo conto in prima persona di quanto sia delicato il passaggio dallo studio al mondo del lavoro. È un primo passo nell’età adulta, che se da una parte regala maggiore libertà, consapevolezza di sé e nuove esperienze, dall’altra pone serie questioni in termini di scelte di fondo e di valori e può generare instabilità e insicurezza».