Il direttore Luciano Gualzetti sottolinea l’impegno degli operatori, attivi nell’area fin dal 2016, e raccomanda: «Investire su politiche sociali basate su adeguate politiche dell’abitare pubblico»
di Paolo
BRIVIO
Gli operatori dell’Area Rom di Caritas Ambrosiana sono presenti in via Bolla dal 2016. Vi sono arrivati al seguito di alcune famiglie, trasferitesi negli alloggi pubblici sfitti da diversi campi abusivi. Oggi seguono tra 15 e 20 famiglie, Rom rumeni e bosniaci. Parlare di “famiglie”, in questo caso, significa peraltro fare riferimento a nuclei allargati, soprattutto se bosniaci.
L’intervento degli operatori Caritas (in collaborazione con altri soggetti non profit) cerca sempre di attivare i destinatari, lavorando con loro su diritti e doveri in diversi ambiti: regolarizzazione dei documenti; iscrizione e frequenza dei bambini a scuola; salute e accompagnamenti sanitari; salute riproduttiva e igiene infantile; presentazione di domande per la casa popolare per chi ne ha i requisiti, al fine di superare l’illegittimità delle occupazioni.
«I nostri operatori possono raccontare storie positive di integrazione – avverte Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Il cui svolgimento ci conferma nella convinzione che la disponibilità di una casa, prima di tanti altri fattori, costituisce lo snodo positivo dei percorsi di inclusione e integrazione. Bisogna investire su politiche sociali incardinate su adeguate politiche dell’abitare pubblico. Nel caso specifico, l’intervento sull’intera stecca di via Bolla può e deve avere doverose finalità di ripristino della legalità. Ma se ci si limiterà allo sgombero, senza aprire percorsi alternativi di inserimento abitativo e accompagnamento sociale, si rischia di disperdere le famiglie in nuove occupazioni, senza interrompere l’irregolarità, per alcune di esse, peraltro, ampiamente ridottasi».
Leggi anche: