Nell’incontro in Vaticano il presidente francese ha chiesto al Pontefice di telefonare al presidente russo, al patriarca Kirill e al presidente Usa Biden, per favorire il processo di pace
di Alberto
Baviera
Agensir
«Non tutti si sono rassegnati al fatto che debba andare avanti finché una delle due parti vinca sul terreno di guerra. Dobbiamo registrare sintonia tra i due leader mondiali – Macron e Papa Francesco – che, in questi mesi, non hanno rinunciato all’ipotesi di una mediazione tra le parti. Scholz, che all’inizio era l’altro leader più possibilista per il dialogo si è sfilato nel tempo». Così Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commenta gli ultimi sviluppi diplomatici sulla guerra in Ucraina.
Al settimanale francese Le Point, il presidente Emmanuel Macron ha rivelato di aver chiesto a Papa Francesco, incontrato in Vaticano, di telefonare al presidente russo Vladimir Putin, al patriarca ortodosso Kirill, ma anche al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per sedersi al tavolo delle trattative e favorire il processo di pace che metta fine alla guerra in Ucraina. Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato alla Tass che Mosca accoglie con favore la proposta.
Per Scaglione «è significativo che Macron abbia proposto che il Papa parli anche con Kirill oltre che con Putin e Biden. Sappiamo infatti quanto la Chiesa ortodossa russa abbia prima “fornito” alcune delle questioni ideologiche di questa guerra, vere o presunte che siano, e poi di quanto Kirill in persona si sia speso per la spedizione russa in Ucraina. Macron da buon politico sa che una mediazione solitaria del Papa incontrerebbe ipso facto in automatico l’opposizione della Chiesa ortodossa russa. Una mediazione del Papa che passasse anche dal dialogo con Kirill avrebbe subito un’altra dimensione». E poi c’è Biden: «Se gli Stati Uniti decidessero che questa guerra deve finire – rileva Scaglione – sicuramente avrebbero tutti gli strumenti per convincere gli ucraini. Gli Usa finora hanno speso 70 miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina, per cui gli statunitensi hanno ottimi motivi teorici e concreti per convincere gli ucraini a sedersi al tavolo della trattativa».
Un’istanza superiore
«La proposta di Macron è molto articolata e il fatto che sia stata affidata al Papa, in qualche modo, dimostra che lo stesso presidente francese capisce che bisogna appellarsi ad un’istanza ancora superiore», sottolinea Scaglione, che si sofferma anche su quello che ritiene “il punto debole” della proposta di Macron: «Anche il presidente francese, come tutti i leader occidentali, ripete che la pace si potrà fare solo quando e come decideranno gli ucraini. E questa è una contraddizione in termini perché, ferme restando le ragioni dell’aggredito e le responsabilità degli aggressori, gli ucraini si sono a un certo punto convinti – e le vicende del campo di battaglia nelle ultime settimane sembrano dar loro ragione – che possono vincerla questa guerra. Perciò in questo momento gli ucraini non sono affatto inclini a mediare, tanto più sapendo di poter contare sul sostegno senza se e senza ma dell’intero mondo occidentale». Tutti i ragionamenti sui possibili sviluppi della proposta vengono fatti, sottolinea Scaglione, «ammettendo che – e per realismo bisogna dirselo – quando i russi manifestano disponibilità lo facciano perché ci credono e non solo per una questione di rispetto nei confronti del Papa, per non bruciare tutti i ponti».
Imperativo il cessate il fuoco
«Il conflitto – evidenzia il giornalista – mette a rischio la pace mondiale. E di fronte a un pericolo che riguarda tutti, l’autorità del Papa è quella più indicata per un discorso totalmente super partes. Senza rinnegare le ragioni dell’aggredito rispetto all’aggressore, ragioni che per altro il Papa ha sempre difeso e messo in chiaro in tutti questi mesi. La pace non può passare come una pialla su queste differenze. ma oggi l’arresto del conflitto, il cessate-il-fuoco è un’esigenza imperativa».
«La guerra rischia di andare avanti ancora a lungo e comunque non avrà né vinti né vincitori», la convinzione del giornalista, che auspica una rapida fine di «un massacro insensato». «Dopo 8 mesi, i russi hanno raddoppiato il territorio controllato ma stanno perdendo un sacco di uomini e mezzi; gli ucraini hanno perso territorio e comunque anche loro stanno perdendo uomini e mezzi; tutto l’Occidente è implicato nel conflitto e più si va avanti più aumentano i Paesi del mondo che vengono coinvolti, basti pensare all’Iran con la questione dei droni. Oggi la prima cosa da fare è fermare le ostilità, senza questo non si va da nessuna parte», conclude Scaglione.