Per monsignor Pezzi la «valutazione positiva» della missione vaticana da parte del Ministero degli Esteri russo è «segno che non si chiudono le porte»
«L’importanza della valutazione positiva della missione di pace sta nel fatto che non si chiudono le porte e questo mi sembra il momento dell’ascolto, il momento di non spegnare la speranza». Raggiunto telefonicamente, così monsignor Paolo Pezzi, Arcivescovo di Mosca e Presidente dei vescovi della Federazione russa, commenta la dichiarazione rilasciata all’agenzia Tass dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sui «tentativi del Vaticano di facilitare la fine del conflitto in Ucraina», riconoscendo – si legge ancora nella dichiarazione – il «sincero desiderio della Santa Sede di facilitare il processo di pace».
Monsignor Pezzi commenta: «Questo secondo me facilita e anche favorisce un processo che consente di diminuire questo senso di tensione per quanto avviene e per le notizie che ci arrivano. Ci sostiene anche nella fatica quotidiana». Riguardo poi la percezione che il governo russo ha di papa Francesco e del suo lavoro, l’Arcivescovo di Mosca risponde: «Ho detto al Papa stesso che c’è una grande stima verso di lui, perché si può non essere d’accordo con lui, ma non si può non riconoscere la sua sincerità, la sua reale passione. Non c’è la ricerca di interessi personali, né la ricerca di compromessi che possono fare del male a qualcuno. La sua è una posizione che abbraccia, che rilancia, quindi questo si percepisce molto bene».
La piccola Chiesa cattolica russa sta guardando con attenzione questi passi. «Noi seguiamo tutto quello che avviene – conferma Pezzi -, innanzitutto con la preghiera che è incessante e poi con l’offerta quotidiana. Perché offrire a Dio le proprie azioni quotidiane cambia, muove i cuori e muove il cuore di Dio e quando si arriva a toccare il cuore di Dio, si può stare certi che poi lui agisce».
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