Il significato di un servizio che non si limita a dare del tempo, ma offre luce a situazioni buie, al centro del convegno online organizzato dal Servizio diocesano per la Pastorale della salute. Saluto dell'Arcivescovo

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«La vita è bella, non perché tu hai ma perché tu dai» è il tema del convegno che il Servizio diocesano per la Pastorale della salute organizza giovedì 15 aprile, dalle 16 alle 19, in streaming sulla piattaforma Microsoft Teams (per partecipare inviare la richiesta a sanita@diocesi.milano.it), rivolto ad associazioni di volontariato, assistenti spirituali, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, responsabili di Comunità pastorali; responsabili decanali per la Pastorale della Salute e persone interessate alla tematica.

«La vita è bella». Chi mai l’ha detto? Solo un pazzo può affermarlo. Eppure è una necessità. La vita va, in qualche modo almeno, accolta per essere vissuta. Allora, per quelli che la vita è uno schifo, rabbiosi per come è andata e per come sta andando!? Non si sa. Ma non si può vivere nella gabbia del rancore e dell’insoddisfazione. Sarebbe la negazione del mistero della vita con i molti e colorati frammenti di luce.

Compito del volontario è dire ma, se possibile e ne è capace, ancor più testimoniare che la vita va vissuta con coraggio e orgoglio. Nella sua complessa dignità e nel grande mare dei diversi campi in cui opera. Il volontariato è sempre esistito. Con la legge quadro del 1991 ha acquisito il diritto di presenza, negli ambiti della vita civile sociale politica, ad affermare il valore aggiunto della gratuità. Non così scontato come la disponibilità di cuore. Basti allungare lo sguardo nelle istituzioni, ospedali, aeroporti, stazioni, scuole, mezzi e luoghi pubblici, nelle stesse famiglie dove prevale l’affermazione delle proprie libertà individuali, dove ha il sopravvento il ruolo, la difesa dei propri diritti. Il volontario invece dovrebbe mediare tra diritto e dovere. La dissennata pretesa del proprio diritto può generare pigrizia, superficialità, insoddisfazione.

L’Arcivescovo nella lettera pastorale di inizio anno a questo proposito suggerisce un esempio inattaccabile: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: /egli, pur essendo nella condizione di Dio, /non ritenne un privilegio /l’essere come Dio, /ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, /diventando simile agli uomini» (Fil 2,5-7). È la strada maestra per il riscatto di un volontariato autentico che non si limita a dare del tempo, ma offre luminosità a situazioni buie.

 

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