«Siamo veramente inorriditi e profondamente rattristati per quanto accaduto nella diocesi di Ondo»: così monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale, all’indomani dell’attacco alla chiesa di San Francesco Saverio a Owo

di Patrizia CAIFFA
Agensir

Foto AFP / Sir
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«La Nigeria ha bisogno di aiuto. La violenza nei confronti della Chiesa sta diventando intollerabile». A lanciare un appello è monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale regionale dell’Africa Occidentale, all’indomani dell’attacco alla chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, nella Nigeria sudoccidentale. I fedeli stavano uscendo dalla messa di mezzogiorno dopo aver celebrato la Pentecoste. Uomini armati hanno fatto irruzione lanciando candelotti di dinamite, poi hanno aperto il fuoco contro i fedeli uccidendone almeno 20 e ferendo molti altri in modo grave. L’attacco è durato circa 15 minuti, durante i quali non c’è stato alcun intervento delle forze di sicurezza.

Monsignor Kaigama ha subito chiamato al telefono il vescovo di Ondo, monsignor Jude Ayodeji Arogundade: «È molto triste e preoccupato per la situazione», ha riferito l’arcivescovo di Abuja. È ancora incerto il numero delle vittime: ufficialmente sono 21, ma i media nigeriani riportano cifre intorno alle 50/100 persone. In diverse zone della Nigeria la Chiesa cattolica è presa di mira: due preti sono ancora nelle mani dei rapitori nella zona di Kaduna e giorni fa il vescovo di Sokoto Mathew Hassan Kukah ha ricevuto minacce dopo aver denunciato il linciaggio di una studentessa cristiana per presunta blasfemia. L’Arcivescovo di Abuja chiede alla comunità internazionale di aiutarli e al governo della Nigeria di «assumersi la responsabilità» di proteggere i cattolici.

Qual è la reazione della Chiesa in Nigeria dopo l’attacco di ieri?
Siamo veramente inorriditi e profondamente rattristati per quanto accaduto nella diocesi di Ondo. Sappiamo che ci sono attività criminali nel territorio, sulle strade e nella foresta, ma mai avremmo pensato che sarebbero arrivati così vicino alle case, che avrebbero seguito le persone fino in chiesa e ucciso in maniera così disumana. Stiamo tutti soffrendo. Siamo inorriditi dal livello di violenza raggiunto, non si era ancora arrivati fino a questo punto. Sono già accaduti altri fatti cruenti, come alcuni nostri preti aggrediti e rapiti a Kaduna e quanto accaduto a Sokoto, ma mai fino a questo punto.

Quali sono, secondo lei, le ragioni dell’attacco e chi potrebbero essere i responsabili. Qualcuno nomina i pastori Fulani…
Al momento non possiamo sapere chi sono i responsabili, possiamo solo fare delle supposizioni. Sappiamo che in passato ci sono stati attacchi da parte dei pastori Fulani. Ci sono state aggressioni criminali, rapimenti, sono stati attaccati villaggi, mandrie, uccise persone, ma non sappiamo chi ci sia dietro. Ma prima tutto questo accadeva quando si era in strada o in zone non sicure. Ora accade anche in chiesa mentre la gente sta pregando. Noi non abbiamo offeso nessuno, ma non ci sentiamo al sicuro. Il governo nazionale dovrebbe assumersi la responsabilità di proteggerci, garantire la sicurezza e porre fine definitivamente alle violenze. Il governo nazionale dispone di forze armate, di forze di polizia e può controllare tutto. Deve essere capace di proattività per prevenire queste violenze. Siamo già in periodo di campagna elettorale per le elezioni del prossimo anno, abbiamo tanti problemi. Anche molti studenti non vanno a scuola da mesi per uno sciopero degli insegnanti. Il nostro è un appello a non dimenticare le sofferenze delle persone e a fare qualcosa di concreto.

Chiede quindi al governo di fare di più per la sicurezza dei cattolici?
Esatto, per la sicurezza dei cattolici in tutta la Nigeria. Tanti settori della società si stanno lamentando, non solo noi. Penso che la Chiesa sia stata attaccata perché siamo abbastanza critici riguardo a problemi sociali, politici, economici, chiediamo una buona moralità e siamo anche visibili e credibili. La Chiesa è diffusa in tutto il mondo e se accade qualcosa a Ondo o a Kaduna, se ne parla ovunque. Forse c’è interesse a distruggere la voce della Chiesa perché non sia così attiva. Ma non ci facciamo intimidire.

Quali notizie le arrivano dalla diocesi di Ondo? Ha cifre esatte sul numero di vittime?
I numeri non sono sicuri. Ho parlato ieri con il vescovo di Ondo Jude Ayodeji Arogundade e ha detto che le vittime sono state portate a casa o negli ospedali. Stiamo cercando di raccogliere informazioni, ma qui in Nigeria è difficile avere informazioni reali. Il numero può essere molto più alto di 21, i media nigeriani parlano di 50/100 vittime, ma sono tutti numeri da verificare.

Cosa le ha detto il vescovo di Ondo?
È molto triste e preoccupato per la situazione. Ho provato oggi a richiamarlo diverse volte, ma non riesco a prendere la linea, tutti lo stanno cercando.

Vuole fare un appello alla comunità internazionale?
La comunità internazionale ci aiuti. Non è giusto che attacchi così violenti diventino normali. La comunità internazionale ha le competenze tecniche e gli strumenti per assicurare la sicurezza. Chiedo che non si aspetti ancora per aiutarci. Perché quando rapiscono un americano tutti si attivano e invece un vescovo non può uscire a fare una passeggiata da solo senza rischiare di essere rapito o ucciso? Penso che la comunità internazionale abbia i mezzi per scovare i criminali. La Nigeria ha bisogno di aiuto. La violenza nei confronti della Chiesa sta diventando intollerabile.

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