Aumenta il numero di chi chiede aiuti alimentari in parrocchia, ma l’emergenza nasce su altri fronti, come precisa Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, artefice dopo Expo di iniziative di recupero delle eccedenze
di Francesco
CHIAVARINI
Con Milano Food City che si concluderà l’11 maggio, il capoluogo lombardo torna a essere la capitale del cibo. Nel fitto programma di incontri, dibattiti, appuntamenti, mercoledì 3 maggio Caritas Ambrosiana – insieme a Banco Alimentare e Pane Quotidiano – è stata protagonista della serata inaugurale All for Food «Più siamo più doniamo», un’iniziativa di solidarietà e partecipazione organizzata dalla Fondazione Feltrinelli per ridistribuire alle persone in difficoltà 7 tonnellate di generi alimentari donate dalle aziende sponsor che, secondo lo spirito della manifestazione, hanno convertito in solidarietà il peso totalizzato dalle persone salite sulle bilance. Un gesto simbolico servito a riportare al centro dell’attenzione il tema del diritto al cibo.
Secondo i dati di Caritas Ambrosiana, rispetto al 2008 (primo anno della lunga crisi economica), il numero delle persone che chiedono aiuti alimentari nelle parrocchie è aumentato del 30%, arrivando a toccare una quota complessiva stimabile intorno a 30 mila domande annue. «Si sbaglierebbe, tuttavia, se si scambiasse questo incremento come indice di un’emergenza alimentare – ha precisato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, intervenendo alla manifestazione -. La domanda di alimenti nasconde in realtà un bisogno di reddito: poiché alcuni costi sono difficilmente comprimibili (come le bollette delle utenze energetiche, le rate di un debito o di un mutuo, l’affitto), le famiglie si vedono costrette a risparmiare su altre voci come l’istruzione, la salute e anche il cibo, con conseguenze sul lungo periodo che possono essere gravi, specie naturalmente per i bambini che si trovano così a non avere una dieta alimentare adeguata in un momento cruciale per la crescita».
«Poiché il problema è la mancanza di un reddito adeguato, a causa di disoccupazione o lavori precari, intermittenti, sottopagati, va innanzitutto aggredito questo tema da chi può farlo, cioè le istituzioni pubbliche con scelte politiche coerenti. Le istituzioni benefiche, invece, quando giustamente distribuiscono beni alimentari, cerchino di farlo sempre all’interno di percorsi di emancipazione sociale. Come fortunatamente, almeno a Milano, in gran parte avviene», ha spiegato il direttore di Caritas Ambrosiana.
Proprio la crescita costante delle persone che si rivolgono alle parrocchie in cerca di aiuti alimentari causata dalla crisi economica e dal parallelo arretramento del sistema di protezione sociale ha indotto Caritas Ambrosiana a sperimentare forme innovative e integrative di approvvigionamento e distribuzione degli aiuti alimentari.
In occasione di Expo Milano 2015, Caritas Ambrosiana ha dato vita a un sistema di recupero stabile che oggi consente di portare le eccedenze alimentari dai luoghi dove esse sono prodotte alla tavola di chi si trova in stato di bisogno, all’interno di percorsi integrati di promozione sociale.
Grazie all’accordo con alcuni importanti aziende della grande distribuzione, produttori, imprese della ristorazione, i Mercati Generali di Milano, Caritas Ambrosiana recupera all’anno 1.600 tonnellate di cibo destinato a essere buttato e le ridistribuisce direttamente a nuclei familiari intercettati e accompagnati lungo processi di riabilitazione, attraverso una capillare rete di servizi sul territorio che si occupa di sostegno al reddito, casa, ricerca attiva del lavoro.
Le eccedenze alimentari vengono raccolte, trasformate e rimesse nel circuito della solidarietà attraverso il Refettorio Ambrosiano (una mensa solidale), gli Empori della Solidarietà (supermercati dove si acquista senza denaro ma con una tessera a punti) di Cesano Boscone, Varese e Garbagnate, i pacchi viveri dei centri di ascolto parrocchiali. I beneficiari, oltre a ricevere gli aiuti alimentari, sono sostenuti a trovare o ritrovare l’autonomia economica.
Inoltre il sistema creato da Caritas Ambrosiana, accorciando la filiera del recupero e distribuzione delle eccedenze, consente di salvare dallo spreco anche i cibi freschi, più facilmente deperibili. Grazie a questo circolo virtuoso ogni settimana in media è possibile recuperare, trattare e ridistribuire 2 quintali di merce solo di frutta e verdura.