Giovani atlete lombarde hanno denunciato comportamenti vessatori da parte dei loro tecnici. Don Guidi (Fom): «Così si lega lo sport solo alla prestazione». L’allenatrice di una squadra d’oratorio: «Anche noi ci mettiamo costanza e tenacia, ma sapendo che il successo arriva per gradi»
di Claudio
Urbano
Violenze psicologiche, epiteti offensivi e umilianti rivolti in pubblico, pressioni estreme per mantenere i limiti di peso. Sono tante ormai le denunce nella ginnastica ritmica, arrivate sia dal mondo dilettantistico, sia da alcune ex atlete della Nazionale. Un caso che tocca particolarmente la Lombardia, sia per l’esposto presentato alla Procura di Brescia dalle madri di due giovanissime atlete, sia perché i riflettori sono puntati sul Centro federale di Desio, la palestra dove si allenano le “Farfalle” della Nazionale di ginnastica ritmica. Proprio le denunce di due ex atlete azzurre, Nina Corradini e Anna Basta, e il caso di Brescia hanno portato a intervenire anche il presidente del Coni Giovanni Malagò e il ministro dello Sport Abodi, che ha ammonito: «Non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati».
Denunce che hanno naturalmente creato sconcerto nel mondo della ginnastica ritmica, disciplina negli ultimi anni sempre più alla ribalta del grande pubblico proprio per i successi internazionali raggiunti dalle atlete azzurre. Si sono levate anche le voci di chi, come la capitana delle Farfalle Alessia Maurelli, assieme alla solidarietà per le compagne venute allo scoperto con le loro denunce, ha ricordato però di aver raggiunto risultati di eccellenza solamente con il duro lavoro, e ha sottolineato la correttezza di tutto lo staff della Nazionale.
L’inchiesta e la riflessione
Mentre prosegue l’accertamento dei fatti, sia in ambito penale, sia in quello della giustizia sportiva, le denunce degli abusi subiti – il rapporto con le allenatrici variava in base al peso, «se eri dentro i loro canoni ti trattavano in modo diverso», ha raccontato Nina Corradini a Repubblica – sollecitano in ogni caso una riflessione sul valore dello sport, che troppo spesso sembra essere appiattito sulla mera ricerca della prestazione a tutti i costi, perdendo di vista il benessere e la crescita armonica dei ragazzi.
Guidi: «Educazione in secondo piano»
Lo sottolinea don Stefano Guidi, responsabile della Fom (la Fondazione degli oratori milanesi) e assistente ecclesiastico del Csi Milano. «Il disagio educativo, le fragilità dei ragazzi, la fragilità educativa, gli scandali sportivi che riguardano i più giovani suscitano scalpore, richiamando un’immediata attenzione emotiva, ma poi non c’è molto altro – rileva -. I fatti che vengono denunciati, sui quali certamente non do un giudizio e che andranno verificati, provocano però una domanda radicale: nei percorsi educativi i ragazzi sono soggetti, oppure oggetti, funzionali al raggiungimento di altri scopi? Se guardo al mondo sportivo nel suo complesso mi sembra di vedere che spesso l’obiettivo educativo non è prioritario. Ci sono altre cose: il successo, gli interessi economici… Queste dinamiche indeboliscono la forza di un’esperienza sportiva fino a farla scomparire. E se a volte sono gli stessi ragazzi a porsi solamente l’obiettivo del successo, è perché tutti i modelli proposti ai nostri giovani sono solamente legati alla prestazione», denuncia.
L’allenatrice: «Un passo per volta»
La disciplina è certamente una componente fondamentale di ogni sport. Ma chi lavora coi ragazzi nel Csi e nelle tante altre società sportive di ispirazione cristiana e non, e sono molte quelle di ginnastica ritmica, ribalta la prospettiva. «La ritmica dà la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità, sia motorie, sia psicologiche. Bisogna impegnarsi moltissimo per un esercizio che poi si gioca tutto in un minuto, dopo aver lavorato per mesi. Ci vuole costanza e tenacia. È uno sport che certamente forma il carattere, e le ragazze che alleno sono sicuramente molto caparbie», assicura Cinzia Rucano, allenatrice della squadra di ginnastica ritmica dei 4 Evangelisti nata nel 1996 nell’omonima parrocchia di Milano. Ma Rucano, laureata in Scienze motorie e affiancata ora da una delle giovani che lei stessa ha visto crescere, aggiunge: «Proprio questo sport insegna che bisogna fare un passo per volta, e che la gratificazione arriva anno dopo anno. Insomma, tutto il contrario di quanto insegna la nostra società. Quando però si riescono a realizzare cose che sembravano impossibili, per le ragazzine è una grande soddisfazione».
Solidarietà di squadra
Quanto alle denunce sollevate in questi giorni, Rucano segnala che per le ragazzine dei 4 Evangelisti quello appare comunque un mondo lontano, dato che tutte vivono un’esperienza positiva. Tra i segreti c’è anche l’aiutarsi l’una con l’altra: «Anche nelle competizioni nazionali a cui partecipiamo, quelle della Pgs (Polisportive Giovanili Salesiane) e dell’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport) ho visto le ragazze andare a consolare le avversarie dopo un errore; e nonostante questo possa sembrare uno sport individuale, in realtà è forte lo spirito di squadra».
I valori dello sport, insomma, sono quelli olimpici. Ai quali già da ora Fom vuole avvicinare i ragazzi, mentre si va verso Milano-Cortina 2026. Il percorso “OraSport On fire Tour”, che toccherà tutti gli oratori, darà la possibilità ai ragazzi di sperimentare i valori positivi propri dello spirito olimpico.