L’Italia ha tutti i numeri per vendere qualità all’estero
di Sergio PIERANTONI
Nel corso del 2011 la politica monetaria della Banca Centrale Europea è stata espansiva con tassi di interesse che si collocano nettamente al di sotto del tasso di inflazione europeo attestato pari al 3%. Le banche private dei paesi europei possono approvvigionarsi in quantitativi illimitati di moneta a tassi intorno al 1%. Gli effetti della politica monetaria espansiva sono però circoscritti solo ad alcuni paesi (quali la Germania e l’Olanda) mentre negli altri paesi tali effetti non si propagano poiché è messa in gioco la credibilità del debitore (ad esempio Grecia, Spagna , Italia).
Tutti i paesi dell’Unione europea sono invece accomunati dalla politica fiscale restrittiva che comporta provvedimenti quali il blocco dei salari dei dipendenti pubblici, licenziamenti, aumento dell’imposizione fiscale. Le imprese e le famiglie italiane sono quindi nella situazione peggiore dove tutti e due gli strumenti in mano al pubblico, quello monetario e fiscale, sono restrittivi. Ciò comporta una diminuzione di investimenti delle imprese e una riduzione dei consumi aggravata dalla paura nel futuro, tipico delle società con una popolazione in cui è presente una forte componente di anziani. Come si può uscire da questa situazione? Se ne può uscire cercando di vendere i nostri prodotti e servizi all’estero. Gli scambi internazionali sono cresciuti del 6% nel 2011 si stima che crescano del 3% nel 2012 e del 7% nel 2013. E qui troviamo una buona notizia diffusa dall’Istat il 18 gennaio 2012 che ha comunicato i dati relativi al commercio con l’estero aggiornati al mese di novembre 2011. Nel periodo gennaio-novembre 2011 si rilevano tassi di crescita tendenziali delle esportazioni pari al + 11,9% maggiori del +10,6% delle importazioni. Nei primi 11 mesi il disavanzo commerciale ha raggiunto i 25,8 miliardi in miglioramento rispetto al 2010 (-27 miliardi). Il saldo non energetico (+30,5 miliardi) è in forte aumento sul 2010 (+19,6 miliardi), mentre quello energetico sale a 56,3 miliardi dai 46,6 miliardi del 2010.
In termini di volumi le esportazioni aumentano del 4,3 % frutto di un aumento dell’1,5% nei Paesi Ue e dell’8,3% nei Paesi Extra Ue; relativamente alle importazioni i volumi diminuiscono dello 0,4% che derivano da un aumento dello 0,9% delle importazione dai Paesi Ue e da un calo dell’ 1,1% dei Paesi Extra Ue. Ciò conferma l’integrazione dei mercati europei e il positivo effetto per il commercio, per i paesi appartenenti all’area, del valore unico della moneta.
Il calo dei volumi importati sono più alti nei beni di consumo durevoli (- 6%) in prevalenza autoveicoli e nell’energia (- 6%); le cause sono note, nel primo caso i dati coincidono con il calo delle vendite di autovetture nel corso del 2011, nel secondo incominciano a fare effetto i forti investimenti nel risparmio energetico e nelle nuovi fonti di energia di cui si sono rese protagoniste, complici le agevolazioni fiscali, le imprese e le famiglie italiane in questi ultimi anni. Una strategia, quella del risparmio energetico, che va perseguita poiché il peggioramento del saldo energetico rischia di continuare a causa della perdita di valore dell’Euro nei confronti delle altre monete avvenuto nella parte finale del 2011.
Nella settimana successiva al varo dei provvedimenti sulle liberalizzazioni da cui il governo si attende effetti positivi per lo sviluppo del paese diventano quindi importanti tutte quelle norme che aiutano le imprese a migliorare il vantaggio competitivo per poter esportare: norme che vanno dal costo dell’energia alla migliore produttività del settore amministrazione pubblica. Una pubblica amministrazione il cui compito è quello di individuare norme più semplici e di velocizzare la fornitura dei servizi relativi alla giustizia.
Da parte loro gli imprenditori, i lavoratori e i cittadini è importante ricordino come l’uscita dell’Italia dalla miseria nel secondo dopo guerra è stata possibile grazie al forte sviluppo delle esportazioni e delle rimesse che i nostri emigrati inviavano in Italia Si può replicare a patto che ognuno aiuti la capacità del sistema Italia di esportare con il buon gusto, il buon senso, l’arte, la cultura, prodotti tipici che sono legati al nostro territorio e sono il patrimonio della storia di questo Paese.