Redazione

Testimonianza di Osvaldo Songini

Reduce da un recente campo-scuola in Val di Fassa con i ragazzi delle medie e delle superiori del Collegio San Carlo di Milano, ho appena iniziato la prima settimana di scuola con le ansie e la trepidazione di sempre. Quei ragazzi e quei giovani che qualche giorno fa ho visto camminare sui monti, cantare, sorridere, gioire, pregare insieme, sono tornati sui banchi di scuola e noi dietro la cattedra a ricominciare l’avventura educativa di un nuovo anno scolastico.

Da molto tempo ogni volta mi domando: come posso donare la mia testimonianza di amore nei confronti di alunni, genitori, colleghi in modo da non tradire una vocazione professionale che vuole essere cristianamente ispirata e orientata? Provo a proporre qualche risposta a partire dal vissuto di questi anni.

Gli alunni sono affascinati dalla competenza. Quando l’insegnante conosce bene la sua disciplina è molto rispettato, cercato, ascoltato. Sa suscitare e ispirare orientamenti di vita e offre spunti di approfondimento i cui risultati, se non si colgono al momento, riemergono successivamente , a riprova della bontà del seme gettato.

Lo sforzo che mi viene richiesto dall’affascinante mondo della scuola è senz’altro quello di vivere in pienezza la mia vocazione di uomo e di cristiano e di gestire la complessa rete di relazioni che in essa si determina con una cordialità educativa che conviva con il rigore didattico e l’autorevolezza necessari.

Anche le famiglie esprimono un forte bisogno di dialogo educativo e chiedono alla scuola direttamente o indirettamente un concreto aiuto a educare i figli. Molte ore vengono dedicate all’ascolto dei genitori, non sempre semplicemente assecondati, ma anche contrastati, spesso richiesti di un contributo critico ma anche altrettanto invitati a una maggiore assunzione di responsabilità. Puoi resistere alle forti tensioni che tutto ciò comporta se è forte e robusta la passione educativa , non soggetta agli sbalzi di umore o alle mode dei tempi.

Cerchiamo sempre di non far mancare ai giovani e ai ragazzi, cittadini di domani, una formazione sociale seria e graffiante magari partendo da comportamenti semplici e quotidiani come tenere pulita l’aula e gli ambienti, imparare a ringraziare chi lavora e vive intorno a noi, maturare una vocazione al servizio e al senso del dovere. Anche la proposta cristiana è offerta agli alunni integra e al contempo rispettosa della libertà, dei tempi di accoglienza e delle sensibilità e culture diverse.

Ogni giorno circa milletrecento tra bambini, ragazzi, giovani varcano la soglia della mia scuola. Ogni giorno sono qui ad attendere che qualcosa accada, che qualcosa accenda il loro entusiasmo e la loro speranza. Ma tutto questo nella scuola può avvenire grazie a quel potente mezzo che è rappresentato dalla cultura e dai saperi. Non è solo in gioco ovviamente la trasmissione di conoscenze ma anche di quella saggezza di vita che ha attraversato e illuminato tutta la storia dell’umanità.

Mentre scrivo questi pensieri sono riunito con lo staff educativo del Collegio a discutere con i superiori e gli educatori proprio su come riuscire a trasmettere agli studenti le grandi linee guida della nostra proposta educativa: educazione alla verità, alla libertà responsabile, alla solidarietà effettiva. Mentre parliamo, ciascuno apportando il suo prezioso contributo di idee e di proposte, rifletto sul fatto che ogni anno siamo qui a porci gli stessi tremendi quesiti con la stessa passione e la stessa preoccupazione di non esserne all’altezza.

Forse già in queste disposizioni dei nostri sentimenti, più che nelle strategie operative, è leggibile un amore per le nuove generazioni e un’umile testimonianza di carità cristiana sempre bisognosa di sostegno e di incoraggiamento.

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