«Non si è mai sicuri escludendo l’altro. La convivenza invece è generativa»: così il Presidente della Cei all’Incontro interreligioso in corso a Roma
di Maria Chiara
BIAGIONI
Agensir
«Ci sono tante tentazioni che spingono a pensare la sicurezza come esclusione dell’altro. In realtà non si è mai sicuri, escludendo l’altro. I muri non garantiscono anzi complicano la sicurezza. La convivenza invece è generativa». È un appello a un Mediterraneo di incontro quello lanciato oggi dai relatori che hanno preso parte oggi a Roma al Forum «Mediterraneo, il mare plurale», organizzato nell’ambito dell’incontro interreligioso della Comunità di Sant’Egidio. Un coro unanime ad abbattere i muri, a fronteggiare le «sirene politiche» che inneggiano alla sicurezza e alla divisione, a farsi prossimi delle sofferenze e dei dolori che attraversano non solo le acque ma anche i popoli delle terre che si affacciano sul «Mare Nostro».
Umanesimo e umanità
«Il Mediterraneo – ha detto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – è da sempre un luogo di convivenza, necessariamente di mediazione. E c’è un grido che sale dal Mediterraneo che non dobbiamo dimenticare, un grido che dice: salvami! La pace comincia nel salvare la vita e la speranza. Se muore la speranza, muore anche la persona». Nel suo intervento, Zuppi parla di migrazione: «Deve essere affrontata non tanto in termini di sicurezza, ma in termini innanzitutto di umanesimo e umanità – dice -. Dobbiamo ancora liberarci dalla tentazione di vivere soltanto con la paura. Lasciamo questo al passato e cerchiamo – ed è questa una responsabilità di tutta l’Europa – un approccio che non sia solo non di sicurezza ma di visione, di futuro e fare del Mediterraneo il laboratorio dell’incontro».
«Non c’è futuro senza accoglienza e l’accoglienza è sempre legata alla convivenza. Chi accoglie, sa convivere, chi non accoglie resta solo – avverte Zuppi -. La pace ha bisogno di dialogo, di costruire ponti e abbattere tanti muri. Qualche volta sembra strano dialogare. Per alcuni è ingenuo o addirittura pericoloso, ma è strano non farlo perché altrimenti crescono i pregiudizi e non si può rispettare ciò che non si conosce. Proprio per questo dobbiamo imparare a dialogare. Il Mediterraneo deve essere una cerniera e non un muro perché solo vincendo le paure, si può trovare il proprio futuro».