Il cardinale Turkson, l’Arcivescovo ed esperti internazionali hanno approfondito, in “Cattolica” il senso del Documento vaticano “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”. Presso l’Ateneo verranno promossi anche laboratori sul tema

di Annamaria BRACCINI

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L'Arcivescovo e gli altri relatori intervenuti al convegno alla Biblioteca Ambrosiana

Un Convegno internazionale, promosso dall’Università Cattolica in collaborazione con l’Arcidiocesi, per riflettere sull’economia e l’etica, ma soprattutto per disegnare un futuro diverso – e possibile – della finanza e un sistema economico e produttivo sostenibile e includente.
Presso l’Ateneo, a partire dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale pubblicato a maggio 2018, “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”, i saluti iniziali sono affidati al rettore della “Cattolica”, Franco Anelli, all’Arcivescovo e all’Assistente ecclesiastico generale, monsignor Claudio Giuliodori, mentre per gli interventi si siedono allo stesso tavolo, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero che si è occupato della redazione del documento, Nien-Hê Hsieh, docente di Etica alla Harvard Business School, e J. Christopher Giancarlo, presidente emerito della US Commodity Futures Trading Commission.
«Credo che questa Università possa essere orgogliosa di aver interpretato il Documento come uno stimolo. Su questo stiamo elaborando un lavoro ad ampio raggio», spiega Anelli illustrando l’avvio di un percorso articolato in 8 laboratori, che si terranno durante l’anno accademico 2020-2021, come momenti di confronto tra accademici, studenti e professionisti.
«Abbiamo la chiara consapevolezza che siano necessari nuovi modelli, come dimostrano i “Nobel” per l’economia assegnati quest’anno. Ciò significa maturare la consapevolezza che non è solo questione di elaborare obiettivi, ma di renderli prassi, coniugando la scienza con i valori della fede e riflettendo come questi principi possano diventare operativi. Quindi, occorre comprendere i fenomeni e riflettere sui modelli e perché si diffondano tali obiettivi sono fondamentali le agenzie educative come le Università», conclude il Rettore.

L’intervento dell’Arcivescovo

«L’economia e la finanza si presentano come una macchina che deve funzionare e per cui servono tecnici, ma mi sembra che la formazione tecnica e scientifica possa avere esiti diversi», dice in avvio della sua comunicazione, l’Arcivescovo che aggiunge: «Vi è un esito che sembra raccomandare di non pensare, di non fare e farsi domande. Pensare, infatti, può anche distrarre ed essere considerato inutile per un meccanismo che ha regole decise altrove e che non si possono discutere».
Ma poi, «c’è la convinzione che il tecnico sia sempre un uomo e una donna e che la persona sia preferibile a un robot o un software appunto perché può pensare e capire se una cosa è un bene o un danno per il bene comune».
Il pensiero del vescovo Mario va alla nozione cristiana di libertà, «che non è ingenua e non immagina una libertà sciolta da ogni contesto e condizionamento. È una libertà che si dà sempre in una situazione data e in una vita che riconosciamo determinata da molti meccanismi – talvolta vincolanti e, per questo, affidabili – e da procedure rigorose».
Eppure, per usare il titolo della Proposta pastorale, “Ogni situazione è occasione”. «È necessario essere il più possibile competenti e lo è altrettanto conservare la dignità di persone libere: la concretezza non è una costrizione a diventare un ingranaggio funzionale all’insieme, ma è la condizione per formarsi un giudizio su come questo funzioni, su chi lo faccia funzionare, a che cosa serva, se sia bene o male e se sia auspicabile un cambiamento».
L’idea di approfondimento promossa, per i mesi prossimi, dalla “Cattolica” è, dunque, «un’iniziativa intesa a promuovere la libertà»
«Cerchiamo di formare tecnici preparati, professionisti competenti, ma che siano uomini e donne che vivano e pratichino la libertà».
È che qualcosa stia veramente maturando, per una sostenibilità economica e finanziaria diversa, è anche la convinzione di monsignor Giuliodori che cita papa Francesco e la sua decisione di convocare ad Assisi, il 26-28 marzo 2020, i giovani economisti under 35 al fine di siglare un patto.

La relazione del cardinale Turkson

«La questione della finanza non è aliena alla Chiesa e se ne trova una traccia evidente nelle Scritture. La sfida, oggi, sta a noi e riguarda tutte le forme di attività finanziaria in vista del bene comune. L’economia ha bisogno di etica per funzionare bene, come indica il Papa che ha ribaltato questo mondo infatuato dal denaro. Nulla può sostituire la persona umana: il denaro può servire, ma non può diventare un idolo, la dittatura di un’economia impersonale. Dovremmo estendere e aumentare gli sforzi per promuovere l’inclusività della famiglia umana. Tutto deve essere guidato da principi morali che sono il risultato della fede e della carità, perché nella gestione dei beni diamo testimonianza della nostra identità cristiana», scandisce il cardinal Turkson. «L’economia, in sé, non è cattiva o buona, ma dipende dall’utilizzo che se ne fa, in vista del bene delle persone e della salvaguardia del creato. Bisogna far sì che i principi del Vangelo permeino l’economia e la finanza».
Insomma, non solo profitto, ma operare per il bene della gente, così come si evidenzia nel Documento. «A lungo la globalizzazione è stata dominata dalla convinzione che i liberi mercati avrebbero prodotto maggiore ricchezze per tutti e l’integrazione dei popoli,ma ora, specie dopo la crisi, si mette in dubbio che il mercato libero sia in grado di correggersi da sé e di produrre sostenibilità, tanto che la liberalizzazione continua ha portato a un nuovo gruppo di multinazionali che esercitano un mercato del debito di tipo predatorio che difende l’esclusione e non la solidarietà».
Ma come riformare il sistema? Come promuovere lo sviluppo umano integrale e il bene della famiglia umana? Con regole, come indica il Pronunciamento, nella consapevolezza di alcuni errori «antropologici di base». Come l’idea che riduce la persona all’uomo individualista, consumista, dedito solo al profitto, non considerandolo un essere relazionale. «Il business esiste non solo per massimizzare l’interesse, ma anche per essere “co-creatori” con Dio, nel generare bene e prosperità. L’errore è anche sul senso del benessere che «significa stare bene con gli altri».
«La dimensione speculativa e predatoria della finanza non fa nemmeno il bene dell’economia e tutti questi errori possono portare a una svalutazione dell’etica, creando un divario crescente di sperequazioni e portando a una dubbia relazione tra la politica e l’economia. Secondo il nostro Documento è arrivato il momento di promuovere l’umano, dove il denaro deve servire e non dominare». La soluzione? «È nello sviluppo di un nuovo tipo di economia che abbia linee in grado di promuovere il bene delle persone con una riflessione sugli strumenti di intermediazione finanziaria e con regole incentrate sulla persona. Ad esempio introducendo diverse forme di investimento come il microcredito o finanziamenti etici. Siamo noi che decidiamo cosa comprare: così possiamo influenzare il mercato e la finanza stessa ».
A margine, giunge dal Cardinale anche l’annuncio di un nuovo documento – in preparazione – utile a orientare linee virtuose per i piani di investimento delle Diocesi e per armonizzare le iniziative in campo economico dei diversi Dicasteri vaticani.

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