La Caritas Ambrosiana e quelle di Lombardia sono state abbinate alla Chiesa locale di Carpi, in particolare a tre zone pastorali dei Comuni di Mirandola, Novi e Rolo. Intervista ad Alberto Minoia, responsabile dell’Area emergenze nazionali e autore del reportage fotografico

di Luisa BOVE

Alberto Minoia

Nelle terre colpite dal terremoto si sta concludendo la prima fase di emergenza, la seconda sarà di lettura dei nuovi bisogni e di avvio di gemellaggi, per passare alla terza che sarà di ricostruzione. A dirlo è Alberto Minoia, responsabile dell’Area emergenze nazionali di Caritas Ambrosiana, che in questi giorni sta accompagnando la terza missione operativa nelle zone dell’Emilia e del Mantovano, con la regia costante di Caritas italiana.

Qual è la situazione oggi in quelle terre?
Rispetto all’andamento sismico si sta registrando una diminuzione per numero di scosse e per intensità. Questo fa sperare che soprattutto per quanto riguarda gli aspetti psicologici che hanno molto condizionato la vita delle persone, si possa rientrare quasi alla normalità, nonostante le difficoltà. Ci sono infatti ancora molti edifici inagibili (case, scuole, fabbriche, fattorie…), con tanta gente a vivere nelle tende. I numeri oscillano tra quelli ufficiali delle persone nelle tendopoli gestite direttamente dalla Protezione civile e quelle che hanno scelto una sistemazione autonoma.

Ma che differenza fa?
Nei confronti di chi ha scelto altre sistemazioninon esiste una responsabilità diretta da parte degli enti preposti all’emergenza, penso ad esempio a chi ha deciso di acquistare una tenda e di piantarla nel prato davanti a casa. Ognuno è libero di vivere in tenda, ma questo non permette una presa in carico. Ciò significa che una serie di attenzioni e di servizi di assistenza alla persona, che per legge sono obbligatori per chi vive nelle tendopoli, di fatto non sono dovuti. Se per esempio la persona anziana soffre il caldo e vorrebbe il condizionatore, non può averlo, mentre ai bambini non possono essere offerti i servizi rivolti ai minori. Le persone che hanno scelto soluzioni alternative sono tantissime, si parla di 150 mila, forse addirittura oltre 200 mila. È difficile censirli tutti perché c’è molta fluidità, con una situazione confusa e a macchia di leopardo.

Oltretutto anche il territorio è molto vasto…
Infatti. Si va da zone marginali, meno colpite nell’area di Rovigo, fino a Mantova e all’Emilia Romagna, con Bologna, Modena, Reggio Emilia, Carpi… la situazione è molto varia. Per esempio Carpi è il territorio più colpito in termini assoluti, infatti sono agibili solo 3 o 4 chiese su 38. È senz’altro la diocesi più piccola tra quelle colpite, ma in proporzione è la più danneggiata. Se i locali della parrocchia, la chiesa sono inagibili, vengono meno una serie di servizi e di attività pastorali ordinarie.

E la Caritas Ambrosiana che cosa state facendo?
Fin dai primi giorni ha raccolto le richieste da parte delle varie Caritas diocesane ed è intervenuta inviando tende di varie dimensioni, brandine e tutto ciò che serve per l’accoglienza, rispondendo a cooperative, associazioni, privati… Sono stati inviati anche beni di prima necessità, come abbigliamento intimo e materiale igienico-sanitario. La Caritas dell’Emilia Romagna ha creato un magazzino di coordinamento che fa da base ancora oggi. Abbiamo sollecitato le Caritas decanali perché ci aiutassero nella raccolta e in diverse comunità il servizio è andato a buon fine perché abbiamo già spedito quanto raccolto sul territorio. È ancora attivo il numero dell’Area Emergenze nazionali di Caritas Ambrosiana (02.76037277) e la mail emergenze@caritasambrosiana.it. Svolgiamo il nostro lavoro sempre in collaborazione con le Caritas della Lombardia e quella italiana.

Anche in questa occasione non è mancata la generosità ambrosiana…
Moltissime persone ci hanno chiesto di poter fare volontariato nelle zone terremotate, di accogliere persone, di mettersi a disposizione merce e in base alle richieste che arrivavano dai nostri colleghi delle Caritas nelle zone colpite dal sisma, abbiamo cercando di rispondere. Abbiamo già realizzato tre missioni operative per incontrare le comunità, per portare materiale raccolto, per montare le tende… Ora la Caritas italiana ha finalizzato ogni sforzo alla creazione di gemellaggi: la Caritas Ambrosiana e quelle di Lombardia sono state abbinati alla diocesi di Carpi, in particolare a tre zone pastorali dei comuni di Mirandola, Novi e Rolo, che comprendono 14 parrocchie (gestite da 12 parroci) per un totale di circa 40 mila abitanti. Stiamo prendendo i primi contatti con la diocesi, i direttori di Caritas e i singoli parroci per leggere e capire quali sono i bisogni e avviare il gemellaggio. Sulla scorta di precedenti emergenze, come quella dell’Abruzzo, prevediamo che il nostro intervento continuerà nel 2012 e anche nel 2013.

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