I cambiamenti intervenuti nella società e nel modo di vivere rispetto alla ricerca condotta nel 1971
È incominciato il conto. O la conta, se preferite. Per vedere quanti siamo e come siamo sistemati, intendendo per “sistemazione” la nostra situazione (di noi italiani) dal punto di vista familiare, abitativo e lavorativo. I più zelanti (sempre ce ne sono) avranno sicuramente atteso con ansia lo scoccare della mezzanotte dell’8 ottobre, dopodiché, entrati nel fatidico giorno del 9 ottobre, armati di penna (attenzione: blu o nera, escluse le rosse) e di santa pazienza, hanno iniziato a rispondere da bravi cittadini alle domande del “15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni”.
Il sottoscritto ha qui sottomano il questionario ancora intonso (dopo dirò perché) dell’11° censimento, quello del 1971, che allora iniziava domenica 24 ottobre. Quarant’anni non sono pochi, ma neppure molti. È però un periodo significativo per rilevare – attraverso la comparazione delle differenze tra i due questionari, il vecchio e il nuovo, soprattutto per quanto riguarda il tipo di domande -, i cambiamenti nel frattempo intervenuti nella nostra società e nel nostro modo di vivere.
La prima differenza è data dal fatto che nel 1971 il questionario faceva riferimento al “capofamiglia”. Era lui (o lei), il capofamiglia, che doveva compilare i moduli, anche per gli altri componenti della famiglia. Ora il termine è scomparso. L’attuale questionario fa riferimento a “l’intestatario del foglio di famiglia”. C’è anche la precisazione – prima non c’era – di “Cosa si intende per famiglia?” (testuale): “Un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune”.
L’argomento è certamente prosaico, ma indicativo di come, rispetto a quaranta anni fa, siamo messi un po’ meglio. Il vecchio questionario chiedeva categoricamente al soggetto censito se la sua abitazione disponeva o non disponeva di gabinetto. Ora la domanda è stata riformulata: “ Quanti sono i gabinetti presenti nell’abitazione?”. Sì, d’accordo: c’è sempre la casella “zero” , però in compenso c’è la casella per segnalare se sono più di tre. In tal caso va precisato il numero. È scomparsa la domanda perentoria che quarant’anni fa ci chiedeva di precisare se nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1971 eravamo presenti o assenti in famiglia e – se assenti perché altrove – di specificare in quale Comune o in quale Stato estero e per quale motivo. Ora la domanda è stata addolcita, e l’Istat si accontenta di conoscere dove ci trovavamo il 9 ottobre, se in casa o, genericamente, in Italia o all’estero.
Che siamo messi meglio si evince da tutta una serie di domande che quarant’anni fa ce le sognavamo (e se le sognavano quelli dell’Istat). Il censimento 2011 ci chiede se abbiamo un impianto a energia rinnovabile (prima chiedeva solo se in casa avevamo l’elettricità), se abbiamo l’aria condizionata, se disponiamo di uno o più posti auto, di uno o più telefoni cellulari, di connessioni Internet. A proposito del quale va detto che la novità di questo censimento 2011 è quella di poter rispondere al questionario per via telematica. Novità che, puntualmente, ha fatto cilecca per intasamento. Almeno in questi primi giorni.
Altre differenze, rispetto al questionario 1971, sono costituite da domande specifiche, aggiunte in seguito alla trasformazione della società italiana, divenuta ormai multietnica. Una realtà di cui l’attuale censimento non può non tener conto.
Infine una confessione. Per spiegare perché mi ritrovo con il questionario di quaranta anni fa ancora nel cassetto. Perché mai l’ho compilato e mai l’ho spedito. Sono sfuggito, quella volta, alla conta dell’Istat. Una banale dimenticanza. Spero che adesso non mi arresteranno. Giuro, però, che ho risposto a tutte le domande dei successivi censimenti e che, per questo del 2011, sono stato tra gli “zelanti” di cui si parlava all’inizio.