“Iustitia”, la rivista dei giuristi cattolici, dedica a questo tema un forum del suo ultimo fascicolo. Tra i contributi, anche quello del cardinale Scola su “Il significato del bene comune”

L'avvocato Benito Perrone

Dopo il fascicolo dedicato alla famiglia, Iustitia, la rivista dei giuristi cattolici diretta dall’avvocato Benito Perrone, dedica ai cattolici e al loro impegno in politica il forum del fascicolo n. 3/2012, comprensivo della lezione magistrale su “Il significato del bene comune” del cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, e dell’editoriale di Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente onorario del Consiglio di Stato. Nella sostanza, una chiamata – materializzata nei quesiti rivolti ai destinatari – al risveglio della coscienza politica per la riscoperta delle condizioni fondamentali idonee a ridare, contro l’attuale disorientamento, certezze sui valori, e affidamento – e non sfiducia – nelle istituzioni.

Le risposte sono, in generale, forti e provocatorie, talune anche inattese: il bene comune «un valore non più ovvio» (Scola); la società civile, non sottoposta alle istituzioni politiche, ma queste ultime sussidiarie alla società civile (Donati); in positivo i cattolici – illuminati dalla dottrina sociale della Chiesa – impegnati a elaborare un programma primario di tipo solidaristico, coinvolgente i temi della vita, della famiglia, dell’economia, dei rapporti tra culture (Cardia); nessun ambito politico sottratto ai compiti propri dei fedeli laici che devono rivestirsi di coraggiosa perseveranza e responsabilità per far emergere quei valori fondamentali su cui si erge la vita concreta della società civile, oggi attraversata da culture e fedi religiose diverse (Buzzi).

Per sua natura, l’attività politica trova giustificazione, e la sua assoluzione, solo se vengono ricercate e prodotte condizioni di vita che rendano migliore la convivenza di tutti. A questi fini, il compito dei cittadini, a maggior ragione il compito dei cattolici, è davvero importante: nel presente, e in particolare nelle attuali difficoltà, una volta abbandonata la diffusa tendenza a delegare, occorre, prima di tutto, caricarsi in prima persona e con autentico spirito di servizio del «compito di innalzare i livelli di comportamento sul piano etico e della legalità contro ogni forma di corruzione e utilizzo del potere per fini personali» (Chieppa). Con il valore aggiunto, ugualmente imprescindibile, di una posizione di umiltà nel dialogo e di rispetto verso ogni persona. È su queste basi che il dovere di una presenza-partecipazione, per rispondere adeguatamente ai problemi che la società e il suo evolversi continuamente pongono, può essere degnamente esercitato e risultare incisivo sui modi di agire, di pensare, di comportarsi della comunità. A questo riguardo, particolarmente eloquente è l’intervento di Umberto Ambrosoli, dal titolo Determinare la politica attraverso la normalità dell’impegno quotidiano.

I contributi degli studiosi intervenuti sui temi del forum a partire da questo fascicolo di lustitia – in prima linea i giuristi (Chieppa, Cardia, Trailo, Perfetti, Bassani e Ambrosoli), quindi il sociologo (Donati), il teologo morale (Buzzi), gli economisti (Beretta e Mazzotta), i giornalisti e pubblicisti (Cavalleri, Finetti) – vanno nella direzione voluta: si è inteso proporre una riflessione a tutto campo, esclusa ogni prospettiva di tipo elettoralistico: per cui niente “protagonismo a breve”. E per dirla con De Rita, si tratta di «lavorare con il passo lungo e su una logica di lunga durata, come si conviene a noi cattolici».

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