Il report dell’Istat su “La lettura in Italia” per l’anno appena trascorso mostra anche altri punti di fragilità culturale della nostra popolazione

ragazza che legge

Leggere fa la differenza: incide sulla qualità della vita, aumenta la capacità di interpretarla, alimenta il senso critico e la possibilità di operare scelte, ci aiuta a riconoscere cose belle. Però non tutti in Italia ne sono consapevoli o sono in grado di mettere a frutto questa potenzialità.
Sosteneva Umberto Eco: “Chi non legge, a settant’anni avrà vissuto una sola vita. Chi legge avrà vissuto 5mila anni: c’era quando Caino uccise Abele, Renzo sposò Lucia, quando Leopardi mirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro».
L’Istat stima che in Italia legge il 42% delle persone. Un dato stabile, dopo il 46,8% raggiunto nel 2011. Si tratta di una stima che esclude la lettura di testi per motivi scolastici o professionali. Il report su “La lettura in Italia” per l’anno appena trascorso coglie quattro aspetti significativi che mostrano alcuni punti di fragilità culturale della nostra popolazione.
Il primo riguarda e la scarsa influenza della scuola. Più che lo stimolo del sistema d’istruzione è efficace il contesto familiare, dato che legge i libri il 66,8% dei ragazzi con entrambi i genitori lettori, contro il 30,9% dei figli di chi non legge; purtroppo la scuola fatica a colmare una distanza culturale che si eredita dal nucleo familiare.
Il secondo elemento, evidenziato dal report, fotografa l’accesso ad altre risorse culturali. Tra le persone che leggono si trovano anche quelle che coltivano altre attività: il 51% frequenta musei; il 41% visita monumenti e siti archeologici; il 16% assiste a concerti di musica classica; anche il cinema è più frequentato dai lettori: vede un film il 33% di essi. Verifichiamo, allora, che la cultura è un capitale personale che si moltiplica con il suo utilizzo.
Un terzo elemento, forse il più grave, segnala il pericolo di un analfabetismo di ritorno. Si osserva nel testo: «La lettura è condizionata dalla capacità degli individui di comprendere e interpretare in modo adeguato il significato di testi scritti, una competenza di base indispensabile per garantire un’effettiva capacità di accesso, gestione e valutazione delle informazioni, e quindi di crescita individuale e collettiva; questa capacità in Italia è molto bassa». Si consideri che il valore medio dei Paesi Ocse è intorno ai 273 punti e l’Italia arriva a 250 punti. Questo svantaggio culturale è estremamente grave, perché non incide soltanto sulla dimensione qualitativa della vita, ma rende difficoltosa per una parte della popolazione anche la comprensione di indicazioni importanti, come le modalità d’uso di un farmaco o le istruzioni per un elettrodomestico.

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