Il consigliere del ministro della Salute: proseguire con i tamponi e le misure di sicurezza e protezione, ripensare e rafforzare il Sistema sanitario nazionale

di Giovanna PASQUALIN TRAVERSA

Foto Sir / Calvarese

L’Italia «deve continuare a essere prudente e a fare i tamponi». Lo ha detto al Sir Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane, nel corso della conferenza stampa di presentazione online del Rapporto Osservasalute 2019. Rispondendo a una domanda del Sir, in attesa del parere del Comitato tecnico scientifico (Cts), sulla posizione che l’Italia dovrebbe assumere rispetto alle nuove linee guida dell’Oms – in base alle quali sarebbero sufficienti tre giorni senza sintomi per l’uscita dall’isolamento dei pazienti risultati positivi al Sars-CoV-2 e quindi non occorrerebbero più due tamponi negativi a distanza di 24 ore – Ricciardi ha premesso che l’Oms «si muove sempre a livello globale». Nello specifico ha fatto le sue valutazioni «in funzione di Paesi come Pakistan, India e Brasile, nei guai fino al collo a causa della loro scarsa capacità diagnostica», che in quei casi «va riservata alle prime diagnosi per individuare i nuovi casi». L’Oms, ha proseguito l’esperto, «ha raccomandato anche che chi può, deve continuare. La mia posizione, che ho rappresentato al Ministro della Salute, è che l’Italia deve continuare a essere prudente».

Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato come l’epidemia Covid-19 abbia rivelato lacune e fragilità del decentramento in sanità mettendo a rischio l’uguaglianza dei cittadini e la capacità di fronteggiare le emergenze. «Il Servizio sanitario nazionale è arrivato a questo tsunami totalmente impreparato – ha osservato Ricciardi ; dopo anni di tagli, debole dal punto di vista strutturale e delle risorse. L’eroismo di medici e infermieri ha fatto sì che tenesse, ma questa lezione ci deve insegnare per il futuro che il Ssn è una risorsa preziosa, la nostra opera pubblica più importante, ma è strutturalmente debole e con troppe disuguaglianze tra regione e regione». Per questo occorre cercare di  rifinanziare il sistema, ma in maniera stabile, attraverso il Mes che destina all’Italia 37 miliardi per la sanità con interessi praticamente zero. «Se non ridisegniamo e rafforziamo il sistema sanitario nazionale con queste risorse – il monito dell’esperto – condanniamo il Paese a una sottocapacità assistenziale, considerando che un italiano su due soffre di una patologia cronica».

Di fronte ai sempre più frequenti episodi di allentamento delle misure di sicurezza, assembramenti, mancato rispetto del distanziamento fisico, soprattutto fra i giovani, il consigliere del Ministro della Salute avverte: «Il virus non si è indebolito, è lo stesso di gennaio, con la stessa capacità di diffusione. Se abbassiamo la guardia tornerà, non con gli stessi livelli di febbraio – marzo perché la nostra capacità diagnostica e di trattamento è aumentata, ma tornerà». Probabilmente «si diffonderà fra i giovani che, a causa della mancanza di misure di sicurezza trasmetteranno l’infezione a nonni e genitori».

Per quanto riguarda la App Immuni, il professore si è detto «profondamente insoddisfatto. Nella concezione della App la politica ha deciso di privilegiare la tutela della privacy rispetto all’efficacia del contenimento dell’epidemia. Se, speriamo mai, si verificassero migliaia di casi come li rintracceremmo?», si è chiesto citando il caso della Regione Veneto che, «pur violando la privacy, ha fatto la geolocalizzazione riuscendo così a circoscrivere i focolai». Immuni, ha proseguito il consigliere del Ministro della Salute, «non ha la geolocalizzazione ma il Bluetooth, e ha tutta una serie di paletti che tutelano assolutamente la privacy, ma non consentono di rintracciare qualcuno. A questo aggiungiamo che a oggi è stata scaricata da meno di 3,5 milioni di cittadini, mentre la percentuale minima perché sia efficace deve essere almeno il 60% della popolazione». Tuttavia, ha precisato, «questo non è solo un problema italiano, ma europeo: l’Europa privilegia la tutela della privacy, che va sicuramente protetta, ma io credo che in tempi di emergenza si debba privilegiare la vita umana».

Come continuare, intanto, a difendersi dai contagi? «Anzitutto mantenendo il distanziamento fisico, che purtroppo vedo in alcuni casi sta venendo meno; poi, siccome la stragrande maggioranza dei contagi avviene attraverso le mani, occorre continuare a lavarle frequentemente e con attenzione. Distanziamento fisico e lavaggio delle mani possono da soli evitare quasi il 100% dei contagi. Negli ambienti chiusi e ovunque non sia possibile mantenere le distanze, si deve indossare la mascherina». Per quanto riguarda le vacanze estive, preferibile evitare l’aereo ancora per qualche settimana e attenzione all’igiene delle strutture alberghiere: «Non dobbiamo essere spaventati, ma preoccupati sì, fino a quando non avremo un vaccino che ci metterà in sicurezza». E comunque, la frequenza delle epidemie negli ultimi decenni dimostra che «la pandemia diventa un nuovo elemento della contemporaneità che dobbiamo imparare a fronteggiare».

 

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