La direttrice dell’Osservatorio sul debito privato e prorettrice dell’Università: «Il rischio crescente è che una fetta di popolazione sempre più ampia si ritrovi in una condizione di incapacità di soddisfacimento dei bisogni»

Di Maria Elisabetta Gramolini
Agensir

usura

Chiunque uscirà vincitore dal giudizio elettorale avrà di fronte una lunga lista di priorità, tutte imprescindibili. Si va dal caro energia all’inflazione galoppante, passando per un’economia azzoppata da due anni di pandemia e uno scenario internazionale surriscaldato dalla guerra alle porte dell’Europa. Ma nell’elenco andrebbe inserito anche il rischio che migliaia di persone fragili possano cadere nelle mani della criminalità organizzata. Per Antonella Sciarrone Alibrandi, direttrice dell’Osservatorio sul debito privato e prorettrice dell’Università Cattolica, il pericolo che le persone indebitate si rivolgano al giro dell’usura andrebbe affrontato subito puntando sulla prevenzione e sulla rete del credito legale.

Professoressa, i vincitori delle elezioni che scenario hanno di fronte?
Il rincaro delle bollette e delle materie prime è un problema enorme. Inoltre ha ricominciato a crescere il costo del denaro insieme all’inflazione. Tutto ciò rappresenta un quadro congiunturale peggiorato, caratterizzato da una grandissima instabilità. Questi segnali colpiscono tutti ma in misura maggiore coloro che hanno modeste entrate fisse come i pensionati e i piccoli imprenditori che subiscono due volte il rincaro delle bollette. Il rischio crescente è che una fetta di popolazione sempre più ampia si ritrovi in una condizione di incapacità di soddisfacimento dei bisogni. Questo preoccupa perché incide sul pericolo del sovraindebitamento che è un tema fondamentale su cui bisognerebbe interrogarsi di più. Oggi più che mai è importante assicurare accesso al credito ma chi eroga il credito, cioè le banche e le finanziarie, deve valutare con attenzione il soggetto che ha di fronte, cercando di capire se sarà in grado di far fronte ai debiti che sta contraendo oppure no.

Nel frattempo la Bce ha aumentato i tassi che comporteranno un aumento del costo del denaro. Questo non complica la situazione?
Le principali banche centrali hanno deciso dopo tanto tempo di aumentare i tassi. Si tratta indubbiamente di un ulteriore elemento di complicazione. La situazione in cui il Paese si trova in questo momento richiede molto impegno. Per evitare il rischio di un diffuso sovraindebitamento, in questo periodo, ci vuole attenzione a erogare nuovo credito in modo oculato e sostenibile. Ma è anche fondamentale aiutare chi è già indebitato e incorre in un peggioramento della propria situazione a gestire le nuove difficoltà: bisogna educare a usare bene gli strumenti anche normativi che già esistono e riguardano la gestione del sovraindebitamento, vale a dire, delle soluzioni concordate, che danno più tempo ai debitori ma allo stesso tempo ai creditori offrono la sicurezza di essere ripagati.

Chi non riceve liquidità dalle banche si rivolge poi alla criminalità organizzata?
Questo è il principale problema. Bisogna fare di più su questo aspetto perché, in periodi come questi, in cui tante persone che non sarebbero state classificate come vulnerabili dal punto di vista socio-economico si ritrovano in gravi difficoltà, il rischio fortissimo è che si faccia largo il crimine. Negli ultimi anni, la criminalità organizzata presta denaro all’inizio senza interessi per poi farsi cedere, quando in seguito il debitore non sarà in grado di restituire il prestito, la proprietà di un bene o la co-titolarità dell’azienda. Sono meccanismi diversi rispetto al passato, con cui la criminalità avvolge con un abbraccio mortale le persone in difficoltà. Su questa situazione bisogna intervenire senza indugio. È una sfida di fronte alla quale chi governerà non potrà tirarsi indietro. Metterei fra le prime priorità del nuovo governo un intervento serio per prevenire che le persone indebitate si rivolgano alla criminalità che pratica l’usura. Una volta che la criminalità si allarga, contrastarla diventa molto difficile.

Se la ramificazione della criminalità si allarga in questo modo il problema non è più solo sociale, ma anche culturale?
Bisognerebbe educare di più le persone a distinguere ciò per cui vale la pena indebitarsi. Per evitare che l’indebitamento non corrisponda alla propria situazione reddituale e patrimoniale, occorre che sia fatta una maggiore prevenzione tramite una educazione sul debito. Si parla spesso della necessità di fare educazione finanziaria ma questa non dovrebbe essere limitata alla conoscenza del significato di alcuni termini economico-finanziari ma allargata alla consapevolezza della propria condizione economico-finanziaria presente e prospettica.

La cronaca degli ultimi giorni riporta già dei numeri impressionanti: si contano oltre 200 mila pensioni pignorate…
Il dato è molto significativo perché il pignoramento della pensione è l’esito dell’inadempimento di debiti assunti in precedenza. Data questa situazione e per fronteggiare la crescita del costo della vita, siamo stati fra i sostenitori di una modifica normativa che ha innalzato la quota di pensione non pignorabile. La misura è stata da poco introdotta grazie a un emendamento al decreto aiuti bis che alza da 700 a mille euro la soglia sotto la quale non si può pignorare la pensione.

L’Osservatorio sul debito privato è nato da poco, che obiettivi ha?
L’Osservatorio ha una prospettiva ampia. Ci siamo resi conto che negli ultimi anni in Italia è cresciuto il numero di persone che, per svariate ragioni, assumono debiti in maniera superiore alle possibilità di restituzione. La crescita di indebitamento privato è un fenomeno rischioso a livello sociale perché in molti casi degenera in sovraindebitamento e in una spirale che può portare all’usura. Perciò, l’Università Cattolica ha voluto istituire un Osservatorio con competenze multidisciplinari che possa essere un centro di riferimento in questo campo e un interlocutore per le istituzioni.

 

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