Un contesto difficile dove è preziosa la presenza delle Discepole del Vangelo, invitate dal parroco di Sant’Anselmo, e dove l'Arcivescovo è stato recentemente in visita
di Claudio
URBANO
Ci sono realtà alle quali è bene avvicinarsi in punta di piedi. Perché, in un contesto difficile, il rischio che anche una presenza di speranza si trasformi in una sfilata è troppo alto. Eppure, durante la sua visita pastorale al Decanato di Baggio, non solo l’Arcivescovo è stato in via Quarti, ma «la parrocchia è in via Quarti e via Quarti è nella parrocchia»: lo sottolineano Sara, Michela e Vania, le Discepole del Vangelo che – secondo la spiritualità di Charles de Foucauld – dal 2020 hanno scelto di abitare in uno dei 450 appartamenti delle sette torri Aler, in questo angolo di Baggio che, spiegano, più facilmente porta chi lo abita alla chiusura e alla sfiducia. Affacciarsi sul verde del Parco delle Cave non aiuta, dato che l’isolamento è anche un fatto geografico: benché sia a poche decine di metri dalle altre case, questo grande complesso di edilizia pubblica sorge nell’ultima propaggine del quartiere, in fondo a una strada cieca. Ci sarebbero poche ragioni, dunque, per arrivare fin qui, se non ci si abita. Così, tra i costanti cumuli di rifiuti e l’alto tasso di occupazioni abusive, è facile guardare con diffidenza chi arriva da fuori.
Un tavolo e un gazebo
Portare una presenza di Chiesa è stata una sfida per don Giuseppe Nichetti, parroco di Sant’Anselmo, la parte più recente di Baggio. È stato lui a “invitare” qui le Discepole del Vangelo. Poi c’è stata l’occasione del progetto di Caritas Ambrosiana «Parrocchie e periferia», pensato per favorire la relazione con le realtà più ai margini della città. «Abbiamo iniziato con un tavolo e un gazebo, per rendere visibile la presenza della parrocchia», spiega don Giuseppe. La gente si è avvicinata e sono nate così alcune iniziative concrete: ogni mercoledì pomeriggio arriva un ambulatorio mobile dei Medici Volontari per fornire farmaci, ma anche un’occasione di educazione sanitaria, a chi non ha il medico di base. E due giorni a settimana nello “spazio 0-99” (così è stato ribattezzato un locale al piano terreno aperto a tutte le età) ci si trova per leggere e ascoltare insieme brevi storie per adulti. È un pretesto per incontrarsi, per creare occasioni di relazione. Ma lo spazio è amato soprattutto dai bambini, forse anch’essi attratti dalle storie, o anche solo per il lungo divano su cui possono giocare.
I bambini come portavoce
E sono proprio i bambini i primi ad essersi avvicinati all’Arcivescovo, che qui è arrivato a piedi, dopo le altre tappe nel quartiere. «Lo hanno riconosciuto per la sua veste rossa», raccontano le religiose, che con i bambini avevano preparato uno striscione, “Benvenuto vescovo Mario”, e due plastici per raccontare a monsignor Delpini la realtà di via Quarti. Dove, sottolineano, «la fiducia va conquistata con pazienza, ma ciò non vuol dire che manchi l’attenzione. Spesso sono gli stessi abitanti, se sanno di qualcuno che è solo, a chiederci di andarlo a trovare». E anche i bambini hanno fatto da portavoce, dopo aver incontrato un ospite certamente insolito: «Sappiamo che in molti casi sono stati loro a raccontare in famiglia dell’incontro con l’Arcivescovo. E molti, anche se non si sono mossi per incontrarlo, hanno seguito la visita dai balconi, o stando dietro le quinte, dall’androne. Sono piccoli segni da cogliere con spirito evangelico», aggiungono.
Monsignor Delpini ha spiegato di essere venuto come un fratello tra fratelli, per portare la presenza e la speranza del Signore. E ha esortato tutti a dare il proprio contributo perché via Quarti sia un posto bello e degno di essere vissuto.