Redazione

Il piccolo motel della Diocesi è in un villaggio. Ci sono circa 20 case in muratura e poi le tradizionali capanne, ma c’è la corrente elettrica che serve anche per il casco nel “salone di bellezza” dove si curano in modo particolare i capelli ricci delle ragazze. La moda domina anche qui, con i capelli stirati, colorati a strisce, treccine più o meno attorcigliate, con le pareti del barber shop tappezzato delle foto di dive americane o sudafricane.

Sotto la veranda dello stesso negozio un sarto è impegnato con la sua macchina da cucire – elettrica naturalmente – a confezionare un vestito nuovo all’ultima moda. Al di là della strada ci sono altri negozi con tanta tanta merce e il variopinto mercato con bancarelle sparse qua e là in attesa che si completi il mercato al coperto in muratura.

Ultima Messa nella sala da pranzo, regalini ai figli del cuoco e poi di nuovo in volo per tornare in città, lasciando gli elefanti sotto gli alberi a gustarsi l’ombra del mezzogiorno. Stavolta voliamo con due famiglie indiane perché la zona qui è da sempre in mano a queste famiglie asiatiche impegnate nel piccolo commercio.

E’ tempo di accettare l’invito del delegato del Papa e mi devo mettere in ordine, anche con la giacca, per la cena in Nunziatura, perché c’è un ospite speciale: Monsignor Emanuel Milingo, tornato per un mese nella sua Diocesi. 

Mons. Milingo è stato mio Arcivescovo dal 1974 al 1982 (foto in alto). In Italia l’ho incontrato quattro volte, ma è tutta un’altra cosa ritrovarsi qui come “vecchi amici”, se così posso dire, con rispetto. Metto a confronto due nostre foto a trent’anni di distanza: siamo sempre noi, il sorriso ci accomuna e ora anche i capelli bianchi. Attorno al tavolo siamo in otto: tre Vescovi, tre sacerdoti, una suora e una signora, la nipote.
Lingua dominante l’inglese, ma ci scappa anche qualche parola in italiano. Tutto un incrocio di domande e di ricordi per l’uno o per l’altro, in clima di vera cordialità e di festa: Monsignor Milingo è tornato per i suoi 75 anni che dimostra nel volto ma non certo nella sua vivacità e voglia di sognare e fare.

Monsignor Medardo apre i discorsi d’augurio con ricordi dei primi anni di seminario (nel 1943!) con la comune passione per la musica. La risposta di Monsignor Milingo si esprime cantando per noi, in modo dolcissimo, un’Ave Maria in ciniangia, opera da lui scritta non con le note europee, ma con una speciale tecnica “ad onde”.

Il Nunzio Monsignor Antonini, delicato e squisito padrone di casa, c’invita a visitare la sua cappella privata con lo splendore di dipinti africani attorno al tabernacolo e affreschi di santi, tra cui spicca la canossiana Bakhita. E’ sera tardi davvero quando Monsignor Milingo lascia la Nunziatura felice anche per il “prestito” del pastorale e della mitra, per poter celebrare sabato 20 agosto il suo compleanno tra le suore “Figlie del Redentore” dal lui fondate: erano solo 4 nel 1974 e ora sono 53.

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