Questo è quanto vorrebbe compiere l’Arcivescovo, secondo le anticipazioni del Vicario di Zona monsignor Carlo Azzimonti: «Nei prossimi mesi mi attendo una mobilitazione sul territorio». Nella prima settimana di Quaresima un momento simbolico di preghiera condivisa

di Annamaria BRACCINI

Duomo Milano

Un video per prepararsi, attraverso alcuni ambiti affrontati da esperti, alla futura Visita pastorale dell’Arcivescovo nella Zona I, in un cammino di discernimento che trova in questo tempo, che avvicina all’Avvento, un momento particolarmente propizio, come indicato nella sua Proposta pastorale. A illustrare il senso di questa iniziativa è monsignor Carlo Azzimonti, Vicario episcopale di Zona, che sottolinea come «anzitutto serva a stimolare una riflessione nei difficili mesi che stiamo vivendo, proprio per interrogarci su cosa sia accaduto e accada, su quanto è cambiata e sta cambiando la città e su come viviamo, come Chiesa, tutto questo dentro la città».

Il video può aiutare anche a comprendere meglio il significato della Visita pastorale?
Sì, credo che occorra recuperarne il senso. Sappiamo che, secondo il Diritto canonico, la Visita è uno dei compiti più solenni compiuti dal Vescovo, che periodicamente deve visitare le sue comunità. Però oggi forse bisogna imprimerle un significato nuovo. Quello che vorremmo realizzare e che l’Arcivescovo vorrebbe compiere a Milano è assumere uno sguardo contemplativo della Chiesa che è nella città, verso la città intera: questa è la novità.

Che tipo di ricaduta si attende da questa scelta nella sua qualità di Vicario episcopale per Milano?
Le indicazioni da parte di quanti abbiamo chiamato “osservatori” sono centrate su quale speranza sia praticabile per chi vive oggi la metropoli, sui giovani, sul prendersi cura gli uni degli altri di fronte al trauma imponente che abbiamo vissuto e che, purtroppo, ancora stiamo vivendo. Ma, al di là della situazione contingente, tali provocazioni debbono aiutarci a ripensare il nostro essere Chiesa nella città. Mi attendo questo: che nei mesi prossimi vi sia una mobilitazione, un fermento in tutte le presenze di Chiesa sul territorio per raccontare al Vescovo le proprie fatiche e gioie e per essere, poi, invitati da lui a immaginare ripensamenti coraggiosi nelle pratiche pastorali.

È una sfida a conoscerci meglio?
Facciamo ancora fatica a riconoscersi. Spero che la Visita del Vescovo permetta questo reciproco riconoscimento, per incoraggiarci ad annunciare il Vangelo nella grande metropoli. C’è una presenza di Chiesa non solo nelle parrocchie, ma anche attraverso i movimenti e le associazioni – che abitano in modo piuttosto consistente la città, innervandone il tessuto -, come pure nei grandi ambienti di vita come gli ospedali, le Università, le scuole.

Questo è il primo momento di un cammino più lungo che porterà alla Visita nell’autunno 2021. Quali altri passi pensate di predisporre?
Dopo il tempo natalizio, i Consigli pastorali saranno sollecitati, con una semplice scheda di domande, a pensare alle ricadute pastorali di questo tempo che stiamo sperimentando e a immaginare come camminare in futuro per promuovere una missionarietà più diffusa, a partire anche dai gesti concreti lasciati in eredità dalla Visita pastorale del cardinale Scola. Quindi ci saranno appuntamenti, prima a livello parrocchiale e di Comunità pastorale, poi a livello di decanato – oltretutto in un tempo di radicale cambiamento dell’articolazione decanale – nei quali si proverà a delineare qualche volto della propria comunità da presentare al Vescovo. Contestualmente, nella prima settimana di Quaresima 2021, ci sarà un momento simbolico di preghiera condivisa. Infatti, lunedì 22 febbraio, l’Arcivescovo darà avvio, in Duomo, agli Esercizi spirituali e, successivamente, ci si raccoglierà nelle chiese parrocchiali della città, proseguendo attraverso una griglia celebrativa comune e con l’aiuto di un predicatore che registrerà alcune meditazioni offerte liberamente a tutti in modo che ci sia anche un pregare e un riflettere sulla Parola di Dio insieme. Questo sarà un altro segno di comunione della Chiesa nella città.

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