Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha varato la commissione contro il crimine organizzato

Le mafie non hanno confini, il crimine organizzato non si ferma alle frontiere. Con questa convinzione di fondo il Parlamento europeo ha deciso nell’ultima sessione plenaria di Strasburgo (17-20 aprile) di dar vita a una speciale commissione che affianchi le agenzie già operanti a livello nazionale ed europeo per fornire ulteriori strumenti di contrasto alle lucrose attività illegali che fruttano ogni anno alla malavita miliardi di euro e che lasciano sul campo una lista infinita di vittime e di truffati.

«Dal 2009, quando sono stata eletta all’Europarlamento, mi sono impegnata a portare in questa sede il problema delle mafie», ha dichiarato Sonia Alfano, eletta presidente della commissione speciale. «All’inizio gli eurodeputati degli altri Paesi pensavano si trattasse di una questione tipicamente e solamente italiana. Ora la prospettiva è cambiata e si comprende che il crimine organizzato è una minaccia che riguarda tutti gli Stati e tutti i cittadini europei».

Alfano, siciliana, da anni impegnata nel contrasto alla mafia – che uccise suo padre, il coraggioso giornalista Beppe Alfano, nel 1993 – parla di una commissione che «sarà subito operativa» e che «per prima cosa chiederà la partecipazione alle sue riunioni dei rappresentanti delle diverse agenzie» che si occupano di reati transfrontalieri, fra cui Europol, Eurojust, Olaf. «Si tratta di organismi fondamentali che operano in questo campo e noi vogliamo mettere in rete le diverse esperienze e le varie risorse per una lotta più efficace» e senza quartiere.

Il primo, grande obiettivo della commissione parlamentare sarà quello di consegnare all’Ue un testo unico antimafia. La presidente specifica: «Non intendiamo sostituirci all’autorità giudiziaria o a quella investigativa. Vogliamo semmai fornire ulteriori mezzi», conoscitivi, legislativi, per agire contro un tipo di crimine in costante evoluzione, che fa affari con il riciclaggio di denaro, i traffici illeciti di droga e armi, con le scommesse, con la vergognosa tratta di esseri umani e altri reati.

Il Parlamento Ue ha riconosciuto che in Italia è presente la migliore legislazione antimafia d’Europa. Strumenti come il sequestro dei beni e il carcere duro possono – secondo molti eurodeputati – essere utili nella lotta al crimine organizzato, purché, è stato ribadito da vari gruppi politici, non si vadano a ledere in questa azione, le libertà, la privacy e i diritti dei cittadini onesti. Evidentemente la lotta al terrorismo operata a 360 gradi in alcuni Paesi, a partire dagli Stati Uniti, non convince tutta l’Europa… Lo si è visto nella stessa sessione dell’Assemblea quando si è trattato di votare il nuovo accordo sul trasferimento dei dati personali dei passeggeri aerei europei al Dipartimento per la sicurezza degli Usa. Quella contro il crimine organizzato si profila comunque come una battaglia che deve partire dalle istituzioni politiche, dalle forze di polizia, dalla magistratura, e va compiuta con gli strumenti più moderni e sofisticati. Non a caso la commissione parlamentare indica «in tanti colletti bianchi» che si «annidano dentro le istituzioni politiche» pericolose forme di fiancheggiamento della delinquenza globale. «Sono convinta che dentro le istituzioni – ha dichiarato Alfano – ci sono molte persone che non operano per gli interessi della collettività e che hanno spalleggiato il crimine. Ma credo anche che ci siano tante altre persone nelle istituzioni che sono impegnate per la giustizia, per la legge, e noi saremo al loro fianco. Saremo al fianco dei magistrati che di battono contro la criminalità. Sono certa che le istituzioni in tutta Europa faranno la loro parte contro tutte le mafie».

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