Per il segretario generale della Cei «i momenti di tensione non si superano intensificando la stessa, ma individuando percorsi che non possono essere al di fuori della Carta costituzionale»
«Ognuno cerca di motivare le proprie ragioni, ma alla fine si rischia che a pagare il prezzo più alto sia quel popolo in nome del quale tanti parlano». Lo dice all’agenzia Sir mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, all’indomani dell’apertura della crisi politica e istituzionale con la rinuncia presentata da Giuseppe Conte al Capo dello Stato.
Galantino ricorda che «i momenti di tensione non si superano intensificando la stessa, ma individuando percorsi che non possono essere al di fuori della Carta costituzionale». Confermando la «vicinanza» al presidente Mattarella, che «accompagno con la preghiera», il segretario generale conclude: «Tutti pagano da queste situazioni, i poveri ancora di più perché hanno meno tutele. Ma a perderci siamo tutti, come immagine dell’Italia perché all’esterno mostriamo una incapacità a guardare nella stessa direzione. Penso ci sia bisogno di un sussulto di dignità da parte di tutti, di attenzione e si voglia di incontro in nome del bene comune».