Nadia De Munari, vicentina cinquantenne attiva nell’Operazione Mato Grosso, è morta in ospedale dopo essere stata aggredita nel sonno. L’Arcivescovo di Lima: «Sono sconvolto, mi unisco nel dolore»
«Sono sconvolto per quello che è accaduto a questa donna così nobile, non posso ancora concepire come sia potuto accadere un assassinio come questo. In questo momento, ricordo la mia visita a Vicenza, dove ero stato a trovare don Francesco Strazzari. Mi unisco nel dolore alla terra vicentina e al vostro Paese». Arriva da Lima, capitale del Perù, al Sir, la dichiarazione dell’arcivescovo Carlos Castillo Mattasoglio, che commenta così la drammatica morte di Nadia De Munari, la missionaria laica vicentina morta a cinquant’anni in un ospedale di Lima sabato scorso, dopo essere stata aggredita e ferita molto gravemente, durante il sonno, a Nuevo Chimbote, popoloso centro a sud di Chimbote, nella regione centro-settentrionale di Ancash. Qui era responsabile del centro “Mamma mia”, che opera a favore di minori bisognosi, e seguiva sei asili e una scuola elementare nell’ambito dell’attività dell’Operazione Mato Grosso, il movimento missionario fondato dal salesiano don Ugo De Censi.
Originaria di Schio, Nadia De Munari viveva in Perù da ben 26 anni. L’aggressione, le cui cause sono ancora tutte da accertare, è avvenuta in modo efferato e inspiegabile, anche considerando il bene che tutti volevano alla missionaria. Le sue condizioni erano subito apparse gravi, ed era stata trasferita nella capitale, nel tentativo di salvarle la vita, sottoponendola a un delicato intervento chirurgico. Le indagini sono in corso. Inizialmente si è ipotizzato che si sia trattato di una rapina. In alcune interviste rilasciate ieri, la cugina Katia De Munari, vicesindaca di Schio, ha affermato di non credere a questa versione, e ha chiesto giustizia.
«Il vescovo, l’intera diocesi di Vicenza e tutti i missionari e le missionarie vicentine nel mondo si stringono al dolore della famiglia De Munari, agli amici dell’Omg e alla comunità cristiana di Giavenale, quartiere di Schio, per la perdita dell’amata Nadia», si legge sul sito della diocesi di Vicenza, rendendo noto il cordoglio del vescovo, monsignor Beniamino Pizziol.
Sulla morte di Nadia De Munari è intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che sul proprio profilo Facebook ha scritto: «È davvero una notizia terribile. La mia vicinanza ai familiari e alla comunità che Nadia dirigeva con tanta generosità, entusiasmo e passione».
«In tante ci consideriamo sue figlie»
Così la ricorda da Bogotá (Colombia) Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani e vicentino di Valdagno: «Nadia De Munari partì per la missione in Ecuador nel 1994 e dal 1995 si trasferì in Perù, operando come missionaria laica nell’Operazione Mato Grosso, fondata dal salesiano don Ugo De Censi, che fu benedetto da papa Francesco, durante la visita del 2018 in Perù, pochi mesi prima della sua morte. Nadia seguiva 500 bambini poveri degli asili delle baraccopoli di Nuevo Chimbote. La conobbi nel 1992, nei campi di lavoro Omg nel vicentino, in collaborazione con la diocesi di Vicenza. Ricordo che parlammo del martirio e della scelta di fede di Giulio Rocca, ucciso dalla guerriglia di Sendero Luminoso nel 1991. Nadia viene uccisa per la stessa scelta d’amore e fede per i poveri di Giulio e di padre Daniele Badiali, ucciso nel 1997, nelle Ande peruviane. È il volto missionario dell’impegno della diocesi vicentina».
Testimonianze arrivano al Sir anche da Nuevo Chimbote. Ita Guerrero riconosce in Nadia una madre che l’ha accolta in casa famiglia. E dice affranta: «È tanto dolore quello che proviamo per quanto è accaduto. In tante ci consideriamo “figlie” di Nadia. Ha donato tutta la sua giovinezza, è arrivata a 24 anni, alla missione di padre Ugo De Censi. Tutto quello che ha fatto è aiutare i poveri. Le persone di Nuevo Chimbote dovrebbero essere grate per questo aiuto, aiutare con le indagini su questo crimine, in modo che questo grande male non continui».
Aggiunge Azucena Beltrán Cisneros, amica di Nadia a Nuevo Chimbote, rivolgendosi idealmente alla missionaria: «Cara Nadia, cara combattente per l’educazione dei nostri figli, hai insegnato che la semplicità e l’umiltà e la solidarietà nascono dal cuore quando le sai coltivare. Riposa in pace».