La campagna elettorale tra Obama e Romney si chiude con due punti di sospensione: disoccupazione e Ohio

di Damiano BELTRAMI
Corrispondente Sir dagli Usa

Casa Bianca
La Casa Bianca

A poche ore dalle elezioni americane le parole chiave sono due: disoccupazione e Ohio. Il primo è il punto centrale su cui si è combattuta questa campagna elettorale: il candidato repubblicano Mitt Romney ritiene che il presidente Barack Obama non abbia fatto abbastanza per creare occupazione. La seconda è il nome dello Stato del Midwest, l’Ohio, di cui normalmente nessuno parla, ma che ogni quattro anni, nelle convulse ore pre-elettorali, conquista la scena: il suo mix di agricoltori, operai e impiegati rappresenta un serbatoio di voti in gran parte fluttuanti, non ideologici, in grado di spostarsi a destra o a sinistra a seconda delle elezioni, e i suoi 18 collegi elettorali fanno spesso la differenza tra chi vince e chi perde. Obama e Romney lo sanno bene: nei giorni scorsi infatti erano entrambi in Ohio, dove Obama secondo la maggior parte dei sondaggi appare al momento leggermente avanti, ma con percentuali dentro il margine d’errore.

Rush finale

Nonostante l’impegnativa gestione del dopo uragano-Sandy, Obama ha mostrato crescente energia durante i suoi più recenti comizi. «Non l’ho mai visto così carico», ha detto il suo storico consigliere politico e deus ex machina della elezione nel 2008 David Axelrod. Anche Romney e il suo vice designato Paul Ryan avvertono l’adrenalina. In Ohio, Florida, Iowa, Wisconsin e tutti gli altri Stati incerti, continuano a ripetere che Obama in questi quattro anni non è stato all’altezza della situazione. «È bravo a parole. Ma lo abbiamo visto all’opera…», ha detto Romney a migliaia di sostenitori a Etna in Ohio. Nell’ultimo messaggio alla nazione, Barack Obama ha scelto la carta della vicinanza ai cittadini, intenti ad affrontare una situazione economica non favorevole e ancora turbati dalle devastazioni lasciate dall’uragano Sandy: «Noi siamo americani – ha detto -. E quando arrivano tempi duri, noi siamo ancora più duri. Noi mettiamo il prossimo avanti a tutto».

Effetto Sandy

Stando ai sondaggi, la gestione dell’emergenza legata al passaggio dell’uragano Sandy lungo la costa orientale è stato positivo per Obama, perché ha rinforzato la sua immagine di presidente autorevole. In particolare in chiave elettorale per lui è stato ottimo l’incontro seguito dalle televisioni con il governatore del New Jersey, Chris Christie. Questo repubblicano vicinissimo a Romney, relatore alla convention di Tampa (per lungo tempo se ne era parlato anche come uno dei papabili candidati alla vice presidenza), ha elogiato Obama per aver prontamente verificato di persona gli sconcertanti danni provocati dalla tempesta alla costa del New Jersey. «Il presidente ha collaborato efficacemente con me fin da prima che l’uragano ci colpisse», ha detto Christie in una conferenza stampa. Positivo, per Obama, anche l’ultimo dato sull’occupazione, che ha segnalato una lieve ripresa del mercato del lavoro.

Dichiarazioni di voto

Gli ultimi endorsement importanti sono favorevoli a Obama. Tra le dichiarazioni di voto di peso spiccano quella del sindaco di New York Michael Bloomberg, un indipendente, e quella del magazine Economist, notoriamente pro-mercato. Bloomberg ha rotto gli indugi spiegando che preferisce Obama per il suo impegno a favore dell’ambiente: «Negli ultimi quattro anni – ha detto – Obama ha compiuto grossi passi avanti per ridurre le emissioni di carbonio. Romney è una persona per bene, e porterebbe l’esperienza di un businessman alla Casa Bianca. Se Romney fosse quello del 1994 o del 2003 lo avrei votato…» (Bloomberg rimprovera a Romney di aver rincorso troppo l’elettorato più estremista del partito repubblicano).

Anche l’Economist, sia pure senza particolare entusiasmo, ha indicato ai suoi lettori che tra i due candidati preferisce Obama. Per il magazine inglese la scelta è tra il meno peggio. «Chi ha un’attività in proprio in America può ritenere che nulla può essere peggiore di altri quattro anni con Obama – scrive il settimanale -. Ma ci permettiamo di dissentire. Il piano economico di Romney non è credibile… Pur con tutta una serie di problemi, Obama ha salvato l’economia americana dal precipizio e ha tenuto una posizione solida sulle questioni di politica estera. Insomma, meglio scegliere il diavolo che conosciamo», ossia Obama, «piuttosto che quello che non conosciamo», e il riferimento è a Romney.

Getting the vote out

Alla vigilia dell’Election day la strategia dei due candidati è la stessa: far sì che i propri elettori e gli indecisi vadano a votare. In Stati in bilico come Ohio e Florida radio e televisioni passano martellanti pubblicità, schiere di volontari telefonano agli elettori, e quest’anno, molto più di quattro anni fa, ci sono pure le pubblicità su misura online. Le informazioni per tartassare gli elettori con spot mirati vengono raccolte in tre fasi. Primo, sanguisughe di dati online, i famosi cookie, estorcono per conto di aziende di marketing informazioni sulla base degli acquisti in internet, dai libri comprati su Amazon ai pacchetti vacanze last-minute. Secondo, le compagnie di marketing raccolgono una serie di dati sugli elettori relativi ai loro acquisti effettuati offline: dalla casa alla macchina passando per gli elettrodomestici. Terzo, vengono spulciate le informazioni elettorali, per vedere per esempio se un cittadino ha votato alle ultime consultazioni o se è iscritto a un partito. Il mix di tutti questi dati – online, offline ed elettorali – costituisce l’algoritmo che orienta la macchina degli spot su misura su internet. Presto vedremo se questa nuova arma elettorale avrà avuto un peso in queste elezioni.

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