Durante l'assemblea in corso a Roma, le prime dichiarazioni del neopresidente, che ha ringraziato il Papa, i vescovi e i suoi predecessori, parlando di collegialità e sinodalità

di Maria Michela Nicolais
Agensir

Il cardinale Matteo Zuppi (foto Siciliani / Gennari / Sir)
Il cardinale Matteo Zuppi (foto Siciliani / Gennari / Sir)

«Vivere in obbedienza del primato, nella collegialità e nella sinodalità. Sono queste le tre dinamiche che mi accompagnano e di cui mi sento tanto responsabile». Lo ha detto il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, nella sua prima dichiarazione alla stampa dopo la nomina di papa Francesco che, all’interno della terna proposta dai vescovi, lo ha scelto come guida della Chiesa italiana (leggi qui). «C’è stata un’accelerazione improvvisa molto rapida – ha esordito il cardinale, durante la 76ma Assemblea generale in corso a Roma fino al 27 maggio -. Per prima cosa devo dire grazie al Papa e ai Vescovi. Al Papa, perché nella terna indicata dai Vescovi mi ha indicato, mi ha scelto, e ai Vescovi perché mi hanno indicato nella terna. Questa fiducia del Papa, che presiede nella carità col suo primato, e della collegialità insieme alla sinodalità, è la Chiesa».

Pandemia, guerra e Sinodo

Poi il cenno al «momento che stiamo vivendo, sia in Italia, in Europa e nel mondo, sia come Chiesa: due cose strettamente unite». «La pandemia da Covid 19 – ha proseguito – ha rivelato le nostre fragilità e le nostre debolezze, con tutte le domande che ha aperto, le consapevolezze e le dissennatezze che ha provocato». Alla pandemia, «si è aggiunta la guerra, che con tanta insistenza papa Francesco aveva indicato e ricordato nella Fratelli tutti, con i temi legati alla guerra – per esempio il nucleare – e che in queste settimane e in questi mesi terribili sta coinvolgendo tutto il mondo, non facendoci dimenticare i pezzi delle altre guerre, che sono anch’esse guerre mondiali».

È in questo contesto, ha spiegato Zuppi, che «si colloca il cammino della Chiesa italiana verso il Sinodo generale e sulla sinodalità e che continuerà, per la Chiesa italiana, come cammino sinodale, coinvolgendo tutte le sue componenti pe poi arrivare a delle decisioni». Un cammino sinodale, ha sottolineato il Presidente della Cei, «che continua con l’ascolto: una Chiesa che ascolta, e l’ascolto ferisce. Quando la Chiesa ascolta, fa sua la sofferenza». Alla comunità ecclesiale, secondo Zuppi, spetta il compito di «capire come essere madre vicina e come incontrare i tanti compagni di strada di questo viaggio», tramite un’azione di «sostegno, vicinanza e sinodalità».

I predecessori

Nella seconda parte della sua dichiarazione, il cardinale ha ringraziato i suoi predecessori, a partire dal cardinale Poma, Arcivescovo di Bologna, «che per primo ha guidato la Cei e ha vissuto un periodo di grande cambiamento: lo ricordo con tanta riconoscenza». Poi il cardinale Poletti, che «è stato il vescovo nei mei primi anni di sacerdozio e che, con grande coraggio, diede alla Comunità di Sant’Egidio la chiesa di Sant’Egidio, dando fiducia a questo gruppo di ragazzi». Di Poletti, Zuppi ha ricordato inoltre il «coraggio sinodale» di indire il Convegno su carità e giustizia del 1974, «che ha rappresentato per la Chiesa di Roma un grande momento sinodale, di grande coinvolgimento di tutti e di grande responsabilità dei laici». Citando i cardinali Ruini e Bagnasco, Zuppi ha rivelato: «Li ho chiamati tutti e due poco fa chiedendogli udienza e ringraziandoli per la loro sapienza, la loro storia, ed esprimendo riconoscenza». Infine, il «grazie» al cardinale Bassetti, «che in questi anni con tanta paternità e amicizia ha guidato la Chiesa italiana, creando tanta fraternità di cui anche io ho beneficiato».

«A Bologna, dopo il Padreterno e qualche volta anche prima – ha concluso il cardinale citando la diocesi di cui è a capo – c’è la Madonna di San Luca. È già scesa, domani ci sarà la benedizione nella piazza: non potrò essere presente, ma chiedo alla Madonna di San Luca e a Maria madre della Chiesa di accompagnarmi e di accompagnarci in questo cammino che comincia per me come presidente, ma è un cammino di tutta la Chiesa italiana».

L’appello ai giornalisti

«Oggi, per la prima volta – il riferimento all’Assemblea dei vescovi in corso a Roma – c’erano tanti referenti e tanti laici: è un pezzo di sinodalità che mi incoraggia. Nelle tante sfide che deve affrontare con tanti compagni di viaggio, consapevoli o non consapevoli, la Chiesa farà risplendere l’amore di Dio di cui il mondo ha tanto bisogno».

«Siate anche voi clementi e misericordiosi con me in futuro – l’appello rivolto ai giornalisti -. È un auspicio, sempre con la chiarezza e l’immediatezza di persone che camminano assieme. Voi avete il compito di doverlo raccontare con quella vicinanza che è indispensabile al vostro mestiere e anche al nostro: non si cammina da soli. Voi aiutate tanti a capire le scelte della Chiesa, che possono sembrare così distanti, incomprensibili, ma in realtà è la Chiesa che cammina in quella che è la missione di sempre: una Chiesa che parla a tutti e vuole raggiungere il cuore di tutti».

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