Il sergente Michele Silvestri morto in seguito a un attacco dei talebani a un avamposto italiano, durante il quale sono rimasti feriti altri cinque soldati nostri connazionali
«Una grande tristezza, un’ulteriore grande ferita al nostro Paese, che sta vivendo tanti momenti di sofferenza. Il pensiero va agli altri nostri caduti, ai feriti, a Salvatore e Massimiliano, i due marò trattenuti in India. Il cuore della famiglia militare è segnato da lacrime. Ma tutto questo dolore non deve disorientarci. Dobbiamo cogliere frammenti di luce anche in questi momenti». Così l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), monsignor Vincenzo Pelvi, commenta la morte del sergente Michele Silvestri, 33 anni, del 21° Reggimento Genio Guastatori di Caserta, avvenuta in seguito a un attacco portato dai talebani a un avamposto della missione Isaf nella zona del Gulistan. Nell’attacco sono rimasti feriti cinque soldati, due in modo molto grave. Sale così a 50 il numero delle vittime italiane in Afghanistan dal 2004 a oggi.
Seminatori di futuro
«Le nostre Forze Armate – afferma il vescovo castrense – stanno seminando futuro in Afghanistan a caro prezzo, portano la vita, la giustizia e il diritto dove questi languono, anche a costo della morte, ad un popolo martoriato da sangue e lutti». Per monsignor Pelvi «la nostra presenza in Afghanistan non è una presenza di guerra. Noi stiamo donando umanità a un popolo che ha bisogno di essere amato. I nostri soldati non sono lì per usare le armi, per offendere la vita violentandola con la morte. Essi sono attaccati da poche persone che fanno guerra, ma ci sono moltissimi civili afgani che vogliono essere aiutati. E l’amore ricco di gratuità è la migliore risposta a chi pratica la violenza». «Mi fa molta tenerezza – continua l’ordinario militare – pensare ai nostri ragazzi che con tanto entusiasmo portano un po’ di bene e di amicizia in Afghanistan e in altri teatri operativi. La nostra è una grande nazione ricca di fede e di speranza».
Il cordoglio dell’arcivescovo di Cosenza
Tre dei cinque feriti fanno parte del 1° Regimento Bersaglieri con sede a Cosenza: si tratta di Monica Graziano, Nicola Storniolo e Salvatore De Luca. L’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Salvatore Nunnari, appena appresa la notizia dell’attacco mortale si è raccolto in preghiera e ha espresso il suo cordoglio al 1° Reggimento Bersaglieri che opera nell’avamposto in Gulistan dove sono presenti militari della Brigata Garibaldi del 1° Reggimento Bersaglieri di Cosenza e quelli del 21° Reggimento Genio di Caserta, oltre a unità di altri reparti. Monsignor Nunnari ha espresso il suo cordoglio alla famiglia del militare che ha perso la vita e la sua vicinanza alle famiglie dei feriti. Ha inoltre manifestato la sua «apprensione per i giovani militari che operano nell’area ad alto rischio per il ristabilimento della pace e garantire la libertà al popolo afghano».
Cordoglio delle istituzioni
Appresa la notizia della morte del militare italiano e dei cinque feriti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso «solidale partecipazione al dolore dei familiari del caduto, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese». Analogo cordoglio è stato manifestato anche dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, dal presidente del Consiglio Mario Monti e dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Cordoglio e vicinanza alla famiglia di Silvestri – che lascia la moglie e un bambino piccolo – è giunto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate.