Edwin Chow, presidente della Federation of Catholic Students: «Anche se l’indipendenza è difficile da raggiungere, cerchiamo di evitare che la nostra città diventi Cina. Spero che i giovani di altri Paesi possano sostenerci»

di Maria Chiara BIAGIONI

Proteste a Hong Kong

La parola a chi da giugno a Hong Kong sta lottando in modo pacifico per la libertà e la democrazia. Parla Edwin Chow, presidente ad interim della Hong Kong Federation of Catholic Students, la Federazione degli studenti cattolici, dall’inizio delle proteste in prima fila per «il futuro e il benessere» di Hong Kong. La parola dunque ai giovani che stanno lottando per non andare via e rimanere in una città che possa garantire loro indipendenza e libertà. Non è uno scherzo: le manifestazioni stanno sempre più assumendo la connotazione di vere battaglie urbane; le violenze si fanno sempre più brutali e decine sono i ragazzi e le ragazze arrestati dalla polizia. Al confine, lo spettro di un intervento militare da parte della Cina. Parla Edwin e spiega le ragioni che hanno spinto gli abitanti di Hong Kong a sfilare compatti per le strade della città. Non è facile prendere un appuntamento con lui. Sono giorni di forte impegno, si scusa per mail, garantendo però di trovare il tempo per parlare con noi.

Puoi dirci quali sono le ragioni della protesta? Quali sono le paure e le speranze dei giovani di Hong Kong? Cosa chiedono alla leadership politica locale? Si sentono ascoltati nelle loro richieste?
All’inizio il motivo della protesta era principalmente quello di opporsi al disegno di legge sulla estradizione che consente alle persone di Hong Kong di essere mandate in Cina per essere sottoposte a processo. Dopo il 12 giugno i manifestanti chiedono principalmente cinque cose: primo, il ritiro definitivo della legge; secondo, l’implementazione del suffragio universale in entrambe le elezioni del capo del governo e del consiglio legislativo; terzo, il governo deve ritrattare la definizione degli scontri violenti come «sommosse»; quarto, l’avvio di un’indagine completamente indipendente sulle azioni della polizia; quinto, tutte le persone arrestate in relazione agli scontri devono essere liberate incondizionatamente. Fino ad ora, nessuna delle nostre richieste è stata ascoltata dal governo, poiché il disegno di legge è stato solo sospeso, ma non completamente ritirato. Pertanto, il governo lo può riavviare in qualsiasi momento.

Qual è il ruolo della Chiesa cattolica?
La Chiesa cattolica ha un ruolo di supporto in questo movimento. Durante le manifestazioni, molte chiese a Hong Kong sono rimaste aperte per dare un rifugio, una protezione e un ristoro ai manifestanti. Inoltre, da giugno, la Federazione degli studenti cattolici ha organizzato incontri di preghiera e persino messe. Anche parrocchie e organizzazioni della diocesi hanno organizzato iniziative di preghiera per Hong Kong.

Temete un intervento militare da parte della Cina?
Sì, lo temiamo. Ma non credo che questo possa accadere davvero. Dato che Hong Kong rappresenta ancora un interesse economico per la Cina, se la Cina dovesse utilizzare metodi militari per intervenire sulle questioni di Hong Kong, sarebbe arrecare un danno enorme all’economia di Hong Kong. Penso che la Cina non sacrificherebbe mai questo interesse.

Come vedi e cosa speri il tuo futuro? Sappiamo che molti giovani stanno lasciando Hong Kong. Sei preoccupato di questo esodo?
Non vedo il mio futuro in modo molto positivo. Penso che ci saranno solo due possibili esiti nel nostro futuro. Il primo scenario: il governo cinese vince reprimendo il movimento. In questo caso, la Cina rafforzerà il suo controllo su Hong Kong ed un giorno Hong Kong potrebbe diventare come Pechino. Questo è il futuro di cui abbiamo paura. Per questo motivo, le persone lasciano Hong Kong e chi rimane cerca di resistere. Il secondo scenario: il popolo vince, finiscono le interferenze sugli affari di Hong Kong e Hong Kong acquista l’indipendenza. Non credo però che ciò possa accadere davvero in questo momento, anche se lo sostengo fortemente. Sebbene l’indipendenza sia difficile da raggiungere, alcune persone di Hong Kong, tra cui me, rimaniamo e lottiamo per la nostra libertà, cercando di evitare che Hong Kongo diventi Cina.

Come pensi allora che possa finire questa situazione? Quali vie di uscite intravedi? Hai suggerimenti?
Non credo che il movimento finirà, a meno che il governo non risponda alle richieste del popolo. In realtà non ho suggerimenti da dare al governo perché è sua responsabilità risolvere i problemi sociali e le richieste della gente sono ovvie. Credo che rispondere alle richieste della gente sia l’unica via d’uscita.

Vuoi fare un appello ai giovani del mondo?
Spero che i giovani di altri Paesi possano sostenere Hong Kong. Spero che i giovani possano sempre avere il coraggio di lottare per la propria libertà e la giustizia, poiché penso che questa sia una nostra responsabilità. Abbiamo il tempo davanti a noi e siamo il futuro della società.

 

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