L’impegno a migliorarsi rispetto a Londra quando arrivarono 28 medaglie, tra cui 9 ori. Collaborazione tra il Comitato paralimpico italiano, la Santa Sede e la Diocesi della città brasiliana
di Francesco MORRONE
Archiviate le Olimpiadi, a Rio de Janeiro fervono i preparativi per le Paralimpiadi, i Giochi che avranno come protagonisti gli atleti disabili. La manifestazione, in programma dal 7 al 18 settembre, vedrà oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo affrontarsi in 23 discipline sportive, alle quali si sono aggiunte per la prima volta anche canoa e triathlon. Proprio come accaduto per le Olimpiadi, anche stavolta non sono mancate le polemiche, legate soprattutto alla mancanza di fondi.
Se fino a pochi giorni fa c’era il forte rischio che la manifestazione saltasse a causa della scarsità dei finanziamenti, adesso c’è da fronteggiare il problema delle migliaia di biglietti invenduti: l’88 per cento dei tagliandi è ancora disponibile e la sensazione è che difficilmente si registrerà il boom dell’edizione londinese di quattro anni fa, quando stadi e palazzetti erano quasi sempre esauriti.
Come se non bastasse, sono arrivati puntuali anche gli scandali legati al doping che tanto avevano scosso la vigilia delle Olimpiadi. Ne ha fatto le spese la Russia che, a differenza dei Giochi olimpici, stavolta è stata squalificata in maniera definitiva. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna (Tas) ha infatti ufficializzato all’unanimità l’esclusione del Comitato paralimpico russo, colpevole di aver violato più volte le norme del codice antidoping.
Ma oltre a scatenare le dure reazioni del premier russo Dmitri Medvedev, la decisione del Tas ha fatto sì che i 267 posti lasciati liberi dalla Russia fossero ridistribuiti tra gli atleti delle altre nazioni, ripescando tra coloro che avevano solo sfiorato la qualificazione ai Giochi senza ottenerla. Ottima notizia per l’Italia, dunque, dato che ai 96 atleti in partenza per Rio si sono così aggiunti quattro nuovi posti, portando il totale degli atleti a quota cento. Il gruppo azzurro, che non avrà rappresentanti nei tornei a squadre dopo aver fallito la qualificazione nelle discipline come il basket in carrozzina e il sitting volley, cercherà di migliorare il risultato di Londra 2012 quando arrivarono ben 28 medaglie, tra cui 9 ori, 8 argenti e 11 bronzi.
La portabandiera della nazionale italiana sarà la velocista bergamasca Martina Caironi, medaglia d’oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Londra 2012 che corre con le protesi artificiali dopo aver perso la gamba in un incidente d’auto.
Ma molte delle speranze di vittoria sono riposte anche su Beatrice Vio, super favorita nel fioretto, che a 19 anni ha alle spalle, oltre a un palmares invidiabile, anche una storia particolare. Colpita a 11 anni da una meningite fulminante che l’ha costretta a subire l’amputazione di braccia e gambe, Beatrice ha trovato nello scherma una ragione di vita, diventando pluricampionessa italiana ed europea. Nel 2009, insieme con la sua famiglia, ha fondato l’associazione “Art4sport”, che attraverso lo sport dà sostegno all’integrazione sociale di tutti quei bambini che hanno subìto amputazioni.
Oltre a lei, andranno a caccia di medaglie anche la campionessa e primatista mondiale del getto del peso Assunta Legnante, Arjola Trimi e Federico Morlacchi nel nuoto, così come Eleonora Sarti nel tiro con l’arco e Federica Maspero nell’atletica leggera. Proprio Federica, che fa l’oncologa all’ospedale di Saronno e a 38 anni sta vivendo una nuova vita da atleta paralimpica, è una delle veterane della delegazione azzurra. Ma la stella più brillante non può che essere Alex Zanardi, vincitore di due ori nell’handbike a Londra 2012 e icona assoluta dello sport paralimpico. L’ex pilota automobilistico, scelto dal Comitato olimpico internazionale come testimonial dei Giochi, gareggerà in tre discipline: la cronometro sui 20,6 chilometri, la massacrante corsa in linea sui 72 chilometri e la staffetta. «Vado a Rio per divertirmi, le medaglie non sono un’ossessione», ha detto Zanardi prima di partire, riassumendo alla perfezione lo spirito essenziale dello sport.
Il giorno prima della cerimonia di apertura, infine, sarà inaugurata la “Casa Italia Paralimpica”, ospitata per l’occasione all’interno della Paroquia Imaculada Concecao, storica chiesa di Rio de Janeiro che accoglierà i nostri atleti per tutta la durata dei Giochi. Una scelta frutto della collaborazione tra il Comitato paralimpico italiano, la Santa Sede e la Diocesi di Rio, che farà di Casa Italia non solo la vetrina del nostro Paese, ma soprattutto un progetto di solidarietà che resterà aperto a ogni sportivo e a ogni fedele anche quando calerà il sipario su questi Giochi. «Lo sport – ha commentato il cardinale Gianfranco Ravasi nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto – è un linguaggio universale. E i Giochi paralimpici vengono chiamati così perché indicano qualcosa che è “pari”, allo stesso livello, ma anche diverso. Una bellezza differente, ma non inferiore».